campo coltivato

Zafferano in Umbria….la riscoperta

Dopo un lungo periodo di silenzio, in Umbria si torna a parlare di zafferano. Coltivatori, agronomi, storici si interessarono con emozione e curiosità allo zafferano e alla possibilità di reintrodurlo nella regione.

Dopo prime indagini maturate in campo universitario nei primi decenni del secolo scorso, alla fine degli anni ’90 era pronto il primo piano di coltivazione, il Dipartimento di Arboricoltura
aveva messo a punto il campo sperimentale, con il sostegno e la collaborazione di soggetti privati e di strutture pubbliche.

E fu subito amore per questa spezia, la cui coltivazione richiede fatica ma regala grandi emozioni, anche solo per la straordinaria bellezza della fioritura.

Agli inizi del terzo millennio prendevano forma le prime associazioni di produttori e le prime coltivazioni reali.

Ad oggi abbiamo in Umbria sei associazioni di produttori che spaziano dall’area del Lago Trasimeno fino alla Valnerina:

Associazione produttori Zafferano del Ducato

Associazione produttori Zafferano di Spoleto

Associazione Terre d’Arna

Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano Purissimo dell’Umbria

Associazione Zafferano di Gubbio

Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve – Alberto Viganò

 

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

logo zaff gubbio

ASSOCIAZIONE ZAFFERANO DI GUBBIO

“La crescita di un territorio non può che passare per l’approfondimento delle sue più autentiche e originarie vocazioni”.
Con queste parole così semplici, ma allo stesso tempo cariche di significato, alcuni ragazzi, nel maggio del 2013, uniscono la propria passione, dedizione, forza e volontà per costruire insieme qualcosa che si trasforma nel progetto “Associazione Zafferano di Gubbio”.

L’Associazione nasce, infatti, dall’intento di recuperare, valorizzare e far conoscere alla collettività questa antica e pregiata spezia, recuperando, sul filo della memoria, una tradizione produttiva e gastronomica del territorio eugubino, dove da sempre, particolarmente in prossimità dei numerosissimi boschi di querce, crescono spontaneamente alcune specie di Crocus.

L’Associazione intende coniugare e comunicare il valore aggiunto dato dalle peculiarità del prodotto e dal forte legame con le tradizioni culturali del territorio, come si evince da piccoli ma importanti frammenti presenti negli archivi pubblici dove è testimoniato che a Gubbio, fin dal XIV secolo, lo zafferano è stato coltivato e considerato una merce preziosa, all’altezza degli ospiti di più alto rango e prestigio.

La coltivazione è stata ripresa ormai da alcuni anni ed è accertato come l’ottima vocazione del territorio riesca ad offrire un prodotto di notevole qualità, caratteristica avvalorata da un disciplinare di produzione che offre precise garanzie ai consumatori attestando come lo zafferano di Gubbio sia prodotto, trasformato e confezionato con metodi naturali in questo angolo d’Umbria sospeso nel tempo.

L’Associazione lavora con entusiasmo, i soci incoraggiano la creatività di gastronomi tanto che in città è possibile trovare prodotti a base di zafferano come birra, miele, marmellate e composte, cioccolata, cantucci e gelati.

Il marchio dell’Associazione, una stilizzazione dell’episodio in cui San Francesco ammansisce il lupo di Gubbio incastonato nel fiore dello zafferano, coniuga efficacemente “coltura e cultura, passato e futuro”.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

Per informazioni sulla Associazione Zafferano di Gubbio:

Via Tifernate, 204
06024 Gubbio
www.zafferanodigubbio.net     zafferanodigubbio@gmail.com
Facebook Associazione Zafferano di Gubbio

Le ricette proposte dalla Associazione Zafferano di Gubbio:

LEGUMI ALLO ZAFFERANO

SPEZZATINO DI VITELLO AL SUGO DI CIPOLLA E ZAFFERANO

TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO

 

eugubino gualdese

Le torte pasquali nell’Eugubino Gualdese: ricette raccontate e memorie di cucina

Il lettore non si stupisca se non troverà testi uniformi di ricette, così come avviene generalmente in riviste o libri dedicati specializzati. ma abbiamo voluto conservare traccia della memoria della torta di Pasqua in Umbria e, quindi, si è intenzionalmente scelto di trascrivere le ricette esattamente così come sono state raccontate dai testimoni della tradizione oppure tali e quali a come sono state ritrovate nei ricettari, conservati tra le memorie delle famiglie che li hanno messi a disposizione.

In questi appunti, a volte disordinati, pertanto, ci sono parole e forme dialettali, sintassi non ortodosse, così come unità di misura varie e proporzioni non uniformi alle nostre consuetudini.

Chi volesse cimentarsi nel riprodurre queste torte, per semplificare il procedimento, può fare riferimento alle nostre fotoricette, che propongono le ricette base salata e dolce, a cui poi aggiungere vari aromi a gusto personale. In ogni caso, alcune torte sono state provate dall’autrice con il coinvolgimento dell’Associazione Crisalide e, quindi, sono riproposte in una versione più moderna ed al passo con i tempi.

EUGUBINO – GUALDESE

Fossato di Vico
dal ricettario di Marcello Bianchini

Torta dolce
Ingredienti: 4 uova; 100 g di pasta madre già sciolta nel latte tiepido; 30 centilitri di latte; 300 g di zucchero; 200 g di uvetta passita fatta rinvenire nel vino; 250 g di canditi rossi e verdi; il succo di un’arancia e la sua scorza grattugiata; 50 g di lardo o strutto; 3 centilitri di Mistrà; 50 g di lievito di birra per facilitare la lievitazione; 500 g circa di farina.
Fate sciogliere il lievito di birra in poco latte tiepido e unitelo alla pasta madre. Impastate la farina con il latte, lo zucchero, lo
strutto, il succo e la scorza grattugiata dell’arancia e le uova, fino a ottenere un composto piuttosto morbido. Lasciate lievitare, impastando due volte.
Aggiungete i canditi e l’uvetta, fatta rinvenire nel vino o nel Mistrà e ben strizzata. Versate in una teglia unta e infarinata, che dovrà essere riempita a metà. Lasciate lievitare in un luogo tiepido e lontano da correnti d’aria fino a quando l’impasto non avrà raggiunto il bordo del recipiente. Fate cuocere in forno statico preriscaldato a 170° C per 45-50 minuti.

Dose per 40 uova, risalente agli anni ’20: un chilo di lievito naturale (già sciolto nel latte tiepido), 3 litri di latte, 3 chili di zucchero, 2 chili di uvetta passita, 2 chili e mezzo di canditi rossi e verdi, 5 arance spremute e 3 grattugiate, mezzo chilo di lardo, 3 bicchieri di Mistrà, (farina q.b.).

Torta al formaggio
Dose per 75 uova: 5 chili di formaggio pecorino, tagliato con formaggio di mucca, 4 litri di latte, lievito di casa 2 kg*, 3 kg di lardo battuto, sale e pepe (farina q.b.).
* Per lievito di casa si intende la pasta madre

Gubbio

Ricetta di Rosina Bei Angeloni, di Selva di Burano
Crescia al formaggio
Ingredienti: 5 uova; 1 cucchiaino di semi d’anice; 25 g di lardo battuto o strutto; farina quanta ne raccoglie (circa 500 g); 50 g di lievito di birra; 15 g di sale; 250 g di pecorino stagionato grattugiato; 100 g di pecorino non stagionato, tagliato a pezzetti piccoli; 100 g di lievito di casa (pasta madre, la Rosina ne aveva sempre).
Fate sciogliere il lievito di birra in un bicchiere d’acqua tiepida, unirlo alla pasta madre fatta rinvenire la sera prima, unite la farina, le uova, il lardo battuto, l’anice e i 250 di pecorino grattugiato. Lavorate fino a quando l’impasto sarà ben amalgamato ma non molto duro, trasferitelo nella teglia unta e infarinata, riempendola per metà, e cospargete la superficie con il pecorino tagliato a pezzetti.
Fate lievitare, in luogo caldo e al riparo da correnti d’aria fino a quando l’impasto non avrà raggiunto il bordo del tegame, ponete in forno preriscaldato a 170°C e fate cuocere per 30-40 minuti.
La Rosina per cuocere la torta utilizzava una teglia di ferro alta 10 centimetri.

 

Sigillo

Ricetta di Giuseppe Pellegrini, forno
Torta al formaggio
Ingredienti: 200 g di parmigiano, 80 g di pecorino, lievito di birra da sciogliere in un bicchiere di latte tiepido, uova battute n. 4, 1 bicchiere di olio e 50 g di strutto, farina q.b., sale, pepe.
Lavorare bene gli ingredienti con un cucchiaio di legno.
Far lievitare in ambiente caldo.

Ricette della trattoria del Lepre
Torta al formaggio
Farina, uova, strutto, sale, pepe, lievito di birra, pecorino romano e parmigiano.

“Ciambellone di massa” (torta dolce)
Uova, uvetta, semi di anice, zucchero, farina, Mistrà, lievito di birra.
Fare la massa la sera prima.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “La Torta di Pasqua in Umbria

tiramis

TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO DI GUBBIO

Ingredienti per 4 persone: 2 uova, 4 cucchiai di zucchero, 0,10 g di zafferano, poco latte, 250 g di mascarpone, una scatola di pavesini, 4 tazzine di caffè, poco zucchero, cacao amaro.

Rompete le uova, mettete da parte le chiare.

In una terrina montate i tuorli con 4 cucchiai di zucchero fino a quando non avrete ottenuto una crema morbida.

Sciogliete lo zafferano in poco latte caldo e aggiungetelo alla crema.

Unite il mascarpone e, lavorando con delicatezza, gli albumi precedentemente montati a neve.

Mescolate con cura.Inzuppate i pavesini nel caffè freddo e zuccherato, disponeteli a strati su una pirofila quindi ricoprite ogni strato con la crema fino a esaurimento degli ingredienti.

Spolverate di cacao amaro l’ultimo strato e riponete in frigo per tre ore prima di servire.

 

Ricetta proposta dall’Associazione Zafferano di Gubbio e contenuta nella pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano” consultabile qui.

spezzatino

SPEZZATINO DI VITELLO AL SUGO DI CIPOLLA E ZAFFERANO

Ingredienti per 4/6 persone:

1 kg di cipolle,

1 spicchio d’aglio,

2-3 foglie di salvia,

1 kg di polpa di vitello tagliata a pezzetti di uguali dimensioni,

1 bicchiere di vino bianco secco, brodo di carne,

30 stimmi di zafferano,

sale,

pepe.

In un tegame fate soffriggere le cipolle con l’aglio e la salvia. Aggiungete lo spezzatino e fatelo rosolare per qualche minuto, e comunque fino a quando i pezzetti di carne non avranno preso colore da tutti i lati. Unite il vino e lasciatelo evaporare. Versate del brodo, salate, pepate, coprite, e fate cuocere lentamente.

A cottura quasi ultimata unite lo zafferano sciolto in poco brodo caldo e aggiustate di sale e di pepe. Servite caldo. Il sugo così ottenuto potrà essere anche usato per condire spaghetti o mezze maniche con una grattugiata di parmigiano.

Ricetta proposta dall’Associazione Zafferano di Gubbio e contenuta nella pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano” consultabile qui.

cavaliere

Un valente cavaliere

 

Vestire i panni di un valente cavaliere medievale, indossare con fierezza elmo, gambali e corazza, impugnare spade affilate e maneggiare balestre poderose…
… immaginarsi di essere il prode Richard Shelton del noto romanzo La Freccia Nera oppure immedesimarsi nel più vicino San Francesco, che agli inizi della sua conversione abbandonò il progetto di diventare cavaliere per impegnarsi nella pacifica strada di Dio… questo e altro possiamo sognare a Gubbio, tra scudi e cotte in maglia, ammirando i lavori artigianali dei riproduttori di armi ed armature medievali. Tali oggetti vengono realizzati con cura e passione per i dettagli storici, dedicando attenzione alla qualità dei materiali e delle rifiniture, come testimoniano, per esempio, i minuti fregi delle impugnature delle spade.

Per gli amanti del Medioevo, quindi, è caldamente consigliato visitare Gubbio, in cui tra i vicoli è possibile fantasticare di incontrare un vero cavaliere, soprattutto nell’ultima settimana di maggio, in occasione del Palio della Balestra, in cui i balestrieri locali, che indossano rigorosamente il costume antico, si scontrano con quelli di San Sepolcro. La manifestazione è arricchita dallo spettacolo degli sbandieratori eugubini e dalla sfilata di un corteo storico per le vie della città.

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Gualdo Tadino e la sua ceramica

Sulla scia della vicina Gubbio, nel ‘500, sebbene si registrino testimonianze precedenti, prende vita a Gualdo Tadino una fiorente produzione ceramica, che si sviluppa nel ‘700 con molteplici raffigurazioni di Madonna con Bambino ed ex voto, ma che trova la sua migliore espressione a fine ‘800, grazie a Paolo Rubboli, con cui collaborò anche il noto pittore indigeno Giuseppe Discepoli, ed Alfredo Santarelli. Rubboli si insediò a Gualdo nel 1875 e riprese la tecnica dei lustri oro e rubino ereditata da Mastro Giorgio. L’eco risorgimentale trova testimonianza anche nelle sue produzioni, per esempio con piatti commemorativi degli eroi del tempo, come Giuseppe Garibaldi. Santarelli, a sua volta, inizialmente prosegue l’opera di Rubboli per poi trovare una sua propria strada, in cui reinterpreta motivi e decori degli stili più disparati, dal medioevo al rinascimento, dall’ispanico – moresco al liberty e al decò. La produzione attuale è ancora connotata dalla tecnica del lustro e dalla testimonianza di questi grandi maestri, a riprova della loro capacità creativa e della loro originalità. Presso la Rocca Flea, infine, nel Museo Civico, è possibile ripercorrere l’avvincente storia della ceramica gualdese.

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Buccheri, ceramica e le brocche della Festa dei Ceri

A Gubbio, le origini della lavorazione ceramica risalgono al Medioevo, con una produzione caratterizzata dal blu cobalto, lo sviluppo, però, avviene tra la fine del ‘400  e gli inizi del ‘500, grazie alla presenza di Mastro Giorgio Andreoli, a cui, per la riconosciuta importanza, sono dedicati alcuni toponimi del centro storico cittadino.  Mastro Giorgio introduce la tecnica del riverbero e del lustro dai colori intensi oro, argento, verde e soprattutto rosso rubino. Nel ‘900, invece, è stato Aldo Ajò a lasciare una sua personalissima impronta nel comparto, con accenti d’avanguardia. Nella seconda metà del XX secolo, poi, si sviluppano lo stile  “fiorato” e la particolare lavorazione di buccheri, di tendenza etrusca, decorati a graffito con smalti policromi ed oro. Per approfondire e gustare con gli occhi il mondo della ceramica, Gubbio propone le Biennali d’Arte della Ceramica e dei lavori in Metallo, fucina di esperienze di artisti a livello nazionale, unitamente all’apposita sezione dedicata all’interno del Museo Comunale.

Una nota legata alla tradizione del posto: in occasione della Festa dei Ceri (15 maggio), al momento dell’alzata in Piazza dei Consoli, ogni Capodieci getta la brocca in ceramica del proprio cero di appartenenza, che si rompe in mille pezzi ed i presenti si contendono i frammenti della brocca stessa, quale ricordo e portafortuna!

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Legno: artigianato senza tempo

Legno e vita. Legno e sapere. Legno e storia.

In Umbria è radicata la tradizione della lavorazione artigianale del legno e dei mobili in stile, quanto i suoi floridi boschi sono ricchi di alberi dal nobile legno, dal noce al frassino, al rovere, al ciliegio, tanto per citarne alcuni.
I nostri artigiani, nel trasformare il legno in oggetti unici, trasmettono il loro sapere e le loro competenze, la lavorazione a mano riesce a comunicare naturalezza del prodotto ed attenzione per le finiture, dando luogo a prodotti diversi, non superficiali ma pieni di significato, di storia e di memoria. Prodotti che non temono di invecchiare, ma che, anzi, grazie al tempo acquistano maggiore fascino e pregio. Esprimono il gusto del vivere e rendono piacevole il loro uso.
I mobili in stile, le cui produzioni sono concentrate soprattutto nell’area dell’Alta Valle del Tevere (Città di Castello, San Giustino, Umbertide) ma presenti anche a Gubbio, Gualdo Tadino e Todi, sono la massima espressione di questo sapere artigianale. Di pregio anche la cosiddetta “arte povera”, ossia la produzione di mobili rustici, più essenziali e lineari rispetto ai più elaborati in stile rinascimentale e barocco. Non si può sottovalutare poi la tradizione dell’arte del restauro, dell’intarsio e dell’ebanisteria.

ceramica

L’ARTE A PORTATA DI MANO

 

L’Arte a portata di mano. In questo modo potremmo definire la ceramica artistica di produzione Umbria, senza dimenticare la maiolica e la più povera terracotta. Oggetti d’uso comune – caraffe, piatti, vasi anche da farmacia, tanto per citarne alcuni – diventano affreschi veri e propri, occasioni per sfoggiare, in casa propria, motivi raffaelleschi, decori minuziosi frutto di mani esperte, ritratti storici, paesaggi senza tempo, colori a volta accesi e contrastanti, altre volte tenui ed armoniosi… Ma non solo, conoscere la nostra ceramica, arte ampiamente diffusa nella nostra terra, equivale a ripercorrere nel tempo la sua affascinante storia e a viaggiare per l’Umbria, raggiungendo le molteplici città in cui viene prodotta. Da Orvieto a  Deruta, da Gubbio a Gualdo Tadino,  da Città di Castello ad Umbertide, da Perugia ad Assisi, è possibile ammirare la maestria dei nostri artigiani, che, pur appartenendo a scuole e correnti differenti, sono accomunati dalla stessa passione e dedizione per la lavorazione dell’argilla, la quale, grazie al loro lavoro, si esprime in pezzi unici, opere destinate a durare nel tempo. Se, alle origini, tali produzioni sono state favorite dalla stessa morfologia geografica, per la presenza di terreni argillosi di buona qualità, di acque fluviali e di boschi quali riserve di legna per le fornaci, attualmente, invece, potremmo dire che la ceramica sia diventata la scelta per molti artigiani di coltivare il bello, tant’è che la tradizione è stata rinnovata con slanci verticali e forme essenziali oltre che con richiami moderni.

Il lento girare del tornio, le mani che modellano l’argilla o che  usano piccoli pennelli per le decorazioni, persone che con la loro arte fanno vivere le proprie botteghe sono le migliori motivazioni per decidersi a percorrere la via della ceramica, non solo attraverso il video qui riportato, ma anche dal vivo. Segnaliamo, dunque, le principali tappe di questo avvincente itinerario.

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