Si tratta di dolcetti secchi alle mandorle di forma ovale, assai diffusi nella provincia di Perugia e tradizionalmente preparati il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti.
Nell’antichità i frutti delle piante delle fave erano il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri, cotte per i ricchi e crude per i poveri.
Presso i romani si riteneva addirittura che le fave contenessero le anime dei trapassati.
Questa credenza è forse legata ai caratteri botanici della pianta: la sue radici affondano infatti profondamente nel terreno e il suo lungo stelo cavo e privo di nodi faceva pensare che fosse il mezzo privilegiato per permettere ai morti di comunicare con i vivi. Anche i fiori della pianta, bianchi, con sfumature violacee e la caratteristica macchia nera, sembravano richiamare la lettera greca theta, iniziale della parola thànatos, che in greco significa appunto morte.
Così simbolicamente legata al mondo degli inferi, la fava, oltre che mangiata, era utilizzata in numerosi riti: uno tra questi, realizzato per implorare la pace dei defunti, consisteva nel cospargere le tombe di questi legumi; un altro, eseguito per scaramanzia, prevedeva di gettarsi le fave dietro alle spalle recitando formule propiziatorie di redenzione.
In epoca cristiana le fave divennero cibo di precetto quando, nel 928, l’abate benedettino di cluny odilone stabilì con la sua riforma che
i morti venissero commemorati con rintocchi delle campane che dovevano partire dai vespri del 1 novembre e durare fino all’eucarestia del giorno successivo: durante questa lunga celebrazione l’abate concesse dunque ai monaci una speciale razione notturna di fave che consentisse loro di vegliare in preghiera per l’intera notte. Durante la stessa ricorrenza, le fave erano distribuite ai poveri o lasciate a disposizione di questi bisognosi lungo gli angoli delle strade.
Con il tempo, alle fave si sono sostituiti questi dolcetti dalla simile forma ovale, una sorta di “dolce” viatico per l’anima che si avvia verso un percorso di non ritorno. La tradizione di distribuirle nel giorno della ricorrenza dei morti, così come nei secoli passati si faceva con i legumi veri e propri, è rimasta tuttavia intatta e anzi, fino a qualche anno fa, in alcune zone dell’Umbria si allestivano bancarelle ricolme di questi dolcetti proprio lungo le strade che conducevano ai cimiteri.
Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Di forno in forno. Viaggio alla scoperta dei prodotti da forno della tradizione umbra.“