“… Un intreccio di fili perpendicolari. Il tessuto è questo. Ma la qualità dei fili e il modo in cui si incrociano sul telaio è un mondo vasto e affascinante, scandito da tecniche precise e operazioni calibrate nei minimi particolari.
Fibre e filati. I fili naturali che si utilizzano per fare i tessuti provengono dal regno vegetale e da quello animale. Fibre di lino, cotone, canapa, juta e rafia sono presenti nei fusti o intorno ai semi delle relative piante. Lana, pelo, seta e bisso si ricavano rispettivamente da varie specie di mammiferi, insetti e molluschi. Poi è necessaria la filatura, una serie di operazioni in cui le fibre vengono districate, ordinate e sottoposte a torsione, in modo da ottenere lunghi cordoni più o meno sottili: i fili.
Orditi e trame. L’ordito è l’insieme dei fili verticali teso sul telaio. La trama è data dai fili orizzontali che, mediante l’operazione della tessitura, passano tra i fili dell’ordito per costituire i vari tipi di tessuti. Il modo in cui ordito e trama si intrecciano viene chiamato armatura. Sono molti i tipi di armature. Il più semplice è la tela, in cui il telaio alza tutti i fili di ordito dispari al passaggio dei fili di trama dispari e ripete la stessa operazione con i fili di ordito e di trama pari. Il risultato è un tessuto identico su entrambi i lati. Man mano che l’intreccio si complica, nascono i tessuti piccolo operati, come le saie, caratterizzate da nervature oblique che forniscono i tanti tipi di stoffe spinate e gli operati o composti, come la garza, il nido d’ape e tutta la varietà di tessuti di cui ci serviamo per una vasta gamma di applicazioni.
Buratto. È un tessuto di puro lino a trama larga. L’armatura è una garza, che forma un fondo rado adatto ai ricami a fili contati. Il termine deriva dal latino bura, grossa tela, e anche nei secoli passati indicava una rete più o meno fitta a seconda della destinazione come setaccio, vaglio per le farine oppure, se realizzato con filati più fini, come base per i ricami ad ago. Il “Burato, libro de ricami” è il titolo di uno dei più antichi libri di modelli da ricamo, datato alla fine del XV secolo.
Fiamma di Perugia. Una gloria della città capoluogo dell’Umbria. Un tessuto realizzato grazie a una tecnica segreta e complicatissima. Tanto difficile da essere copiato, sotto forma di ricamo, per l’impossibilità di comprenderne e replicarne la tessitura. L’arte dei “tappeti a fiamma”, tessuti con un grosso filo di seta, di lana o anche di seta e lana insieme, risale al Medioevo e ai prosperi commerci di Perugia con l’Oriente. Rinacque negli ultimi anni dell’Ottocento. Il disegno riecheggia la fiamma: lembi di fuoco o punte di sega sovrapposte, lunghi e strani zig zag dai colori risplendenti e dalle sfumature degradanti nell’intensità e nei toni.
Spolinato. La tecnica di tessitura affonda le sue radici nell’antica Roma. Il pregiato tessuto rustico si realizza sul bisso, il lino più sottile. Nel corso della lavorazione il tessitore interrompe il lavoro e grazie a una piccola spola passa un filo tra i sottilissimi orditi, in una zona ristretta della stoffa. Così, tessendo, si realizza al tempo stesso un ricamo. Per 20 centimetri di tessuto occorrono quasi 8 ore di lavoro.
Tela Francescana. Chiamata anche Tela Assisi, è un tessuto di lino nei colori naturale o écru, che risponde a precise caratteristiche di regolarità, perché è utilizzata per ricami a fili contati, in cui la tessitura deve essere visibile e numerabile. Ogni centimetro quadrato di Tela Francescana conta quindi lo stesso numero di fili, sia per la trama che per l’ordito, che hanno anche uguale spessore. Così, il motivo può essere ricamato direttamente sul tessuto, senza la necessità di tracciare il disegno.
Tessuti in canapa. Fibra tessile molto versatile, la canapa viene utilizzata da sola o insieme ad altre fibre per confezionare tessuti. Nel Panno Bianco, con lino o cotone, forma manufatti resistenti utilizzati per la biancheria da casa e il corredo. Nel Quadriè, l’ordito di canapa si intreccia con una trama in lana: l’armatura e le diverse tinte utilizzate creano stoffe a righe o quadri, allegre e resistenti. Nei Tessuti Paesani, la canapa è accostata alla lana per confezionare calde coperte.
Tovaglie Perugine. Sono tessute con ordito e trama di lino bianco ad armatura semplice o piccolo operata, come la diamantina o occhio di pernice. Gli ornati, ottenuti con trame supplementari di cotone bambagioso o misto lino, tinti di blu con indaco o guado, si concentrano sui lati minori in fasce orizzontali, con una legatura a saia. I decori si sono andati complicando nel corso dei secoli da semplici elementi geometrici a disegni fito-zoo-antropomorfi, sistemati in ordinate teorie.
Tulle. È un tessuto che può essere realizzato con differenti materiali, che ne determinano le caratteristiche e la “mano”, morbida o rigida. I filati generalmente sono molto sottili e ritorti, in cotone o seta. L’armatura è una garza a giro inglese, che si ottiene usando un particolare telaio con una montatura che prevede l’uso di apposite maglie. Nelle garze a giro inglese alcuni fili compiono movimenti sinuosi, a cavallo di altri. Ne risulta un intreccio rarefatto con fori ottagonali, solido, resistente e duraturo.”
TRATTO DALLA PUBBLICAZIONE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI PERUGIA, “UMBRIA DELLE MIE TRAME. Tessuti, merletti e ricami: gli itinerari dell’alto artigianato artistico”, testi a cura di Federico Fioravanti