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Quando a Perugia si coniava il denaro…

L’attività dei cambiatori nel Medioevo è legata principalmente al denaro e, dunque,alla Zecca.

La creazione di una Zecca a Perugia ha conosciuto vicende molto complesse. Sappiamo che tra il XXII e XIII secolo circolavano in città monete coniate soprattutto in zecche toscane come Pisa, Siena e Lucca con un indiscusso primato del denaro lucchese; solo con la metà del Duecento si verifica un declino della moneta lucchese sostituita dagli anconetani e ravennati e da un pluralismo monetario fino ad allora sconosciuto.

Ancora alla metà del secolo si assiste alla diffusione del doppio sistema della moneta grossa e della moneta piccola; della prima fanno parte il fiorino grosso d’argento, ma soprattutto il fiorino e il ducato d’oro. Tali monete sono utilizzate ben oltre i confini della città e in cui vengono coniate: le troviamo anzi soprattutto nel commercio internazionale e nelle transazioni finanziarie più importanti.

A fronte della moneta grossa, la moneta piccola, di cui l’esempio tipico è rappresentato dal denaro, ha densa circolazione, seppur limitata al mercato locale, al piccolo commercio e al pagamento dei salari.

Sarà proprio il denaro la prima unità di moneta coniata dalla Zecca perugina, impiantata da due zecchieri lucchesi che stipulano con il Comune un contratto che nell’immediato non dà i risultati desiderati; solo con il trecento, grazie sempre a zecchieri e cambiatori toscani, la Zecca entrerà in funzione, anche se non continuativamente, coniando monete grosse d’argento e monete parve ovvero il denaro coni suoi multipli (il quattrino e il sestino).

Le due monete hanno diversa fortuna: il denaro raggiunge una netta prevalenza rispetto ad altre unità forestiere dello stesso conio, mentre la moneta grossa d’argento deve dividere il mercato con monete di altre città e soprattutto con il fiorino che nel Medioevo ed oltre non ha rivali sul mercato dei cambi.

Tratto da Storia illustrata di Perugia di M.Grazia Nico Ottaviani – Camera di Commercio di Perugia