lievito madre

Il lievito madre: origine e curiosità

La pratica della preparazione e dell’uso del lievito naturale sembrerebbe risalire all’antico Egitto in conseguenza di un’inondazione del Nilo. Si tramanda infatti che la farina conservata sulle rive miscelata con l’acqua divenne un impasto: grazie alle adatte condizioni di temperatura, di umidità e dell’ambiente microbico naturale questo impasto divenne terreno di coltura dei microrganismi che, moltiplicandosi, ne alterarono l’aspetto, rigonfiandolo. Per non perdere questa farina “andata a male”, si pensò di recuperarla mescolandola con altra farina: nacque così casualmente la lievitazione con il lievito naturale o lievito madre.

Il pane così ottenuto risultò più gustoso, digeribile e conservabile del pane non lievitato (azzimo), fino ad allora l’unico consumato.

In Grecia la lievitazione naturale degli impasti veniva ottenuta aggiungendo succo d’uva e il pane così ottenuto rappresentava una raffinata ricetta sulle mense delle feste principali.

L’abitudine all’uso dell’orzo fermentato, e quindi della birra, facilitarono l’avvento di questa tecnica: la farina, infatti, veniva impastata con birra chiara o scura. La pratica insegnò che quanto più la birra si presentava torbida, tanto più la pasta si gonfiava.

Nella tradizione contadina il pane veniva preparato in casa e naturalmente solo con il lievito naturale. Ad ogni panificazione, si lasciava un pezzetto di impasto ben avvolto in un canovaccio umido nella madia, sorta di grande cofano di legno rettangolare fornito di coperchio.

La pasta madre era allora fatta solo di farina e acqua. E, naturalmente, per ottenere un lievito sufficientemente forte si aspettava a lungo che casualmente le molte specie di lieviti selvaggi dell’aria e della farina lo “colonizzassero”: e il pane veniva sempre più buono, saporito e ricco, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana perché la pasta madre si arricchiva di lieviti man mano che passava il tempo.

La massaia lo custodiva gelosamente, mantenendolo in vita con periodici “rinfreschi” e anche ridistribuendolo alle famiglie che settimanalmente facevano il pane in casa.

Riscoperto oggi dai panificatori alla ricerca di sapori tradizionali, l’utilizzo del lievito naturale è indispensabile per la preparazione di alcuni tipi di pane tradizionale.

Per provare a fare in casa il lievito madre ti proponiamo una ricetta casalinga

 

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Di forno in forno” 

mela cotogna libera da diritti

COMPOSTA DI MELE COTOGNE ALLA BIRRA E RICOTTA

Ingredienti:

4 mele cotogne, 8 cucchiai di zucchero, la buccia di  1/2 limone, 300 g di ricotta, alcune foglioline di menta, 2 bicchieri di birra rossa umbra artigianale.

 

Tagliate a pezzetti le mele cotogne e ponetele in un tegame.

Aggiungete alle mele cotogne la birra, 4 cucchiai di  zucchero e la buccia intera di mezzo limone, lasciate cuocere fino a quando le mele risulteranno tenere ma non spappolate; a fine cottura aggiungete le foglioline di menta spezzettate.

Mantecate la ricotta con i restanti 4 cucchiai di zucchero.

Servite la composta di mele cotogne con a fianco una quenelle  di ricotta.

 

Ricetta a cura di Silvana Andreani

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ARISTA ALLA BIRRA CON SALVIA E MIELE

 

Ingredienti:

600 g di arista, 1 cucchiaio di miele, 2 bicchieri di birra rossa umbra artigianale, un cucchiaio di aceto, un cucchiaio di senape, olio, aglio, salvia, sale e pepe.

Preparate un trito di aglio e salvia, spalmate l’arista con questo trito al quale avrete aggiunto il miele e l’aceto e lasciatela rosolare in forno per circa 20 minuti, spruzzate poi con la birra e portate a termine la cottura.

A cottura ultimata, a piacere, aggiungete al fondo di cottura un cucchiaio di senape e ponete questa salsa sopra le fettine di arista.

 

Ricetta a cura di Silvana Andreani

tappo-1

MORTADELLA GRIGLIATA CON CARAMELLO ALLA BIRRA

Ingredienti:

4 fette di mortadella tagliata molto spessa, 1 bicchiere di birra bianca umbra artigianale, 60 g di zucchero di canna, un cucchiaio di senape in grani.

 

Ponete in un pentolino la birra e lo zucchero di canna e lasciate cuocere, mescolando ogni tanto, fino a quando estraendo il mestolo il liquido colerà in maniera uniforme.

Lasciate raffreddare il caramello e aggiungete la senape.

Grigliate le fette di mortadella da entrambe le parti.

Tagliate la mortadella a losanghe e colateci sopra il caramello alla birra.

 

A cura di Silvana Andreani

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L’Umbria della Birra – Pubblicazione

Se Umbra è meglio.….di birra artigianale si parla sempre di più e sempre di più sta imponendosi anche come prodotto caratterizzante il nostro territorio.

Ed allora ecco una rassegna di birrifici artigianali che proprio in Umbria nascono e dalle tipicità dell’Umbria prendono spunto per caratterizzarne il gusto.

La pubblicazione “L’Umbria della Birra” è promossa dalla Camera di Commercio di Perugia ed è scaricabile qui L’Umbria della Birra_Web

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Quattro amici al bar con Arcibaldo, in fuga da Petronilla

“Rimanendo sempre in un contesto di cartoons americani, come non ricordare Arcibaldo, marito irascibile della snobbissima Petronilla, che, nelle omonime strisce degli Anni ’20 si ingegnava in tutti i modi per evadere dai vituperati ricevimenti al circolo del golf per concedersi un buon boccale di birra nella fumosa, rassicurante, sala biliardo della sua gioventù con gli amici di sempre? Uno scenario che, sebbene riproposto in chiave più moderna, rispecchia l’habitat ideale del “mitico” Homer Simpson di Matt Groening che, quando non la trangugia in casa, sdraiato comodamente in mutande davanti alla tv, raggiunge la sua bislacca combriccola di amici al Moe’s Bar per una pinta in compagnia.

Senza voler nulla togliere a tanti altri estimatori “a strisce” della bionda bevanda, però, la palma quale miglior bevitore a fumetti di ogni tempo si assegna, e non potrebbe essere altrimenti, all’intramontabile Andy Capp, eroe dei comics d’oltremanica nato dalla fantasia di Reg Smythe che, come la maggioranza dei sudditi di Sua Maestà Britannica, ha uno stomaco capace e, più che per le donne, una vera e propria passione per la birra bionda, rossa, scura che sia. Il suo motto? «Sono le tre, il bar è aperto!».”

Da www.assobirra.it

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Cinghiale e “cervogia”: eccoci nella Gallia guerresca di Obelix

“I fumetti e la birra: un legame davvero imprescindibile se si pensa che tutta la storia di fumetti e cartoni animati, fin dagli albori è stata costellata di numerosi eroi e personaggi irresistibilmente attirati dalla schiumosa bevanda. Si può dire che, proprio per le sue qualità innate di “bevanda universale”, la birra sia davvero la prediletta del regno di Cartoonia e nella dimensione senza tempo del fumetto. E’ di casa, infatti, nell’Età della Pietra di B.C. come nella sonnolenta Springfield dei Simpson, nella Gallia degli “irriducibili” Asterix e Obelix come nel polveroso Far West di Tex Willer, nelle esotiche ambientazioni tipiche del fascinoso Corto Maltese o nella grigia periferia inglese dell’intramontabile Andy Capp.

Cosa sarebbero, infatti, senza la birra, o per dirla alla maniera degli antichi Bretoni “cervogia”, i succulenti banchetti a base di cinghiale con cui Asterix e Obelix (partoriti negli Anni Sessanta dalle fervide chine di Goscinny e Uderzo) festeggiano le vittoriose scorribande contro il Cesare invasore? E potrebbe mai ristorarsi meglio il bonelliano Tex Willer, eroe di casa nostra le cui avventure sono ambientate nel selvaggio West, di ritorno da una snervante cavalcata nelle infuocate praterie del West? Chi non ricorda la sua classica ordinazione: “bistecca e birra a volontà”.

Anche nel piccolo, militaresco mondo di Beetle Bailey, soldatino scansafatiche e non troppo convinto disegnato dall’americano Mort Walker per mettere in ridicolo i tanti difetti dell’US Army, la birra è la principale attrattiva nelle serate di libera uscita. Il Sergente Snorkel, persecutore per antonomasia del povero Beetle, non disdegna di collezionarne un numero impressionante di lattine…”

da www.assobirra.it

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Il classico “boccale”, usato impropriamente per tutte le birre

E… il classico – e forse un po’ inflazionato – boccale? Lo si utilizza solamente per le lager bavaresi: è un contenitore che non offre particolari pregi se non quello di essere pratico per il fatto di possedere un manico e, soprattutto, di essere resistente agli urti. Logico dunque che trovi il suo ambito naturale in allegre e movimentate kermesse sullo stile dell’Oktoberfest. Il tipico boccale tedesco ha la capienza di un litro e la superficie esterna sagomata per essere impugnato più facilmente.

Un ultimissimo avvertimento pratico:è sempre consigliabile bagnare le pareti del bicchiere prima di versarvi la birra, in modo da diminuire l’attrito e consentire una corretta formazione di schiuma.

da www.assobirra.it

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La birra a 35 millimetri, da Full Monty ai Blues Brothers

“E il cinema? Dall’Uomo tranquillo di John Ford ai movimentati musical di Minnelli, dal recente, fortunatissimo Full Monty agli Altman di stampo on the road o western rivisitato (I compari, Gang); dagli irresistibili Blues Brothers bersagliati di boccali e bottiglie vuoti e protetti da una rete metallica mentre suonano country&western, naturalmente per conto di dio, in un locale dell’estrema periferia dell’America, al quasi altrettanto mitico e divertente I due nemici (sì, proprio quello di Sordi e Niven, dove si favoleggia di una scollacciata birreria dove le cameriere servivano pinte con “solo un grembiulino addosso”), la birra a 35 millimetri scorre da sempre a fiumi.

Persino senza scomodare il filone tutto tedesco dei “maledetti” fassbinderiani, o quello comico-popolare dei Louis de Funes o dei Mickey Rooney vagamente brilli…

Un’ultima indicazione: sono qualche decina i film in cui la parola “birra” compare nel titolo originale. Si va da cose come The fatal glass of beer (di Tod Browning, l’autore “cult” di Freaks, 1916) allo scanzonato e recente Pizza, birra y faso dei quasi almodovariani d’Argentina Caltano & Stagnaro.

Insomma, per dirla alla Frank Zappa, mai dimenticato genio del rock: “un Paese è veramente un Paese quando ha una compagnia aerea e una birra… e alla fine è di una bella birra che si ha più bisogno…”.”

da www.assobirra.it