LE FIGURE NEI TESSUTI PERUGINI

“Negli inconfondibili “tessuti perugini” veniva rappresentato un vastissimo repertorio di figure. Disegni geometrici,architettonici, vegetali e zoomorfi. Segni e simboli sia religiosi che profani, discendenza araldica e spesso ispirati alla cavalleresca “età cortese”. Così cervi, grifi rampanti o in procinto di camminare, pavoni, falchi, lepri, lupi, leonesse, draghi e sirene venivano tessuti insieme a teorie di castelli e fontane, tralci di vite fruttati o altre piante e immagini nelle quali, di continuo, veniva evocata Perugia con la sua straordinaria Fontana Maggiore da poco costruita ma subito assurta a simbolo dell’identità cittadina, oppure Porta Sant’Angelo e anche l’insegna di Porta Eburnea, con l’elefante capace di sostenere una torre. Alcune tovaglie, ora conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria e appartenute alla collezione privata di Mariano Rocchi, presentano motivi decorativi molto particolari: quasi delle figure raddoppiate, come se le immagini fossero riflesse sull’acqua. Oppure con le lettere invertite, dove, ad esempio, la parola Amore si legge “Eroma”. Nei manufatti destinati agli altari ricorre, in infinite varianti, il disegno, intervallato da rosette ad otto petali, degli uccellini, già presente nei bassorilievi delle tombe etrusche. La lepre dell’innocenza, che arriva dalla tradizione mediorientale, è inseguita da un lupo lussurioso. E il cervo che nell’iconografia cristiana rappresenta la virtù, si abbevera alla fonte della saggezza o si accosta dolcemente all’albero della vita, come pure fanno, in alcuni casi,delle leonesse accosciate. In alcune tovaglie, ritrovate in Valnerina, appare anche la figura del caprone, con le corna avvolte a spirale. È sorprendente l’analogia degli antichi tessuti umbri con i “taleth”, gli scialli rituali ebraici bianchi a strisce blu. Di certo, le tovaglie percorsero anche le lunghissime strade delle Crociate.Lo testimoniano le rustiche bisacce confezionate dai tanti cavalieri che dall’Europa si mettevano in cammino alla volta del Santo Sepolcro.”

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Umbria delle mie Trame” testi a cura di Federico Fioravanti 

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