Le cose cambiano a metà del ‘700, quando Lazzaro Spallanzani scopre che la fermentazione è il risultato del metabolismo di un essere vivente: il lievito. La prima vera fabbrica di birra apre a Nizza Marittima, ancora italiana nel 1789, ad opera di Giovanni Baldassarre Ketter. Due anni dopo Giovanni Debernardii rileva l’attività e ottiene la licenza per vendere la birra in tutto il Piemonte. E qualcosa la birra deve rendere se , a partire dal 1814, i Savoia cominciano a tassarla… Pochi anni dopo, nel 1890, le aziende che producono birra nel nostro paese sono già 140: quasi tutte al Nord, grazie all’abbondanza di acque surgive, e per la presenza austriaca sul territorio che ha portato buoni insegnamenti per quanto concerne la produzione. Ma com’erano le prime birre “made in Italy”? Si trattava prevalentemente di ‘birroni’, bevande forti ad alta fermentazione che, abitualmente, si mischiavano con l’acqua per stemperarne il gusto. Con l’aiuto dei mastri birrai austriaci, boemi e tedeschi la birra italiana migliora di anno in anno e, dal 1890 alla fine del secolo, aprono 150 nuove fabbriche, anche al Sud. A questo punto non si può più dipendere dall’estero e gli industriali iniziano a creare colture di orzo da birra e a costruire malterie proprie: la prima è quella sorta ad Avezzano, nella Piana del Fucino, che prende il nome di “Le Malterie Italiane”
Da www.assobirra.it