città della pieve paesaggio

Spunti dai borghi dell’Umbria: Città della Pieve

Città della Pieve (anticamente Castel della Pieve) è stata storicamente al centro del passaggio di pellegrini e di mille eserciti. Città d’Arte, oltre che d’Arme, diede i natali a celebrati artisti come Pietro Vannucci “il Perugino” (metà del XV sec.),  e Antonio Pomarancio (fine del XVI sec.). Molte le opere dei due pittori e dei loro numerosi allievi che ancora oggi possiamo ammirare nelle Chiese e nei Palazzi nobiliari del borgo. Sono 4 gli itinerari che ci fanno entrare nella “percezione vera” degli spazi della città:

IL PERCORSO VERDE che si sviluppa tra torri e belvedere;
IL PERCORSO BLU attraverso i vicoli che rivelano scorci inimmaginabili;
IL PERCORSO ROSSO dell’arte, che ci guida alla scoperta di opere magnifiche;
IL PERCORSO GIALLO, come lo zafferano (tipicità assoluta della città, da sempre usato per la tintura dei tessuti), che traccia un viaggio attraverso le eccellenze enogastronomiche del territorio: la pasta, la carne chianina, i vini e l’olio.

Da RITRATTI DI STORIA Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia

lago trasimeno paesaggio

Il lago Trasimeno

Il lago Trasimeno, con una superficie di 128 kmq e le sue tre isole (la Polvese, la Maggiore e la Minore), è il più esteso lago dell’Italia
peninsulare. L’origine del nome “Trasimeno” non è del tutto comprovata, verosimilmente essa deriva dalla posizione geografica
del lago: “oltre il monte Imeno (o Menio)”. Adagiato tra Firenze e Roma, Siena e Perugia, proprio a causa della particolare posizione
strategica, il lago Trasimeno è stato teatro di numerose vicende storiche che hanno interessato l’Italia centrale.
In età Etrusca, le città di Chiusi, Cortona e Perugia estesero il loro dominio fino alle sue rive, raggiunte successivamente dai Romani con la Via Cassia.
Qui nel 217 a.C. si svolse la Battaglia del Trasimeno fra Romani e Cartaginesi.
Attorno al lago, tra il VII e VIII secolo si formò una fitta rete di castelli e borghi fortificati; si diffusero pievi, abbazie e monasteri che
divennero veri e propri centri di potere politico, economico e culturale. La rinascita iniziò a partire dal XII secolo quando Perugia estese il suo dominio sul Trasimeno.
La rivitalizzazione demografica ed economica dei centri ebbe il suo culmine con la costruzione, da parte del signore di Perugia, Braccio Fortebraccio da Montone, dell’emissario del lago che contribuì alla bonifica delle terre paludose.
Oggi il lago Trasimeno è meta turistica per tutti coloro che sanno apprezzare non solo i meravigliosi paesaggi, le tradizioni e
l’enogastronomia umbra, ma anche le numerose attività sportive offerte dal comprensorio (vela, mountain bike, kitesurf, ecc…).

Tratto da RITRATTI DI STORIA – Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno Storia Arte Cultura Ambiente – Camera di Commercio di Perugia

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Umbertide

Antico e strategico avamposto perugino con il nome di Fratta, incastonato entro uno scenario di colli sui quali si disegna il fitto reticolo
fortificato medievale, lambita dal Tevere che ne fa città d’acqua, Umbertide dimostra, oggi come ieri, la sua importanza come crocevia
delle comunicazioni tra Arezzo, Città di Castello e Perugia con la via per Gubbio. La presenza di artisti rinascimentali e manieristi fanno di questo borgo una città d’arte che vale una visita accurata.
È qui che essi hanno lasciato opere importanti o hanno dipinto, è il caso del Pinturicchio, capolavori come la Incoronazione della Vergine,
oggi nello studio privato del Papa, da sempre parte integrante della storia della comunità umbertidese. Nella Collegiata, imponente
tempio ottagonale dedicato alla Vergine Maria, si conserva un’Ascensione in cielo del Pomarancio.
È qui che le testimonianze urbanistiche più significative sono diventate luoghi vivi e pulsanti grazie alla loro valorizzazione culturale. Così la
fortezza trecentesca della Rocca è sede espositiva del Centro per l’Arte contemporanea; la Chiesa di Santa Croce è parte dell’omonimo Museo
Civico che oggi ospita l’opera più importante del patrimonio artistico della città, la Deposizione dalla Croce realizzata nel 1516 da Luca Signorelli.
Nel museo è possibile ammirare anche la grande Pala del Pomarancio. Dieci pannelli illustrano il percorso signorelliano, il restauro della pala
e la storia della chiesa stessa. Nel patrimonio artistico, la città include anche il legame secolare con la ceramica la cui evoluzione arriva fino
al Novecento, grazie alle ceramiche Rometti rinomate per il cosiddetto “Nero Fratta”, un tipo di vernice nera di particolare lucentezza.

Le opere più significative delle ceramiche Rometti sono esposte nella Galleria omonima presso la Fabbrica Moderna. Nelle vicinanze,
antica di secoli, c’è l’Abbazia di San Salvatore di Montecorona. Infatti, dagli albori del Mille questo luogo ha costituito un punto
di riferimento per le popolazioni della valle fornendo innovazioni utili all’agricoltura. Mentre i suoi monaci, provenienti da tutta Europa, si
sono occupati di cose terrene, quelli dell’Eremo di Montecorona, sorto nel XVI secolo, si sono concentrati nella preghiera seguendo le rigide
condizioni imposte dalla regola di San Romualdo.
La vita di questa città si anima costantemente con appuntamenti settimanali o annuali, nel rispetto di una tradizione che conserva le radici storiche e culturali. Affascinante il mercatino al centro del paese che si svolge ogni mercoledì mattina e che richiama gente da tutto il circondario.
La stagione calda è ricca di mostre di vario genere, feste, ricorrenze, sagre montane ed eventi sportivi. Chi, invece, vuole muoversi
e spaziare nel territorio, può usufruire di significativi reperti storici e artistici, ma anche di vecchi sapori e interessanti tradizioni locali,
spaziando tra le colline che abbracciano Umbertide da tutti e quattro i punti cardinali: dalle sommità di Civitella Ranieri e Serra Partucci
a quelle di Monte Acuto e Monte Corona, dalla vallata del Niccone, fino a sconfinare verso Montone e Pietralunga che richiamano i paesaggi
tipicamente appenninici della valle.

Da “Ritratti di Storia – Viaggio nel comprensorio dei centri storici della Alta Valle del Tevere”, Camera di Commercio di Perugia

LISCIANO NICCONE

Spunti dai borghi dell’Umbria: Lisciano Niccone

In un’area collinare fatta di sommità, passi panoramici da cui si intravede il Lago Trasimeno, tra boschi di querce secolari, si trova il territorio
di Lisciano Niccone, fin dai tempi degli Etruschi luogo di transito e collegamento tra la Val di Chiana e l’Alta Valle del Tevere. Durante l’Alto
Medioevo, lungo il torrente Niccone corre il confine del corridoio bizantino che collegava l’Esarcato di Ravenna al Ducato di Roma.

La più antica testimonianza datata 29 Maggio 1202 su Lisciano è la sottomissione di tutti i castelli, ville, borghi, uomini e famiglie da parte dei Marchesi del Monte ai Consoli di Perugia. Il prediale Lisciano deriverebbe dal nome di un probabile Licius o Lisius, proprietario di quel possedimento sulla collina ad est sovrastante l’odierno comune posto sulle pendici del Monte Castiglione. Del castello di Lisciano – che ha legato le sue sorti a Perugia fino al 1479, quando è passato allo Stato Pontificio sino al 1861 – rimangono alcuni edifici e la chiesa di San
Tommaso che custodiva alcune tele oggi conservate nella chiesa di Santa Maria delle Corti. Gran parte del territorio è ricoperto da boschi di querce e castagni che offrono da maggio a novembre una grande quantità di prodotti pregiati: i funghi, tra cui il pregiato porcino, il tartufo nero estivo e le castagne, il cui albero è rappresentato nello stemma comunale. Alla consolidata vocazione agricola del grano, dell’orzo, dell’avena, dei girasoli e del tabacco, si accompagna la vocazione turistica che negli ultimi anni si sta affermando a livello sia nazionale che internazionale. Il territorio di Lisciano è polo di attrazione per un tipo di turismo che coniuga la bellezza del paesaggio alla qualità dell’ambiente e alla vicinanza alle città d’arte umbre e delle vicine regioni.

Dall’abitato si può iniziare un trekking che giunge alle località Belvedere, dove è situato l’Osservatorio Ambientale, e Corgna per arrivare all’area attrezzata di Monte Castiglione (mt. 802).
L’itinerario, di circa 6 Km, studiato per essere percorso a piedi, a cavallo e in mountain bike, offre l’opportunità di una totale immersione nella
natura e nel paesaggio di indiscussa bellezza.
Del corridoio bizantino restano come segni visivi i castelli di Lisciano, di Reschio, le torri di avvistamento, i ruderi dell’Abbazia dei Benedettini, chiamati dai Marchesi del Monte a bonificare la valle a partire dal X sec., e la Chiesa di San Niccolò a Val di Rose – annessa al romitorio
dei monaci camaldolesi presso il quale risiedette San Pier Damiani – dove è custodita la pregevole pala d’altare attribuita ad Eusebio di Jacopo
di Cristofaro, detto da San Giorgio, allievo del Perugino, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Nicola di Bari, il beato Bucarello, la Beata Francesca Romana e San Romualdo.

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “Ritratti di Storia – Viaggio nei centri storici del comprensorio dell’Alta Valle del Tevere” 

 

città di castello

Spunti dai borghi dell’Umbria: Città di Castello

Una città che risplende da lontano: così veniva definita nel Quattrocento Civitas Castelli che appare all’improvviso, fra il verde delle colline,
entro il perimetro murato cinquecentesco lambito dal fiume Tevere, con torri e chiese tra il bianco ed il rosato, pacatamente emergenti nel
paesaggio. Una città che può vantare una cultura secolare e una visione del mondo in cui il rispetto della natura è coniugato ad una vitale realtà industriale.
Il turista ha la possibilità di arricchire la propria permanenza con momenti di arte, cultura, sport e artigianato che costituiscono tre percorsi: uno storico, uno museale ed uno artigianale.
La storia racconta di una città comunale che controlla il contado dall’alto della sua Torre Civica, posta di fronte al Palazzo Comunale.
Poi diventa splendida rappresentazione rinascimentale. Lo si vede nella riconfigurazione urbanistica attuata durante la Signoria dei Vitelli
e imperniata sull’edificazione dei quattro grandi palazzi di famiglia che, per la loro regolarità e imponenza, mutano il volto di ciascuno dei rioni cittadini.
A questo complesso architettonico si conforma gran parte del centro storico in un’armonica continuità con i giardini ed il giro delle mura.
Il viaggio nell’arte arriva fino ai giorni nostri grazie alla generosità di Alberto Burri che ha lasciato alla sua città natale un’eccezionale
collezione di opere, ora visibili a Palazzo Albizzini e prosegue poi nella Pinacoteca comunale a Palazzo Vitelli con la facciata decorata a graffiti
ideati da Giorgio Vasari.

Qui è possibile ammirare le opere di artisti come Raffaello, Luca Signorelli, Domenico Ghirlandaio, Andrea Della Robbia, Lorenzo Ghiberti, Antonio Vivarini, Raffaellino del Colle, Pomarancio, Santi di Tito. Inoltre, sono qui conservati il Paliotto e il Tesoro di Canoscio, opere di alta oreficeria sacra, insieme a collezioni di oggetti per la liturgia presenti nel Museo del Duomo.
L’arte e la tecnica donano la bellezza presente nei preziosi tessuti realizzati con telai originali del Museo della Tessitura; nella tradizione
dell’arte della stampa del Museo della Tipografia, ma anche nella presenza del Museo delle tradizioni popolari, uno dei primi esempi italiani
di memoria degli oggetti legati alla tradizione contadina.
Ancora in pieno centro, sul retro del Palazzo Vecchio Bufalini si aprono le cosiddette Logge, cortile porticato, luogo di mercato e di cultura per
tutta la città.
È questa, infine, una città fatta di note internazionali che in estate si diffondono nelle chiese, nelle ville e nei palazzi grazie al Festival delle Nazioni. La musica, che è davvero un linguaggio universale, riunisce qui l’Italia all’Europa e questa ai continenti da cui provengono ogni anno artisti d’eccezione.
Negli immediati dintorni, per coniugare storia, spiritualità e natura, si possono visitare la Basilica di Canoscio, importante simbolo della devozione mariana, e la Pieve dei Santi Cosma e Damiano (XII sec.).
Luoghi di grande raccoglimento da cui salutare la città splendente. 

Tratto dalla pubblicazione con video della Camera di Commercio di Perugia “Ritratti di Storia – VIAGGIO NEI CENTRI STORICI DEL COMPRENSORIO ALTA VALLE DEL TEVERE” 

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Spunti dai borghi: Panicale

Panicale è posto come spartiacque tra il bacino lacustre del Trasimeno e le valli del Nestore e della Chiana.

L’antichissimo borgo della provincia di Perugia mantiene intatta la forma ellittica del castello con al centro la piazza della Corte (ora Umberto I) su cui sorgono la chiesa di S. Michele Arcangelo e la vasca poligonale del ‘400, trasformata poi in fontana.

 

Nel punto più alto del borgo si staglia il Palazzo del Podestà intorno al quale si dipanano a cerchi concentrici le abitazioni e le strade che arrivano fino alle mura.

 

In una di queste stradine è custodito il settecentesco teatro comunale Caporali. Le opere d’arte più preziose si trovano, invece, fuori delle mura: la Chiesa della Madonna della Sbarra e la Chiesa di S. Sebastiano.

Merita una visita il museo del tulle, ricco di testimonianze dell’arte del ricamo nota come Ars Panicalensis.

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Panicale tra i luoghi più belli del pianeta secondo il New York Times

Tra i luoghi più belli del pianeta figura anche Panicale. Lo certifica il New York Times che ha dedicato a questo “piccolo gioiello umbro” una puntata della rubrica “The World Through a Lens – Il mondo attraverso una lente”.

L’articolo “Riflessioni quiete sull’incantevole villaggio italiano di Panicale” èuscito per la serie “Il mondo attraverso una lente”. (consultabile al link https://www.nytimes.com/2020/08/17/travel/panicale-italy.html) e porta la firma del fotografo e giornalista Barry Scwartz che nel 2017, in luna di miele, ha fatto tappa a Panicale, grazie all’amico Steve Siegelman (scrittore californiano con casa a Panicale).

Barry Scwartz prima del 2017 non era mai stato in Italia. Il suo soggiorno in Umbria, nella piccola Panicale è stata la scoperta dell’autenticità in ogni dettaglio, dalle pietre, al cibo, alle persone. Nel suo reportage parla della terrazza sul Trasimeno e di alcuni indimenticabili momenti, come la visita guidata compiuta insieme all’Ufficio Informazioni turistiche. Parla poi di quel prezioso scrigno che è il Teatro Caporali, di cui è rimasta particolarmente affascinata la moglie Maggie, una stilista.

E poi del Museo del Tulle, dedicato al ricamo e che ospita Dalia Lazar, artista in residenza e della Chiesa della Madonna della Sbarra, con il suo piccolo museo di oggetti e paramenti sacri.

 “Rimane – scrive Barry – un sacco di vita e bellezza nei muri antichi, nelle persone incontrate, nel cielo sotto l’aereo che sorvola i campi”.

 

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Zafferano in Umbria….la riscoperta

Dopo un lungo periodo di silenzio, in Umbria si torna a parlare di zafferano. Coltivatori, agronomi, storici si interessarono con emozione e curiosità allo zafferano e alla possibilità di reintrodurlo nella regione.

Dopo prime indagini maturate in campo universitario nei primi decenni del secolo scorso, alla fine degli anni ’90 era pronto il primo piano di coltivazione, il Dipartimento di Arboricoltura
aveva messo a punto il campo sperimentale, con il sostegno e la collaborazione di soggetti privati e di strutture pubbliche.

E fu subito amore per questa spezia, la cui coltivazione richiede fatica ma regala grandi emozioni, anche solo per la straordinaria bellezza della fioritura.

Agli inizi del terzo millennio prendevano forma le prime associazioni di produttori e le prime coltivazioni reali.

Ad oggi abbiamo in Umbria sei associazioni di produttori che spaziano dall’area del Lago Trasimeno fino alla Valnerina:

Associazione produttori Zafferano del Ducato

Associazione produttori Zafferano di Spoleto

Associazione Terre d’Arna

Associazione Zafferano di Cascia, Zafferano Purissimo dell’Umbria

Associazione Zafferano di Gubbio

Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve – Alberto Viganò

 

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

logo zaff città della pieve

Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò

Il recupero e la reintroduzione a Città della Pieve della coltura dello zafferano, già praticata nel territorio fin dal Medioevo come documentano gli antichi statuti di Castel della Pieve, si deve all’agronomo Alberto Viganò, che negli anni ’80 impiantò nelle sue proprietà alcuni bulbi di zafferano; da questa esperienza derivarono altre coltivazioni, condotte da alcuni agricoltori pievesi affascinati anch’essi dalle potenzialità della spezia.
Una passione che, nel giugno 2002, portò alla costituzione del Consorzio “Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò”. Il riferimento al Perugino non fu casuale in quanto il grande artista, nato nell’allora Castel della Pieve, utilizzava lo zafferano per creare i suoi colori.

Il Consorzio conta ad oggi 32 soci, le cui aziende ricadono nella “Zona di Produzione” che si estende dall’alto Orvietano al Lago Trasimeno e comprende 16 comuni. Il Consorzio supporta i soci nelle fasi produttive e di confezionamento della spezia, così da permettere la tracciabilità del prodotto, di ottima qualità e commercializzato in fili, e garantire ai consumatori che lo zafferano confezionato dal Consorzio è esclusivamente quello prodotto dai soci nella “Zona di produzione”.
Il Consorzio si è dotato fin da subito di un rigoroso “Disciplinare di Produzione”che vieta l’utilizzo di sostanze chimiche e di sintesi. Negli ultimi anni, al fine di aggiungere un ulteriore valore alle produzioni mediante la possibilità di una certificazione di produzione e di origine, il Consorzio ha avviato un’attività annuale di monitoraggio delle coltivazioni ed un controllo della produzione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Nel 2013 lo Zafferano di Città della Pieve è stato inserito nell’Elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Umbria: una qualifica di grande valore a livello regionale, nazionale e comunitario.

Da sottolineare la passione con cui alcuni soci valorizzano la spezia, utilizzandola sapientemente per aromatizzare liquori, marmellate, miele, olio, formaggi e prodotti da forno commercializzati direttamente dai soci.

Il Consorzio è inoltre fortemente impegnato nella promozione dello zafferano di Città della Pieve: in particolare, la manifestazione “Zafferiamo”, che si svolge ogni anno il terzo fine settimana di ottobre, all’interno della quale si tiene anche Saffron Art dove artisti espongono opere pittoriche realizzate utilizzando lo zafferano di Città della Pieve.

Per informazioni sul Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò

www.zafferanodicittadellapieve.it
crocoperugino@libero.it
facebook Zafferano di Città della Pieve

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

Le ricette proposte dal Consorzio Il Croco di Pietro Perugino Zafferano di Città della Pieve Alberto Viganò:

UMBRICELLI DEL PERUGINO

FILETTO DEL TRASIMENO

POLLO DEI TERZIERI

logo zaff gubbio

ASSOCIAZIONE ZAFFERANO DI GUBBIO

“La crescita di un territorio non può che passare per l’approfondimento delle sue più autentiche e originarie vocazioni”.
Con queste parole così semplici, ma allo stesso tempo cariche di significato, alcuni ragazzi, nel maggio del 2013, uniscono la propria passione, dedizione, forza e volontà per costruire insieme qualcosa che si trasforma nel progetto “Associazione Zafferano di Gubbio”.

L’Associazione nasce, infatti, dall’intento di recuperare, valorizzare e far conoscere alla collettività questa antica e pregiata spezia, recuperando, sul filo della memoria, una tradizione produttiva e gastronomica del territorio eugubino, dove da sempre, particolarmente in prossimità dei numerosissimi boschi di querce, crescono spontaneamente alcune specie di Crocus.

L’Associazione intende coniugare e comunicare il valore aggiunto dato dalle peculiarità del prodotto e dal forte legame con le tradizioni culturali del territorio, come si evince da piccoli ma importanti frammenti presenti negli archivi pubblici dove è testimoniato che a Gubbio, fin dal XIV secolo, lo zafferano è stato coltivato e considerato una merce preziosa, all’altezza degli ospiti di più alto rango e prestigio.

La coltivazione è stata ripresa ormai da alcuni anni ed è accertato come l’ottima vocazione del territorio riesca ad offrire un prodotto di notevole qualità, caratteristica avvalorata da un disciplinare di produzione che offre precise garanzie ai consumatori attestando come lo zafferano di Gubbio sia prodotto, trasformato e confezionato con metodi naturali in questo angolo d’Umbria sospeso nel tempo.

L’Associazione lavora con entusiasmo, i soci incoraggiano la creatività di gastronomi tanto che in città è possibile trovare prodotti a base di zafferano come birra, miele, marmellate e composte, cioccolata, cantucci e gelati.

Il marchio dell’Associazione, una stilizzazione dell’episodio in cui San Francesco ammansisce il lupo di Gubbio incastonato nel fiore dello zafferano, coniuga efficacemente “coltura e cultura, passato e futuro”.

Dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dello Zafferano

Per informazioni sulla Associazione Zafferano di Gubbio:

Via Tifernate, 204
06024 Gubbio
www.zafferanodigubbio.net     zafferanodigubbio@gmail.com
Facebook Associazione Zafferano di Gubbio

Le ricette proposte dalla Associazione Zafferano di Gubbio:

LEGUMI ALLO ZAFFERANO

SPEZZATINO DI VITELLO AL SUGO DI CIPOLLA E ZAFFERANO

TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO