Come la professione del panettiere andò via via consolidandosi, con il trascorrere dei secoli anche l’arte della panificazione si fece sempre più raffinata e diversificata, le ricette sempre più variegate, le forme sempre più inconsuete.
Ad esempio, con l’introduzione in Francia del lievito di birra, portato dai fornai italiani al seguito di Caterina de’ Medici, si creò un vero e proprio dualismo tra il pane piccolo e raffinato lavorato con questo nuovo ingrediente e il pane di campagna confezionato in grandi forme con il lievito madre ad uso del popolo.
In tutta l’età moderna l’approvvigionamento restò tuttavia una delle principali preoccupazioni delle autorità: l’attività dei forni continuò ad essere tenuta sotto rigorosa sorveglianza per evitare frodi sui pesi e sulla composizione dei prodotti. e di quanto il pane fosse vitale lo testimoniano anche le rivolte condotte in suo nome, come il famoso assalto ai forni avvenuto nel 1628 a Milano, di cui ci ha lasciato memoria Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, o la rivolta popolare contro i sovrani di Francia che avrebbe dato il via alla rivoluzione francese.
Anche oggi il pane, anche se alcuni processi di lavorazione si sono meccanizzati e perfezionati, continua ad essere un alimento insostituibile, continua a stare sulle nostre tavole e a raccontarci la sua lunghissima storia.
Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Di forno in forno“