“Il ricco mercante Bernardone, volle chiamare suo figlio Francesco in onore della Francia, il paese dalla lingua musicale dal quale importava stoffe preziose e dove volle anche trovare moglie.
Nei primi anni del XIII secolo, nella sua bottega di Assisi, affollata di lavoranti, quei tessuti venivano cuciti con maestria, prima di fare il percorso inverso per essere venduti, dopo estenuanti viaggi a cavallo, nelle fiere e nei mercati della Champagne.
La grande e vicina Perugia aveva già trentamila abitanti e una fiorente attività tessile. Come Foligno e la popolosa Orvieto del Duecento.
Le Crociate aprivano nuovi, avventurosi percorsi. Sulla via della fede fiorivano anche gli scambi. E la lana, il lino, la canapa e la seta avvicinavano mondi diversi.
La lana proveniva dagli allevamenti di ovini nell’appennino umbro marchigiano e dalla Valnerina. Oppure veniva importata, già filata dall’Inghilterra.
Dal Trecento in poi, con la crescita della domanda, si aprirono nuovi mercati in Francia, Spagna e Portogallo.
La canapa era coltivata soprattutto nell’area spoletina, in quella folignate, intorno a Perugia e nell’Altotevere.
Fin dal Quattrocento le tele di Bevagna erano conosciute in tutta Europa: erano fini e bianche come il lino ma anche robuste. Servivano per il cordame e per gli usi più svariati.”
TRATTO DALLA PUBBLICAZIONE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI PERUGIA, “UMBRIA DELLE MIE TRAME. Tessuti, merletti e ricami: gli itinerari dell’alto artigianato artistico”, testi a cura di Federico Fioravanti