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Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano purissimo dell’Umbria

L’oblio durato più di trecento anni della coltivazione dello zafferano termina nel 1999. A rompere questo incantesimo sono alcuni agricoltori di Civita di Cascia, che con la collaborazione e l’assistenza dell’Unione Provinciale degli Agricoltori, con le utili indicazioni scientifiche dell’Università di Perugia e con la spinta entusiastica dei ricercatori del Cedrav (Centro per la ricerca demo antropologica della Valnerina), reimpiantano i primi bulbi. Il Comune di Cascia, riappropriandosi della propria storia, non si sottrae dal partecipare a questa “avventura”con sostanziosi contributi economici ed organizzativi.

Più di venti coraggiosi agricoltori iniziano nel 2000 a cimentarsi nella coltivazione dello “zafferame”, nome dello zafferano un tempo in uso nel territorio, credendo fortemente
in un progetto che faceva della tradizione motivo di innovazione e sviluppo economico, fino a costituire, nel settembre 2003, l’Associazione produttori Zafferano di Cascia – Zafferano purissimo dell’Umbria. Attualmente l’Associazione conta 30 associati, con una zona di produzione che interessa 24 comuni facenti parte di un ampio territorio che include, oltre alla Valnerina, vaste aree dello spoletino e del folignate.

L’Associazione, con un annuale controllo in campo e con l’obbligo tassativo di sottoporre ad analisi lo zafferano essiccato, garantisce un prodotto uniforme e di grande qualità. Prodotto che, unitamente alle capacità produttive e promozionali degli associati, ha valicato rapidamente i confini regionali ed è ora presente in molti esercizi commerciali, nelle più raffinate gastronomie e nei negozi di prodotti tipici ed è molto utilizzato nei ristoranti, non solo del territorio. Lo zafferano di Cascia sin dal 2003 è stato inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Umbria.

L’Associazione Zafferano di Cascia – Zafferano purissimo dell’Umbria ha inoltre sempre sostenuto la ricerca scientifica improntata all’utilizzo dello zafferano per la salute dell’uomo, trovando fruttuose collaborazioni con le Università di Perugia e dell’Aquila. Coltivare lo zafferano è diventato motivo di orgoglio per gli associati. Gli aspetti mitici e simbolici di questa spezia vengono fatti rivivere all’interno delle aziende che organizzano visite guidate nei momenti fondamentali della coltivazione, come la raccolta dei fiori e la sfioratura: veri e propri educational emozionali. Di rilievo la “Mostra mercato dello Zafferano di Cascia”, la manifestazione di settore più importante d’Italia, che richiama a Cascia sin dal 2001, nel fine settimana a cavallo di Ognisanti, migliaia di visitatori e di appassionati estimatori di questa meravigliosa spezia.

Per informazioni sull’Associazione produttori Zafferano di Cascia – Zafferano purissimo dell’Umbria

Via G. da Chiavano, 2 06043 Cascia – Tel. 0743 71401
info@zafferanodicascia.com presidente@zafferanodicascia.com
www.zafferanodicascia.com www.comune.cascia.pg.it

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia  “L’Umbria dello Zafferano” 

 

Le ricette proposte dall’Associazione produttori Zafferano di Cascia – Zafferano purissimo dell’Umbria:

CREPES AL FORNO CON SPINACI, RICOTTA E ZAFFERANO

POLPETTINE ALLO ZAFFERANO

RICOTTA SPEZIATA

 

 

logo terre d'arna

Associazione Terre d’Arna

L’Associazione Terre d’Arna è l’ultima, in ordine di tempo per nascita, tra le “famiglie” umbre dello zafferano. La fondazione ufficiale infatti risale al luglio 2014. In realtà i primi tentativi di piantare i bulbi nel terzo Millennio risalgono al 2008, quando Mario, titolare di un’azienda del territorio, incuriosito da quello che ancora chiama con molta passione e amore “oro rosso”durante una fiera a Perugia comincia a interessarsi alla possibilità di questa, per lui, nuova coltura. Mario si mette a leggere, documentarsi, studiare, iniziare le prime coltivazioni, tra qualche delusione e una caparbia voglia di farcela. Il primo anno va perso il 60 per cento dei bulbi.

Ora l’azienda è solidissima e nel 2013 ha trovato due seguaci, due aziende già esistenti, a conduzione familiare, che con entusiasmo hanno deciso di seguire questo precursore e intrapreso la coltivazione dello zafferano. L’Associazione Terre d’Arna ha sede nel Comune di Perugia e in particolare in quell’area che si estende tra le frazioni di Lidarno, Sant’Egidio, Civitella d’Arna, Ripa e Pianello e che storicamente è definita, appunto, “Terra ’Arna”.

Il progetto dell’Associazione parte dalla produzione e commercializzazione dello zafferano in una visione che supera quella semplicemente aziendale, nell’ottica di sensibilizzare il territorio, i concittadini e gli altri coltivatori dell’antica terra d’Arna alla ricerca e riscoperta di antiche coltivazioni. Coltivazioni mai avviate prima o che sono state da tempo dimenticate, ma che hanno tutti i numeri per farcela a tornare alla ribalta, come è il caso dello zafferano.

L’Associazione si propone, prima ancora di promuovere il proprio prodotto fuori dai confini locali, di farlo conoscere nel territorio, nelle famiglie che vi abitano e che hanno un rapporto privilegiato con le aziende e le produzioni locali, nonché di interessare i bambini, a cominciare da quelli delle scuole primarie. L’Associazione Terra d’Arna osserva un disciplinare di produzione per la tutela del prodotto, che tra l’altro è commerciabile solo in stimmi, e ha come principale obiettivo l’eccellenza dello zafferano, mettendo a disposizione del consumatore finale la verifica diretta di tutta la filiera.

Per informazioni sull’Associazione Terre d’Arna:

Via Lombardia, 22
06134 Ripa – Perugia
www.zafferanoterrearna.it

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano” 

Le ricette proposte dall’Associazione Terre d’Arna:

GNOCCHI ALLO ZAFFERANO

POLENTA ALLO ZAFFERANO

TORTA AL TESTO ALLO ZAFFERANO

 

Associazione Produttori Zafferano di Spoleto

L’Associazione Produttori Zafferano di Spoleto nasce nel 2009, allo scopo di recuperare una produzione tradizionale che, a pieno titolo, si può definire storica, in quello che era anticamente il Contado ed il Distretto di Spoleto. “Un doveroso sentimento di identità storica e di amore per le nostre tradizioni anima i nostri soci” – dicono dall’Associazione.

 

L’archivio storico comunale di Spoleto custodisce almeno cinquecento documenti che riguardano la coltivazione, la storia e le storie di questa spezia nel territorio, tanto preziosa che un tempo qui i bulbi venivano lasciati in eredità e lo zafferano usato anche come moneta. A conferma del valore di questa spezia Severo Minervio, all’inizio del Cinquecento, scrive che gli Spoletini traevano da piccoli ma fertili campi frumento, vino ed olio per i loro bisogni, ma vendevano grandi quantità di zafferano e mandorle.

 

 

L’idea di partenza dell’Associazione Produttori Zafferano di Spoleto si basa anche su questo glorioso passato con il preciso intento di riscoprire antichi sapori e di reinserire nel paniere delle tipicità umbre un prodotto che ha contrassegnato e valorizzato per lungo tempo l’economia di un territorio.

 

Il profumo, il gusto, la storia dello zafferano di Spoleto hanno un preciso ruolo, per la dedizione con la quale i soci si dedicano alla produzione con tecniche che esaltano la riscoperta dei sapori coniugati con l’ambiente che fa loro da scenario, all’interno della tradizione italiana dedita a questa rilevante e preziosa coltura.

Gli attuali 30 soci conducono le loro aziende in varie località del territorio del Comune di Spoleto, ed in parte dei Comuni di Foligno, di Trevi e Campello sul Clitunno, fino a Cesi e Montefranco, Sellano, Giano dell’Umbria, Montefalco, Gualdo Tadino e Nocera Umbra, producendo e commercializzando zafferano in stimmi di prima qualità.
In omaggio alla storicità del prodotto, l’Associazione ha adottato come logo il Pavone, simbolo per i Longobardi di prosperità e benessere e di cui vi è testimonianza nel bassorilievo di un pluteo di reimpiego presente sulla facciata della Chiesa di San Gregorio Maggiore di Spoleto.

 

Per informazioni sulla Associazione Produttori Zafferano di Spoleto:

Via Pompeo Campello, 2 – Spoleto (PG)
Tel. 334 73.80.305
zafferanodispoleto@libero.it
Associazione Produttori Zafferano di Spoleto

 

Le ricette proposte dall’Associazione Produttori Zafferano di Spoleto

MALTAGLIATI ALLO ZAFFERANO E CECI

STRANGOZZI DI SPOLETO ALLO ZAFFERANO

DESSERT ALLA RICOTTA E ZAFFERANO

 

 

logo zafferano ducato

Associazione Produttori Zafferano del Ducato

Lo zafferano, dopo un periodo di sperimentazione, ritorna ad essere presente ufficialmente nel territorio del Ducato Spoletino nell’ottobre del 2004, quando viene costituita, con il patrocinio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano, l’Associazione dei Produttori Zafferano del Ducato.

I soci, che conducono aziende agricole orientate verso produzioni particolari e di nicchia, hanno un forte desiderio di aprirsi al turismo e, per questo, prediligono la vendita diretta in azienda come strumento privilegiato per stabilire un contatto diretto con il cliente basato sulla fiducia, oltre che sulla presentazione della spezia e la conoscenza del territorio di produzione. Ma anche in mercatini e manifestazioni: l’Associazione promuove infatti il consumo dello zafferano spoletino anche attraverso la presenza in sagre, mostre mercato in Italia ed all’estero, facendo così “conoscere le molteplici proprietà organolettiche e salutistiche di questa fantastica spezia”.

 

Orgoglio dell’Associazione è anche il ruolo storico del Ducato nella coltivazione e nella commercializzazione dello zafferano. A cominciare dagli “oliari”e “zafranai”spoletini che vivevano nel Cinquecento commerciando prodotti della loro terra a Roma: uno studio storico riportato dalla Rivista Spoletium nel lavoro di Renato Lefevre, basato sugli archivi parrocchiali della Roma di fine Cinquecento, ha rilevato, nella zona di Piazza Colonna, la presenza e la residenza di varie famiglie di Spoletini, non ultima quella degli Agapeti che risulterebbe fosse proprietaria della struttura edilizia oggi conosciuta come Palazzo Chigi.

L’Associazione  oggi conta una ventina di piccole aziende a conduzione familiare situate in provincia di Perugia, tra Spoleto, Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo per arrivare a lambire Perugia che, con amore e passione, guidati da un rigido disciplinare di produzione, coltivano questa spezia nel modo più naturale possibile garantendo al consumatore un prodotto genuino e salutare.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello zafferano

 

Per informazioni sulla Associazione Produttori Zafferano del Ducato:

www.zafferanodelducato.it

 

 

Le ricette consigliate dall‘Associazione Produttori Zafferano del Ducato

PAPPARDELLE ALLO ZAFFERANO CON RAGU’ BIANCO DI SALSICCE E RIDUZIONE AL SAGRANTINO

ARISTA DELICATA ALLO ZAFFERANO

TOZZETTI ALLO ZAFFERANO

 

Zafferano fiore2

La Storia dello Zafferano in Umbria

Storia, tecniche colturali e passione: sono questi gli elementi che permettono a buon diritto allo zafferano prodotto in Umbria di stare tra i migliori d’Italia e perciò tra i più pregiati a livello internazionale.

Una storia antichissima che ha scritto un nuovo capitolo nel 1988 quando uno studente della facoltà di Agraria dell’Università di Perugia fece una tesi sullo zafferano, in cui si parlava anche di una malattia sconosciuta di questa pianta che era insorta a Navelli, in Abruzzo.

Partirono le ricerche, che coinvolsero l’Istituto di Patologia Vegetale nella persona del professor Curgonio Cappelli, e per le quali si resero necessarie numerose prove di laboratorio ma anche di coltivazioni.

La malattia, per la cronaca, risultò dovuta a due funghi microscopici, ma, cosa più importante, la vicenda andò oltre la ricerca e permise due scoperte.
La prima fu che lo zafferano poteva essere coltivato anche in Umbria.
La seconda che, come dalla pentola magica delle fiabe, dalla quale più cose si tirano fuori più ne escono, a centinaia se non a migliaia emersero documenti d’archivio che attestavano quanto antica fosse la coltivazione dello zafferano nel cuore verde d’Italia.

Iniziamo il nostro viaggio sulle tracce dello zafferano in Umbria scoprendo le curiosità ad esso legate:

Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: il documento più antico

Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: a Castel della Pieve del XIII secolo

Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: curiosità dall’Eugubino del tempo passato

Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: curiosità dalla Valnerina tra il XV e XVI secolo

Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: nello Spoletino dal XIV secolo

Zafferano: tasse, truffe e astuzie di altri tempi

Zafferano in Umbria….una scomparsa misteriosa

 

Dalla pubblicazione ella Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

 

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Zafferano: tasse, truffe e astuzie di altri tempi…

A lungo lo zafferano, come ci raccontano numerosi documenti, fu gravato da pesanti tasse doganali per il suo grande valore, tanto che in molti casi questa spezia veniva utilizzata come moneta. Molte le regole che lo proteggevano, legate in alcuni casi a un mondo ormai scomparso: in alcuni statuti erano previste pene per i proprietari di maiali che fossero andati nelle coltivazioni a scavare per cibarsi dei bulbi, di cui pare fossero particolarmente ghiotti.

Tanti, ci raccontano le antiche carte, i furti di zafferano da campi e abitazioni e anche le truffe. Tra le preferite dai cerretani quella del “cagnabaldi”, che, attestata a fine Quattrocento, ricorda molto certe tecniche dei nostri giorni: consisteva nel sostituire un sacco di zafferano appena acquistato da uno speziale con uno identico pieno di fieno, che veniva lasciato in pegno con la scusa di cambiar moneta.

Altre truffe avevano come protagonisti gli abitanti di Cascia.
E sempre in quegli anni si racconta di un pretore di Cascia, che prestava soldi ai cittadini, con la complicità della moglie, e si faceva pagare gli interessi, a tassi non proprio bassi, in zafferano.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia  “L’Umbria dello Zafferano”

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Zafferano in Umbria….una scomparsa misteriosa

All’improvviso le coltivazioni di zafferano in Umbria spariscono, senza apparente spiegazione. Non è infatti individuabile una univoca motivazione, ma una serie di concause, culturali ed economiche i cui effetti si sono manifestati sullo scorcio del secolo XVII: il successo dei nuovi prodotti agricoli di provenienza americana che modificano sostanzialmente le antiche abitudini alimentari; l’affermarsi, a partire dalle mense aristocratiche, della cucina francese, che fa largo uso di salse per arricchire i cibi e riduce drasticamente l’utilizzo delle spezie; le lotte per il monopolio del mercato dello zafferano.

In particolare, per questo ultimo aspetto, a fine Cinquecento la Camera di Norimberga, la più importante piazza nord europea per lo zafferano, va all’attacco del mercato
aquilano, protestando per intermediari e adulteratori che turbano il mercato, dando inizio alla fine, seppure temporanea, di quella attività commerciale.

Negli stessi anni Firenze – dove lo zafferano veniva impiegato in gran quantità per l’arte tintoria – abbandona San Gimignano per rifornirsi dai mercanti genovesi, che acquistavano lo
zafferano in Spagna a prezzi più bassi.

Il dubbio è che l’eccellente ma costoso zafferano umbro sia finito anche lui vittima di una guerra dei prezzi e degli interessi internazionali.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

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Sulle tracce dello zafferano in Umbria: nello Spoletino dal XIV secolo

Spoleto. Pierfrancesco Giustolo, letterato spoletino vissuto alla corte dei Borgia, è autore di De Croci cultu, poemetto pubblicato a Roma nel 1510: tra personaggi mitologici e storie, Giustolo, nel suo colto poemetto, ci fornisce notizie sulla coltivazione dello zafferano. L’opera ha una rilevante importanza storica in quanto attesta come lo zafferano venisse già coltivato a quel tempo in Umbria e fornisce utili indicazioni anche sulle terre più adatte per questa coltura, sconsigliando quelle grasse o cariche di creta ed indicando come migliori quelle delle valli sassose e degli erti poggi che si trovano nella zona di Spoleto, nei colli che vanno da Trevi a Spoleto e da Spoleto a Giano dell’Umbria.

Il Comune di Spoleto ne faceva omaggio ad importanti personaggi: il vescovo di Worcester, inviato da Pio II per ingraziare Spoleto alla sua politica, ricevette zafferano e tartufi; Papa Giulio II in visita a Spoleto ne ebbe in dono una grande quantità tanto da esclamare ”hoc faecisti munus papale”; il Papa Eugenio IV se ne fece regalare gran copia quando la città fu occupata dalle truppe del Piccinino.

Tra le molte testimonianze che attestano l’importanza della coltivazione dello zafferano nel territorio di Spoleto la più significativa è l’introduzione di una gabella nel 1373 “ponderis floreni et zafaraminis” per la pesatura con bilance di precisione dei fiorini e dello zafferano. Di particolare interesse tra gli artigiani e commercianti il mestiere dei “zafaranari”, dichiarato dalla famiglia di mastro Possidonio o Pesedonio dalle Grote, che chiaramente si riferisce alla produzione della spezia particolarmente fiorente nelle campagne spoletine almeno fino al Cinquecento, come confermatodallo studioso Fabrizio Antolini e dallo stesso Giustolo. Interessante inoltre nel Registro delle Gabelle del Comune di Spoleto, per il 1461, la Gabella zaffaraminis.

DAlla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia L’Umbria dello Zafferano

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Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: curiosità dalla Valnerina tra il XV e XVI secolo

In Valnerina gli statuti di Cascia parlano “Della pena di chi darrà danno nel croco overo zafferano”, mentre in alcuni documenti del Cinquecento è scritto di scambi di zafferano, oro e gioielli in tutta Italia. A Cascia mercanti ebrei controllavano, almeno nel Quattrocento, il mercato, smerciando zafferano in grandi quantità a Perugia, Spoleto, Civitanova, Camerino e perfino all’Aquila.

Ma le testimonianze arrivano da tutto il territorio dello zafferano di Cascia. Lo Statuto di Norcia dispone che “Nessuno della terra di Norcia o suo distretto o forastiero in esso abitante potesse comperare o preparare croco o zafferano a richiesta di alcun forastiero, né ricevere pecunia per tale effetto, restando comminata la pena di libre cento di denari ad ogni contravventore, per ciascuna contravvenzione”, ciò per lasciare ai nursini i profitti di questo importante mercato, e, spigolando per documenti, a fine Cinquecento si trova che la professione di “incettatore”di zafferano, veniva praticata ad Agriano, Avendita e Colle di Avendita.

Cipriano Piccolpasso, nella sua relazione del 1565 al governatore pontificio di Perugia, Bussio, scrive sugli abitanti di Cerreto che “esercitano questi huomini di andar per il mondo vendendo il zafferano et pepe et altre speziarie…”e che i mercanti di Cascia, tra l’altro: “et vanno vendendo pepe et zafferano et altre aromatarie con il quale esercitio in poco tempo fanno di buone facultà”.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano”

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Sulle tracce dello Zafferano in Umbria: curiosità dall’Eugubino del tempo passato

Nell’Eugubino gli atti depositati negli archivi pubblici restituiscono piccoli grandi elementi circa il fatto che da sempre, anche in queste zone, lo zafferano è stato considerato una merce preziosa. Il 21 aprile 1379 il Camerlengo del Comune di Gubbio pagò la grossa somma di 36 fiorini d’oro e 27 soldi per l’acquisto di cera, confetti, “zaferamine” e spelta da offrire al cardinale di Perugia in occasione della sua visita a Gubbio.

Il 17 ottobre 1443 il Camerlengo acquistò presso Antonio, speziale, candele di sego e di cera, spezie, pepe e “zafarano”e corde per i cavalli del duca Oddantonio, per i famigli di stalla e per i garzoni di corte, come da bollettino del fattore ducale Nicola. Poco più di due mesi dopo, il 20 dicembre, nuovo acquisto, presso l’aromatario Paolozzo, di confetti, cera lavorata, pepe e “zaffarano”: in questo caso la compera era stata fatta per il passaggio presso Costacciaro della magnifica signora Costanza da Varano, che l’anno dopo avrebbe sposato Alessandro Sforza.

L’11 febbraio 1605 furono fatti i conti della bottega di Francesco Nicolelli. Tra le numerose merci elencate si trovano anche sei once di zafferano e una libra e mezzo di “zafferano greco”, il cui valore è, però, nettamente inferiore al primo.

Tra il 1788 e il 1793 Domencio Cecchetti, speziale dell’ospedale, acquistò numerosi prodotti per la sua bottega tra i quali lo zafferano: gli acquisiti furono fatti presso il negozio Balducci.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano