Il Bartoccio è la maschera tipica del carnevale locale: è il contadino dalla zona del Pian del Tevere perugino, rozzo, ma sagace, gioviale e saggio, che a partire già dal 1600 compare nella tradizione letteraria locale.
La sue frizzanti e vivaci vicende familiari (di cui sono protagonisti la moglie Rosa, la figlia Suntina e i compari di avventura tra cui il Mencarone) si intrecciano con la storia della città: diventano spunto per lanciare sferzanti e irriverenti attacchi alla classe politica.
Da qui l’usanza carnevalesca di comporre in dialetto, su cartigli anonimi, satire di costume e denuncia sociale che, in onore del pungente ispiratore prenderanno il nome di bartocciate: i fogli, lanciati sulla folla mascherata, sono lo spunto per denunciare i giochi del potere a discapito dei cittadini. E la censura colpirà anche il Bartoccio tanto che la dominazione pontificia lo indicherà, alla fine del 1700, personaggio proibito. È con il Risorgimento che la maschera riacquista vigore, a tal punto da diventare vero e proprio emblema della città.