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Buccheri, ceramica e le brocche della Festa dei Ceri

A Gubbio, le origini della lavorazione ceramica risalgono al Medioevo, con una produzione caratterizzata dal blu cobalto, lo sviluppo, però, avviene tra la fine del ‘400  e gli inizi del ‘500, grazie alla presenza di Mastro Giorgio Andreoli, a cui, per la riconosciuta importanza, sono dedicati alcuni toponimi del centro storico cittadino.  Mastro Giorgio introduce la tecnica del riverbero e del lustro dai colori intensi oro, argento, verde e soprattutto rosso rubino. Nel ‘900, invece, è stato Aldo Ajò a lasciare una sua personalissima impronta nel comparto, con accenti d’avanguardia. Nella seconda metà del XX secolo, poi, si sviluppano lo stile  “fiorato” e la particolare lavorazione di buccheri, di tendenza etrusca, decorati a graffito con smalti policromi ed oro. Per approfondire e gustare con gli occhi il mondo della ceramica, Gubbio propone le Biennali d’Arte della Ceramica e dei lavori in Metallo, fucina di esperienze di artisti a livello nazionale, unitamente all’apposita sezione dedicata all’interno del Museo Comunale.

Una nota legata alla tradizione del posto: in occasione della Festa dei Ceri (15 maggio), al momento dell’alzata in Piazza dei Consoli, ogni Capodieci getta la brocca in ceramica del proprio cero di appartenenza, che si rompe in mille pezzi ed i presenti si contendono i frammenti della brocca stessa, quale ricordo e portafortuna!

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Corsa dei Ceri

La Corsa dei Ceri è tra le più antiche manifestazioni folcloristiche italiane. Parlare della storia della Festa dei Ceri non è facile.

È tra le più antiche, se non in assoluto la più remota, manifestazione folcloristica italiana. La Festa ebbe ed ha tuttora un ruolo fondamentale per la comunità eugubina. Sono due le ipotesi sulla sua nascita: una religiosa e l’altra pagana. La prima ipotesi, largamente documentata, presenta la Festa come solenne atto ispirato a devozione degli eugubini al loro Vescovo Ubaldo Baldassini, dal maggio 1160, anno della sua morte. Da allora, ogni 15 maggio, giorno della vigilia del lutto, l’offerta devozionale al Santo Patrono divenne un appuntamento fisso per il popolo eugubino, che avrebbe partecipato, in mistica processione, ad una grande “Luminaria” di candelotti di cera, percorrendo le vie della città fino al Monte Ingino (dove dall’11 settembre 1194 riposa il corpo di S. Ubaldo nell’omonima Basilica). I candelotti di cera, offerti dalle corporazioni di Arti e Mestieri, probabilmente divennero nel tempo tanto consistenti da renderne difficoltoso il trasporto e furono sostituiti verso la fine del ‘500 con tre strutture di legno, agili e moderne, che – più volte ricostruite – sono, nella loro forma originaria, arrivate fino ai nostri giorni. Sono rimasti invariati nel tempo anche la data e quasi la totalità del percorso della festa. La seconda ipotesi, poco documentata, propende per la rievocazione antichissima della festa pagana in onore di Cerere, dea delle messi, arrivando a noi attraverso le glorie comunali e le signorie rinascimentali, il dominio pontificio e le lotte risorgimentali.

LA CORSA
Dopo la benedizione del Vescovo inizia la tanto attesa corsa, fremente, impetuosa, drammatica come poche al mondo. Ceraioli e popolo sono tutt’uno nell’esaltazione di quei primi momenti in cui Capitani, Alfiere e Trombettiere a cavallo precedono al galoppo i Ceri. I Capitani dell’anno precedente danno il “via”. La folla esulta, irrompe in un grido corale, compatto, “Via ch’eccoli”. Si apre la marea colorata, come per incanto, per consentire il passaggio dei Ceri in corsa, ben piantati sulle robuste spalle dei ceraioli.
La corsa si snoda per le strette vie medievali, i Ceri oscillano paurosamente, sfiorando e spesso toccando mura e finestre. Con grande abilità e anni di esperienza i ceraioli si danno il cambio in corsa; riescono a prevenire incidenti gravi, pur scivolando e spesso cadendo soprattutto in caso di pioggia. È una prova di grande forza e abilità quella di far correre il Cero il più possibile in verticale evitando “cadute” e “pendute”. Questa è la vittoria, tenendo conto che non esiste il sorpasso e che i Ceri arrivano in cima al monte nello stesso ordine con cui sono partiti: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. Il percorso che coprono i Ceri in corsa è di circa 4 chilometri e 300 metri, partendo dall’Alzatella fino alla Basilica in cima al Monte.

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