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Il museo del tartufo di Scheggino: vanghetti, bollitori e alambicchi

Lo strumento per eccellenza del cavatore è il vanghetto, ne esistono di antiche e di varie fogge, che pur rispettando la forma, che permette appunto di scavare senza rovinare i pregiati tuberi e il loro habitat, cambiano a seconda dell’epoca, denunciando l’antichità del mestiere. Ma tra i reperti d’antan più interessanti esposti al Museo del Tartufo di Scheggino ci sono quelli legati agli esordi dell’industria conserviera legata al tartufo. Strumentazioni ne macchinari che in alcuni casi risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, agli anni dell’esordio anche in Umbria di pratiche in uso in Europa già agli inizi del diciannovesimo secolo. Un martelletto che, arroventato, è capace di sigillare ermeticamente le scatolette di tartufo conservato, oggi ci fa sorridere con nostalgia, oltre cento anni fa era guardato con aspettativa e meraviglia. E ancora catini per la raccolta e il lavaggio, contenitori per la bollitura dei tartufi e la loro sterilizzazione, le prime confezioni che hanno accompagnato, custodendone l’integrità all’interno e promuovendone il messaggio all’esterno, le prime confezioni di tartufo conservato che hanno viaggiato per il mondo. Oggetti preziosi dal punto di vista della cultura materiale che hanno una storia anche in provincia di Perugia. Il museo del tartufo, ancora in fase di allestimento, ospita la storia della tartuficoltura locale e della conservazione dei tuberi, avviata proprio a Scheggino dalla famiglia Urbani. Un’altra storia di pionierismo industriale umbro. Documenti, poesie, libri, ricette, fotografie, attrezzature storiche lunghe un secolo: questo e molto altro si può trovare all’interno del museo.

Negli spazi del museo ci sono anche le prime macchine da scrivere utilizzate, le fatture scritte a mano, le pagine di giornali internazionali che raccontano del tartufo e di Scheggino. Il tutto accompagnato dalle sagome di chi quella storia, che ha condizionato la vita di interi paesi della Valnerina, l’ha vissuta da protagonista, ma anche da strumenti audiovisivi che ci riportano nel mondo di oggi, all’evoluzione della tartuficoltura e delle tecniche di conservazione.

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Black / White – Di quale tartufo sei? Ricette e Consigli

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Non solo Laterizio e Terrecotte, ma anche tanti fischietti!

 

Il ruolo di Marsciano quale principale centro umbro di produzione del laterizio ha determinato la creazione del Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte “Enzo Briziarelli” inaugurato nel 2004, che documenta la produzione secolare di laterizi e terrecotte dal XVI al XX secolo e rappresenta un momento molto importante di costruzione dell’identità della città. Il museo, il cui nucleo centrale è costituito da Palazzo Pietromarchi, si snoda attraverso un percorso che prevede la visita di più luoghi e edifici situati nel territorio
comunale: le antenne museali di Compignano e Spina, le antiche fornaci restaurate di Compignano e San Fortunato e l’ex Fabbrica di
piastrelle delle fornaci Briziarelli.
La creazione delle antenne museali rappresenta un percorso dinamico, originale ed innovativo, sui luoghi della civiltà contadina, artigianale e industriale del marscianese, che assicura uno stretto legame con l’intero territorio, con le sue storie e le tradizioni.
All’interno di Palazzo Pietromarchi è possibile ammirare: un corredo tombale etrusco risalente al IV sec. a. C., rinvenuto a Villanova nel 1987, terrecotte etrusco-romane, terrecotte architettoniche, terrecotte invetriate, laterizi realizzati sia in maniera industriale che artigianale ed una serie di grandi orci. Le terrecotte esposte all’interno del museo sono suddivise per aree tematiche e illustrano alcuni aspetti della vita rurale e contadina.
Potrai visitare la Sala del Camino in cui si propone la ricostruzione di un desco rurale ottocentesco con terrecotte da cucina e da tavola; la Galleria degli Orci con orci da olio e da vino di produzione ottocentesca; la Sala delle Pignatte con terrecotte “da fuoco” per la cucina; la sala delle Brocche con terrecotte “da acqua” per uso domestico e, da ultimo, la Bottega del vasaio che riproduce un’antica officina di terrecotte.
La sezione dedicata ai laterizi presenta la produzione e l’uso dei laterizi dall’antichità ai giorni nostri, dal punto di vista delle tecniche, delle abilità professionali e degli strumenti della produzione. L’esposizione si articola nelle seguenti aree tematiche: il materiale e le tecniche in età classica e i laterizi romani; la produzione preindustriale e industriale dei laterizi; le terrecotte architettoniche.
La terracotta è la protagonista anche della mostra di scultura allestita all’interno di palazzo Pietromarchi dell’artista marscianese Antonio
Ranocchia, noto in tutto il mondo per le sue sculture principalmente in terracotta, realizzate con i polpastrelli delle mani. In una sala attigua è ospitata una mostra di fischietti in terracotta, un’originale collezione privata di fischietti provenienti da tutto il mondo donata al museo da un privato, unica nel suo genere per qualità e quantità. Intorno al mondo dei fischietti l’Amministrazione Comunale ha ideato un “Concorso internazionale biennale del fischietto in terracotta tradizionale e d’arte”.
Il percorso secondo cui è organizzato il museo ci porta ad uscire dal bel palazzo nobiliare trecentesco per andare a visitare le altre realtà diffuse sul territorio. Rimanendo nella città di Marsciano si può visitare “La Ceramica”, l’ex fabbrica di piastrelle delle Fornaci Briziarelli dove a partire dagli anni ‘20 sino agli anni ‘40 è stata realizzata la produzione di terrecotte artistiche ed architettoniche.
Per conoscere più da vicino gli altri luoghi dove venivano realizzate con metodo preindustriale le produzioni di laterizi e di terrecotte puoi recarti a San Fortunato e a Compignano (a circa 12 km. da Marsciano) per visitare le antiche fornaci, ben ristrutturate, risalenti al ‘700 ed utilizzate sino agli anni ‘50 del secolo scorso da fornaciai della zona. Le rievocazioni delle produzioni sono rese possibili dalla
presenza ancora sul posto di alcuni anziani fornaciai che conservano vive nella loro memoria le tecniche e i metodi di produzione artigianale.
Entrambe le fornaci, distanti una dall’altra circa 4-5 km, sono liberamente accessibili e gratuite. Presso l’antenna museale di Compignano è disponibile, inoltre, un laboratorio dove, su prenotazione, potrai cimentarti anche tu nella manipolazione
delle terrecotte utilizzando le varie tecniche di lavorazione.
L’antenna museale “Rossana Ciliani” (a 13 km. da Marsciano), ubicata all’interno dell’antico castello di Spina, costituisce un’altra tappa del percorso museale dove potrai visitare un interessante centro di documentazione di antichi mestieri relativi alla produzione del vino, alla lavorazione tradizionale del ferro, all’attività delle antiche fornaci e ad altre produzioni che caratterizzavano la vita contadina e l’economia del posto (per informazionitel. 075-8741152).

TRATTO DA ABITARE IL TERRITORIO volume 1

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Un intero museo dedicato alla ceramica

Per gli appassionati della ceramica, una tappa obbligata è certamente il Museo Regionale della Ceramica. Il percorso museale è costituito da 14 sale espositive con oltre 7.000 opere, distribuito su tre piani, al quale va aggiunto l’immenso spazio destinato ai depositi che conservano oltre 5.000 maioliche e collezioni di ceramica contemporanea, accessibili al pubblico e debitamente attrezzate per attività di studio.
Al piano terreno si accede a sale “open” dove sono sistemate mostre temporanee che consentono al visitatore di cogliere, a colpo d’occhio, un saggio della sistemazione del Museo e di decidere se proseguire la visita a pagamento. Dalla stessa area si accede alla biblioteca specialistica in storia della ceramica, già ricca di oltre 1.400 volumi. Il percorso si apre con una sala dedicata alla tecnica della ceramica e continua a pian terreno con una sezione dedicata alla ceramica arcaica ed alla storia della ceramica di Deruta. La sezione archeologica, che  riunisce oggetti di provenienza varia e spesso ignota, offre un significativo panorama dei
principali tipi di vasellame prodotti in Grecia e in Italia in epoca antica. Notevoli sono alcuni vasi di fabbricazione etrusca; fra le produzioni romane si segnala la “sigillata italica”, il tipico vasellame da mensa della prima età imperiale. La produzione locale medioevale è testimoniata da brocche e catini del XIV sec. Di maggiore ricchezza decorativa sono le ceramiche databili fra
il XV ed il XVII sec. Sono esposti elementi non realizzati per uso comune, come piatti da pompa recanti stemmi nobiliari o ritratti di belle donne rinascimentali, decorati con la tecnica
del lustro, coppe amatorie, gamelii, ballate, impagliate, oggetti per la tavola, alzate,
saliere, boccali e brocche. Durante il percorso vengono proposte alcune aree tematiche,
come la sezione dei pavimenti, delle targhe votive, nonché la ricostruzione di un’antica farmacia. Particolare attenzione al secondo piano è dedicata al collezionismo, con la parte finale del percorso destinata alla “Collezione Magnini”.

Orario di apertura al pubblico:

luglio-settembre: tutti i giorni
10,00-13,00 e 15,30-18,30

aprile-giugno: tutti i giorni
10,30-13,00 e 15,00-18,00

ottobre–marzo: chiuso il martedì
10,30-13,00 e 14,30-17,00

Largo S. Francesco 1,
tel. 075-9711000

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