L’Umbria in Porchetta: fonti archivistiche di Perugia

La suinocoltura è stata da sempre un’attività intensa nel territorio del perugino. La provincia di Perugia, già dagli ultimi decenni dell’Ottocento, era ai primi posti nel Regno d’Italia per numero di suini in proporzione agli abitanti.

Negli allevamenti casalinghi si distingueva la razza indigena “nero umbra” (la macchiaiola) mentre negli allevamenti stallini predominava la “large white” e le razze derivate.

Il numero elevato di suini presenti nelle campagne e nei boschi, ma anche nei centri urbani, ha sempre creato problemi tanto che fu necessario regolamentare il numero e la presenza dei suini fin dal tardo medioevo, come attestano le esplicite disposizioni contenute in molti statuti comunali.

Ed è proprio al corpus statutario perugino dei secoli XIII-XIV che risale un primo esplicito riferimento alla porchetta identificabile con la «porcella astata» (suino intero arrostito al forno) di cui si autorizzava la vendita al dettaglio in prossimità della Fontana Maggiore solo in occasione di fiere e giochi pubblici ed utilizzando banchi ed attrezzature pulcriores (Cutini, 1995, p. 976).

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio dell’Umbria “L’Umbria in Porchetta

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