Fino agli inizi del 1900, l’Umbria è stata caratterizzata da un certo isolamento commerciale, esclusi pochi centri che grazie alla ferrovia erano maggiormente collegati con altre aree.
Questo sistema ha così favorito un’economia di sussistenza, improntata sulla mezzadria e sull’autoconsumo dei prodotti.
La popolazione basava la sua attività sulla produzione cerealicola e sull’allevamento: grazie, infatti, alle caratteristiche morfologiche del territorio, alle grandi superfici a produzione spontanea di cui dispone, l’Umbria può considerarsi una regione particolarmente vocata all’allevamento ovino.
La razza che per anni è stata regina di questo modello di pastorizia è stata la Sopravissana, diffusa in Umbria ma anche nelle regioni limitrofe.
Ha avuto origine dalla pecora Vissana incrociata con arieti Merinos spagnoli e francesi.
Era sfruttata non solo per la lana di buona qualità, ma anche per la produzione di latte e di carne.
L’allevamento di tale razza, nel corso degli ultimi anni si è sensibilmente ridotto a causa del crollo del prezzo della lana, ed è stata sostituita da razze più idonee alla produzione di carne.
Tra queste una buona percentuale è rappresentata dalla Sarda e dall’Appenninica.
La pecora Sarda ha una prevalente attitudine alla produzione di latte di origine autoctona della Sardegna, ormai si è diffusa in tutte le regioni centrali.
La Appenninica è invece una razza autoctona della provincia di Perugia, oltre ad altre zone della Toscana, e viene sfruttata principalmente per la produzione di carne.