Anche nell’antica Grecia il pane rivestì un ruolo molto importante nell’alimentazione: due secoli prima della nostra era i Greci consumavano più di sessanta varietà di pane e a loro si deve l’istituzione dei primi forni pubblici e delle associazioni di panificatori con precise regole di lavoro.
A Roma l’arte del pane venne introdotta da schiavi greci intorno al II secolo a.C.. Fino ad allora i romani avevano mangiato semplici cereali arrostiti e trasformati in farinata (puls) oppure in una sorta di galletta molto dura. I pistores (fornai) si specializzarono nella preparazione di numerose varietà di pane, dal panis plebeius, ovvero il pane della plebe, spesso fabbricato con i residui della macinatura, al panis palatius, preparato con farina di frumento finemente setacciata e destinato alle tavole dei personaggi di rango.
Al tempo dell’imperatore Augusto i forni attivi nella capitale erano più di trecento, quasi tutti gestiti da Greci, e distinti per la varietà del loro prodotto: dal panis osterearius, adatto ad essere consumato con le ostriche, al panis pepsianus destinato a consumatori con problemi di digestione, da quello furfurens, preparato con i semi di papavero, al panis militares riservato alla guardia pretoriana.
Tra i numerosissimi pani, da non dimenticare il gradilis, la cui denominazione deriva da gradino appunto perché destinato ad essere distribuito al popolo assiepato negli anfiteatri per seguire i giochi.
Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Di forno in forno“