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L’UMBRIA DELLO ZAFFERANO

Una vocazione, quella della terra umbra per questa nobile spezia, tanto preziosa quanto apprezzata, che è rifiorita, con rinnovato e vivace entusiasmo, in questi ultimi anni, attingendo con saggezza alle esperienze di un passato importante, come fosse un patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione.

Un lavoro in cui l’elemento umano è esclusivo: dalla preparazione del terreno, alla scelta dei bulbi fino al momento della sfioratura e del confezionamento del prodotto finale.

Le pagine di questo opuscolo, oltre che soddisfare curiosità su origini, peculiarità ed utilizzi, antichi ed attuali, dello zafferano, ci raccontano delle terre che lo ospitano e delle persone che ne hanno cura: una coltura ricca di fascino che più di nessun ‘altra sa esaltare il concetto di una agricoltura di qualità invece che di quantità. 

Qui è possibile scaricare il volume completo L’Umbria dello zafferano

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TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO

Dosi per 8 persone:

500 g di mascarpone
4 uova
8 cucchiai di zucchero
2 caffettiere di caffè per 4 persone ciascuna
savoiardi
cacao amaro in polvere
2 cucchiai di latte
2 bustine di zafferano

Separare i tuorli dagli albumi e metterli in due diverse ciotole.
Montare i tuorli con lo zucchero. Sciogliere nel latte caldo lo zafferano e aggiungerlo alla crema.
Montare a neve gli albumi.
Incorporare alla crema il mascarpone, aggiungendo, con movimenti dal basso verso l’alto,  gli albumi a neve.
Zuccherare il caffè freddo ed inzupparvi i biscotti, disponendoli a strati su una pirofila.
Ricoprire ogni strato di biscotti con la crema fino a completamento degli ingredienti.
Spolverizzare l’ultimo strato con il cacao in polvere e trasferire in frigorifero per almeno 3 ore.

castagne

Castagne

Le castagne umbre appartengono prevalentemente alla qualità del marrone ed in molte zone dell’Umbria, la loro raccolta costituisce una sorta di rituale, e questo spiega perché, nonostante sia un prodotto di nicchia, rivesta tanta importanza in questi territori.

Negli antichi scritti, si rinvengono molte notizie su alcuni prodotti umbri pregiati, come lo zafferano, il tartufo, ma nulla si dice riguardo al marrone, nonostante le sue ottime qualita’ organolettiche e la finezza della pasta.

La tradizione contadina tramandava come la pianta del castagno dovesse essere considerata l’albero del pane, in quanto rappresentava una fonte di approvvigionamento e di materie prime altrimenti difficilmente reperibili. Infatti nelle famiglie contadine la produzione di castagne, insieme al pascolo ed alla raccolta a terra dei frutti, garantivano loro un’ autosufficienza alimentare ed economica.

zafferano

zafferano

Lo zafferano era molto diffuso tra i popoli antichi. Questa spezia dall’aroma unico ed inebriante aveva diversi significati, simboleggiava l’amore infelice in ricordo del mito del giovane Crocos innamorato della ninfa Smilax ed evocava simboli opposti. Il suo uso era vario: veniva usato per colorare le vesti, per preparare unguenti e profumi, per tingere le bende delle mummie egiziane. L’uso dello zafferano anche in cucina si fa risalire all’epoca medievale e rinascimentale, quando cominciò ad essere utilizzato per colorare ed aromatizzare i cibi. Esso infatti conferisce al cibo un gusto ed un aroma particolarmente intenso, oltre al caratteristico colore giallo ocra. La produzione di zafferano in Umbria è testimoniata a partire dal XIII secolo, Castel della Pieve (Città della Pieve) era considerata la zona di produzione maggiormente rilevante, mentre la Valnerina inizia ad essere menzionata da fonti storiche dal XV secolo. Nel XVI secolo Cascia si impose come uno dei centri più attivi nel commercio di questa spezia, adoperata principalmente per l’uso tintorio e poi per quello farmaceutico e cosmetico. Nel Seicento si assiste invece al progressivo abbandono della coltura e solo da pochi anni è stato possibile registrare un rinnovato interesse per la sua coltivazione. In particolare negli ultimi anni un gruppo di coltivatori ha reintrodotto la zafferano in Valnerina ed in alcuni comuni della dorsale Appenninica tra Gualdo Tadino e Spoleto, dando l’avvio alla creazione di nuovi consorzi di produttori.