Le cresciole di ciccioli, in dialetto torta ‘n ch’i ciccioli è una torta di forma rotonda oppure a treccia, di varie misure e viene preparata in due varianti:
a) cresciole di ciccioli salate;
b) cresciole di ciccioli dolci.
Variante a): Ingredienti: farina di grano tenero, uova, lievito di birra, parmigiano o pecorino, olio di oliva, sale, ciccioli di maiale. Per la lavorazione si impastano a mano (o nell’impastatrice) farina, acqua e lievito; una volta ottenuto un impasto omogeneo si lascia lievitare fino a quando l’impasto ha raddoppiato il suo volume; dopodiché si impasta ancora aggiungendo un po’ di farina, i ciccioli, l’olio, il sale e il parmigiano o pecorino. Si distribuisce l’impasto sulla teglia nelle forme desiderate (a forma di pizza o tortina o trecce), si lasciano lievitare per circa 45/60 minuti; si cuociono in forno a 180°C per circa 1 ora.
Variante b): Ingredienti: farina di grano tenero, latte, olio di oliva, acqua tiepida, uova, zucchero, ciccioli, strutto, buccia d’arancia a dadini o candita, uva passa, cannella o noce moscata, pinoli. Lavorazione: si impastano a mano (o nell’impastatrice) farina, acqua e lievito; una volta ottenuto un impasto omogeneo si lascia lievitare fino a quando l’impasto ha raddoppiato il suo volume; dopodiché si impasta ancora aggiungendo un po’ di farina, i ciccioli e tutti gli altri ingredienti. Si distribuisce l’impasto sulla teglia nelle forme desiderate (a forma di pizza o tortina o trecce), si lasciano lievitare per circa 45/60 minuti; si cuociono in forno a 180°C per circa 1 ora.
Il prodotto fresco va conservato ad una temperatura di circa 6°/8° C per 2/3 giorni al massimo.
“(…) La nostra zona (l’Umbria, n.d.r.), collinosa e boschiva, permette un allevamento notevole di maiali e la produzione intensiva dell’ulivo. Il condimento si basa esclusivamente sul grasso di maiale e sull’olio di oliva. (…) La sugna, scaldata nella caldaia, torchiata tra un panno, resa liquida, viene introdotta nella vescica, che una volta solidificata, forma le caratteristiche palle oblunghe, che il pizzicagnolo tiene appese al soffitto, in attesa di vendere sfuso lo strutto. La parte di carne rimasta forma i famosi “ciccioli”, i quali, salati, costituiscono appetitosi bocconi.”
CATANELLI Luigi, Usi e costumi nel Territorio Perugino agli inizi del ‘900, Edizioni dell’Arquata, 1987.