L’Oasi Naturalistica “la Valle” nasce nel 1996 per volontà della Provincia di Perugia, è gestita dalla cooperativa ” l’Alzavola” che si occupa delle aperture del centro visite, delle attività didattiche, turistiche e dell’Inanellamento Scientifico degli uccelli. La struttura, compresa nel Parco Regionale del Lago Trasimeno, si trova a San Savino di Magione, sulla sponda sud orientale del Lago, nella zona dove più esteso è lo straordinario ambiente del canneto al quale si deve la ricchezza di specie che si possono osservare: la Valle è interessata dal passaggio di rotte migratorie di centinaia di specie di uccelli che si fermano a nidificare, a svernare, o solo a rifornirsi di cibo durante il viaggio, così che ogni stagione dell’anno permette osservazioni diverse ed interessanti. L’Oasi è dotata di un Centro visite, un edificio a tre piani costruito alla fine dell’ottocento per ospitare il “Consorzio di Bonifica del Lago Trasimeno”, al cui interno è stata allestita una mostra riguardante gli aspetti storico-naturalistici dell’area della Valle; l’edificio ospita anche il Centro Di Educazione Ambientale dotato di aule didattiche attrezzate con strumentazione multimediale, di un laboratorio scientifico con 18 stereomicroscopi, di un centro di documentazione con oltre 250 testi sulla natura e cultura del Trasimeno e di poster, depliant e testi in Braille per permettere la fruizione autonoma ai non vedenti. All’esterno, ha uno spazio verde, una stazione per l’Inanellamento degli uccelli, per lo studio delle popolazioni di Passeriformi, una passerella che si inoltra nel canneto con un osservatorio per birdwatching con la disponibilità di 40 binocoli, 2 cannocchiali e 20 audioguide per rendere ogni partecipante completamente autonomo nella fruizione della struttura. L’Oasi la Valle è aperta tutto l’anno per visite guidate, autonome e con audioguida.
Parco dei Monti Sibillini
Il Parco nazionale dei Monti Sibillini fu istituito nel 1993. Si estende a cavallo delle regioni Marche e Umbria.
Le province interessate sono pertanto: Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e Perugia. L’Ente gestore del Parco, Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ha sede a Visso (MC). I comuni del parco sono: Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Fiordimonte, Pievebovigliana, Pieve Torina, San Ginesio, Ussita e Visso (provincia di Macerata); Arquata del Tronto, Montegallo e Montemonaco (in provincia di Ascoli Piceno); Amandola e Montefortino (in provincia di Fermo); Norcia e Preci (in provincia di Perugia).
Parco del Monte Subasio
Il Parco del Monte Subasio è un’area protetta, istituita nel 1995, costituita dal sistema montano che prende il nome dal monte omonimo, forse il più famoso dell’Umbria, dominando dai suoi 1290 metri di altezza l’ampio paesaggio vallivo e collinare e comprendente i comuni di Assisi, Nocera Umbra, Spello e Valtopina. Nell’area del Parco sono presenti borghi, rocche, ponti, fontanili, chiese, santuari, conventi, abbazie, oratori, edicole che vanno ad incrementare il valore storico ed architettonico del territorio. Il susseguirsi di tutte queste piccole ma importanti opere, inserite in una cornice a forti connotazioni agricole e rurali, rappresenta una delle maggiori attrattive turistiche del territorio. Il Parco del Monte Subasio è anche il territorio delle memorie francescane e dei tanti eremi disseminati lungo la montagna del Subasio: per questo è stato definito il “Parco mistico” o, anche, il “Parco di Assisi”, in quanto la cittadina ne rappresenta l’accesso privilegiato. Assisi e il suo monte vivono reciprocamente in una sorta di simbiosi che si tramanda sin dall’antichità e che, attraverso i secoli, si è rafforzata e radicata. Il Parco del Monte Subasio, sin dal X sec. a.C., ha assunto carattere di sacralità e misticismo per le popolazioni umbre e questi elementi di spiritualità si sono rafforzati e caratterizzati con San Francesco e le presenze del suo ordine monastico, nonché con l’ode del Cantico delle Creature, straordinario documento di ammirazione e di amore per la natura e il Monte Subasio. La caratteristica forma arrotondata del Monte Subasio e il monumentale complesso della basilica di Assisi che si allunga lungo le sue pendici, lo rendono facilmente identificabile nel panorama della pianura umbra. Il monte Subasio per le sue caratteristiche geomorfologiche e per le condizioni favorevoli delle correnti d’aria, si presta alla pratica di attività affascinanti quali il parapendio e il volo libero. Il Parco è inoltre una delle zone umbre dove la sentieristica è più sviluppata e meglio mantenuta.
I comuni del parco sono: Assisi, Nocera Umbra, Spello e Valtopina.
Parco del Monte Cucco
Il Parco del Monte Cucco è una area naturale protetta della regione Umbria che ingloba i territori adiacenti al monte Cucco. È stata istituita nel 1995. Il suo territorio si estende in 6 comuni della Provincia di Perugia. Nel 1997 il terremoto che ha colpito l’Umbria ha danneggiato numerosi edifici all’interno del parco. La fauna del parco si compone di svariati animali. Tra questi spiccano il lupo, la martora, l’ aquila reale.
Il Parco del Monte Cucco, posto al confine nord-est, della Regione Umbria è delimitato dal crinale dei monti Appennini su cui svetta il Cucco (metri 1.566), dal percorso storico della Via Flaminia, dai fiumi Sentino e Chiascio. La popolazione residente nel Parco è di circa 8.000 abitanti. Nella zona montana l’attività dell’uomo è incentrata sulla conduzione dei boschi e sul pascolo. Il fondo valle è in gran parte utilizzato a seminativo con colture non intensive. Sono presenti nel territorio dei Comuni del Parco numerose attività artigianali e manifatturiere di piccole dimensioni, imprese ricettive e di ristorazione che, insieme all’elevato livello dei servizi, assicurano una piacevole ed agevole fruizione del Parco. Le città più importanti, per grandezza e patrimonio culturale, che si trovano di confine del territorio del Cucco, sono: Gubbio a ovest e Gualdo Tadino a sud. Il Parco è ricco di acque sotterranee e di fonti minerali, di corsi d’acqua incontaminati, di grandi faggete intatte, di grotte carsiche inaccessibili ai più (fortunatamente!). Il Parco ospita il lupo e l’aquila reale. Esso è caratterizzato da molti centri storici minori ma ricchi di testimonianze culturali ed artistiche, e numerosi e suggestivi eremi benedettini. L’alta qualità del Parco del Monte Cucco lo rende luogo ideale per la pratica dello sport in montagna: il volo a vela, lo sci di fondo, il trekking. Le quote più alte della catena appenninica sono caratterizzate da faggete e pascoli montani, da pareti rocciose e forre molto profonde nelle quali scorrono corsi d’acqua. I monti declinano dolcemente e progressivamente in una fascia di alte colline caratterizzate anch’esse da boschi pregiati e da pascoli. Più in basso si trovano boschi cedui che digradano a loro volta in zone coltivate. Nella valle si snodano la Via Flaminia ed i fiumi Sentino e Chiascio. L’ambiente montano si presta ad una presenza significativa del lupo e, probabilmente, del gatto selvatico oltre a quella del daino, del cinghiale, dell’istrice, della martora e della lepre. Sono presenti alcuni esemplari di aquila reale oltre che il falco, la starna, la coturnice, il gufo reale, il martin pescatore. Nelle parti alte dei corsi d’acqua vive, insieme alla trota fario, ancora il gambero di fiume.
STORIA
Alla originaria civiltà umbra, si sovrappone, nella sua prima espansione, quella romana. Infatti nel 220 a.C. il console Caio Flaminio iniziò la costruzione della Via Flaminia per congiungere Roma all’alto Adriatico. Helvillum (Fossato di Vico), Suillum (Sigillo), Ad Ensem (Scheggia), rimasero sempre nell’orbita politica e culturale romana prima e bizantina poi, costituendo con i loro territori un tratto del corridoio che unì Roma a Ravenna nonostante la pressione dei ducati longobardi. Castrum Costacciarii (Costacciaro) fu edificato dal Comune di Gubbio intorno al 1250 a fortificare il confine comunale orientale insieme a Scheggia. Sigillo e Fossato di Vico, fecero invece parte del territorio del Comune di Perugia che si garantiva, in tal modo, con la strada di valico, l’accesso al mercato del sale dall’Adriatico. Di grande importanza sono i reperti archeologici collegati alla Flaminia che sono conservati in antiquarium ancora visibili nel loro insediamento monumentale originario come il Pontespiano. I quattro comuni che compongono il Parco offrono centri storici ricchi di mura e torri difensive, di chiese, di dipinti, di raccolte fossili, di documenti archivistici rari. Nella parte più a nord del territorio si trovano molte abbazie benedettine e camaldolesi di cui le più importanti sono quella di Sant’Emiliano in Congiuntoli, di Sitria a Isola Fossara e l’Eremo di San Girolamo a Pascelupo. Percorrendo in auto la Via Flaminia si possono ammirare e visitare tutti i centri storici più importanti, mentre attraverso le strade interne, che si dipartono da Scheggia, si può accedere allo straordinario itinerario costituito dalle abbazie. Per altre strade interne si accede alla zona di Val di Ranco e agli insediamenti turistici ivi costruiti negli anni ’60. Nella sua zona montana il Parco è percorso dal Sentiero Italia ed è visitabile anche con la rete dei sentieri del Club Alpino Italiano. Gli stessi sentieri sono adatti al turismo equestre. Alcuni di questi sentieri sono stati particolarmente attrezzati per la mountain bike, tanto che vi si organizzano manifestazioni agonistiche nazionali.
I Comuni del Parco sono: Costacciaro, Fossato di Vico, Scheggia e Pascelupo, Sigillo. Il Parco ricade interamente nel territorio della Provincia di Perugia.
Parco del Trasimeno
Il Parco del Trasimeno è stato istituito con la legge regionale n. 9 del 3 marzo 1995, con l’obiettivo di proteggere e valorizzare un’area di altissimo valore naturalistico e storico-artistico quale quella del Lago Trasimeno e dei comuni del suo comprensorio. Il Parco del Trasimeno è il più grande dei parchi regionali umbri. Il territorio si estende lungo il perimetro del lago e comprende tre isole: l’Isola Polvese, la più estesa, di proprietà della Provincia di Perugia, che è utilizzata come centro didattico e di studio ambientale; l’Isola Maggiore, la seconda in ordine di grandezza, in cui è presente un grazioso borgo di pescatori risalente al ’400; l’Isola Minore, di proprietà privata. L’aspetto naturalistico del Parco è quello di una zona umida di grandissima importanza. Il lago, incastonato tra le dolci colline umbre ha, da sempre, rappresentato per l’avifauna acquatica un’importante area di svernamento, sosta e riproduzione, e per le specie ittiche un habitat perfetto per vivere e riprodursi. I centri rivieraschi, i piccoli borghi di pescatori, lo sfalcio dei canneti ancora effettuato a mano, danno una dimensione “al di fuori del tempo” di questi luoghi. I pescatori, i veri personaggi del Trasimeno, che da sempre hanno animato ed animano solcando con le loro particolari barche le acque del lago, sfidando anche le più terribili burrasche, sono i veri custodi dei segreti di questo particolare scrigno naturalistico. La loro dedizione per queste acque, generalmente tramandata da padre in figlio, la loro conoscenza delle fasi lunari, hanno sempre reso queste figure mitiche o comunque particolarmente inserite nel contesto naturale lacustre. E’ possibile godere ancora della presenza di personaggi intenti nel riparare le reti e sfalciare il canneto. Il Parco è gestito da uno specifico Consorzio.
Parco fluviale del Nera
Il Parco Fluviale del Nera è un’area protetta di circa 2.200 ettari di notevole pregio ambientale, sita nel comune di Terni, che comprende la parte della Valnerina che va da Ferentillo alla cascata delle Marmore e comprendente i fiumi Velino e Nera. Quest’area, di impatto naturalistico e scenografico, è ricca di acque e presenta una vegetazione fatta di boschi di latifoglie, di macchia mediterranea e ovviamente di vegetazione tipicamente fluviale dove spiccano fiori e felci. Anche la fauna è di gran valore e presenta molte specie di rapaci come il gheppio o il biancone.
I comuni del Parco sono: Arrone, Ferentillo, Montefranco, Polino e Terni.
Parco fluviale del Tevere
Il Parco fluviale del Tevere fu istituito nel 1990 come area protetta del WWF. Il suo territorio si estende in sette comuni della Provincia di Terni e passa anche presso la Comunità Montana dell’Amerino. Nel parco vi sono anche siti archeologici (nei comuni di Baschi e Orvieto). La flora: è caratterizzata dalle vegetazioni tipiche delle zone umide. Tipici del parco sono il leccio, il salice bianco ed il pioppo.
La fauna: comprende il falco pescatore, il cigno, l’airone bianco maggiore, l’airone cinerino, il cormorano e la poiana. E’ presente anche il germano reale. Tra i pesci vi sono il pesce persico, il luccio e la carpa. I comuni del Parco sono: Alviano, Baschi, Guardea, Monte Castello di Vibio, Montecchio, Orvieto e Todi.
Parco di Colfiorito
Il Parco di Colfiorito è il più piccolo parco regionale dell’Umbria. Fu istituito nel 1995 con lo scopo di salvaguardare l’omonima palude che, per il suo ecosistema, ne rappresenta la parte più significativa. Fin dal 1976 era un’area già protetta dalla convenzione internazionale di Ramsar, per la presenza di una torbiera, la ricchezza di specie vegetali e dell’avifauna. I primi veri tentativi di bonifica furono fatti nel 1570 dall’ingegnere idraulico Francesco Iacobilli di Foligno e poi, nel 1585, dal nipote Giulio Iacobilli, che iniziarono i lavori per immettere le acque nel collettore dei Varano, ma dovettero arrestarsi per l’opposizione dei camerinesi. Una bonifica parziale venne effettuata con il drenaggio delle acque attraverso tre inghiottitoi naturali, ma piogge torrenziali fecero crollare la volta dell’inghiottitoio principale ed ostruirono gli altri, riportando le acque ai livelli di prima. La famiglia Iacobilli, che comunque aveva acquistato i diritti sul territorio, vide fallito nel 1633 un altro tentativo di bonifica da parte di Angelo di Francesco, sempre per colpa dei camerinesi. Nel 1652 realizza, invece, un mulino per la macinazione del grano sfruttando il salto delle acque dal bacino di raccolta all’inghiottitoio. Fino al 1806 pretesero anche i diritti su caccia e pesca effettuate nella zona. Dopo tale anno i diritti furono concessi agli Orfini, fino all’Unità d’Italia, e poi ad una famiglia di Colfiorito. Negli anni settanta del XX secolo ci si rese conto dell’importanza naturalistica e fitogeografica del bacino. Il botanico Francesco Pedrotti, dell’ateneo di Camerino, fece una prima richiesta di protezione della palude nel 1969, proponendola come Riserva naturale guidata, sulla base dell’inventario dei biotopi da tutelare in Italia. Il D.P.R. 13.03.1976, n. 448 ratificò la Convenzione di Ramsar, sotto la cui protezione ricade la palude che nel giugno 1977 viene dichiarata zona umida di valore internazionale, con Decreto del Ministero per l’Agricoltura e Foreste. La Legge Regionale 27.12.1983 n. 52, grazie ad altri sette biotopi, inserisce la palude tra le “Aree di particolare interesse naturalistico-ambientale”. La regione Umbria, con Legge Regionale 03.03.1995 n. 9, riconosce il Parco di Colfiorito e i diritti sul territorio vengono acquisiti dalla Comunità Montana Monte Subasio.
Il Parco comprende una superficie di 338 ettari situata sull’altipiano di Colfiorito dell’Appennino umbro-marchigiano. Di questi, circa 100 ettari sono coperti dalla palude di Colfiorito, definita nel formulario standard di Natura 2000 “uno dei migliori esempi di zona umida dell’Italia centrale ed uno dei pochissimi in buono stato di conservazione delle conche carsico-tettoniche appenniniche”.
La Flora:
La flora, nome con cui s’intendono solo le piante vascolari escludendo vegetali come alghe, funghi, muschi e licheni, presenta un paesaggio molto vario così composto:
• Vegetazione lacustre caratterizzata dalla Ninfea bianca (Nymphaea alba) e da altre idrofite natanti o sommerse come il Millefoglio d’acqua (Myriophyllum verticillatum, Myriophyllum spicatum), la Brasca d’acqua (Potamogeton crispus, Potamogeton pusillus, Potamogeton lucens), l’Erba-vescica (Utricularia vulgaris) specie carnivora come poche altre in Italia, ed altre comunità più piccole come quella della geofita rizomatosa Polygonum amphibium.
• Vegetazione palustre fra cui domina la Cannuccia di palude, seguita da Scagliola palustre, Gramignone maggiore, Lisca maggiore, Lisca a foglie strette, Scirpo e Giunchina.
• Vegetazione delle praterie palustri con dominanza di Carici (Carex gracilis, Carex elata, Carex riparia), ma anche Ranunculus lingua, Iris pseudacorus, Butomus umbellatus.
• Vegetazione delle praterie umide caratterizzata da Ranunculus velutinus, Hordeum secalinum, Deschampsia cespitosa e Carex distans;
• Vegetazione delle praterie torbose che, a seguito di una drastica riduzione dovuta negli anni sessanta ad interventi come piantagioni di pioppi, asportazioni di torba e arature, è ora localizzata solo a sud-ovest della palude in piccole aree con risorgive e strati di torba. Comprende Carex panicea, Carex acuta, Carex hirta, Anacamptis laxiflora, Epipactis palustris, Eriophorum latifolium, Ophioglossum vulgatum, Menyanthes trifoliata, Equisetum palustre, Centaurea jacea, Valeriana officinalis;
• Vegetazione dei pascoli con prevalenza di Forasacco eretto e il Falascone comprendente Briza media, Luzula multiflora, Trifolium pratense nelle zone più fresche e in piano, e Asperula purpurea, Eryngium amethystinum, Centaurea rupestris nelle zone più soleggiate e in pendenza;
• Vegetazione arbustiva fra cui prevale il Prugnolo, la Fusaggine, lo Spinocervino e il Biancospino seguite da Ginestra, ginepri (Juniperus oxycedrum e Juniperus communis), e dal più raro Cytisus sessilifolius;
• Vegetazione boschiva di caducifoglie fra cui prevalgono il Carpino nero, il Cerro e l’Acero d’Ungheria;
• Colture agrarie fra cui sono importanti la Patata rossa e le lenticchie ma comprendono anche produzioni di cereali ed altri legumi come ceci e fagioli. Fra le infestanti delle colture si trovano invece il Papavero, la Camomilla fetida e il Fiordaliso;
• Colture forestali di Conifere fra cui prevale il Pino nero.
La Fauna
La diversità ambientale offre habitat ideali per molte specie:
• Insetti con alcune specie distinte in:
o odonati che, richiedendo una ricca varietà di prede, indicano anche una consistente microfauna delle acque;
o coleotteri;
o lepidotteri;
o emitteri.
• Pesci come la tinca, l’anguilla, la carpa, il carassio ed il carassio dorato;
• Anfibi come le rana verde, la rana greca, la rana agile e il tritone crestato;
• Rettili come il biacco, la biscia dal collare, la natrice tassellata, il cervone e la vipera;
• Uccelli come il tarabuso, il tarabusino, l’airone rosso,la sgarza ciuffetto, la cannaiola, il cannareccione che sono specie rare e minacciate, il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone cenerino e l’airone bianco, il basettino, il pendolino, il falco di palude, il porciglione, l’albanella reale, il beccaccino, l’alzavola, il fischione, il moriglione, la pavoncella, la pittima reale, il chiurlo e infine altre specie non legate all’ambiente palustre come la poiana, lo sparviero, il gheppio, il barbagianni, l’allocco, il picchio rosso maggiore, l’allodola, il picchio muratore, il saltimpalo, il prispolone, la cutrettola, lo stiaccino, l’averla piccola, l’ortolano e più raramente pispola golarossa.
• Mammiferi distinti in:
o insettivori come il riccio, il toporagno d’acqua, il toporagno comune e la crocidura rossiccia;
o roditori come lo scoiattolo, l’istrice, il topo selvatico e l’arvicola di Savi;
o carnivori come il lupo che è la specie più importante, la volpe, la donnola e la faina;
o ungulati come il comune cinghiale.
La fauna più caratteristica del parco è quella ornitica ed in particolar modo il tarabuso, che fa udire il suo particolare canto simile ad un muggito.
Foligno è l’unico comune del Parco.