san giustino

Spunti dai borghi dell’Umbria: San Giustino

Anticamente chiamata Meliscianum, San Giustino era luogo di ritrovo per quei patrizi che vi soggiornavano nelle loro ville durante l’impero romano. L’età medievale è ben testimoniata dalla Cripta Romanica del VIII sec. – primo nucleo dell’attuale Chiesa Arcipretale che prende il nome, come il paese, dal martire Giustino – affascinante nella struttura a croce greca riportata alla sua essenzialità e purezza grazie ai recenti restauri.

La prima immagine che emerge dall’abitato è il Castello Bufalini. Così recita la poetessa Francesca Turrini Bufalini (1553-1641) a proposito della magione che tutt’ora conserva gli antichi arredi ed uno dei più preziosi archivi privati del centro Italia:

Ampie sale, ampie logge, ampio cortile e stanze ornate con gentil pitture…
(…)
Nobil giardin con perpetuo aprile di vari fior, di frutti e di verdure…
(…)
E non men forte ostel, che per fortezza ha il ponte e i fianchi, e lo circonda intorno fosso profondo e di real larghezza.

Questo simbolo della città e dell’omonima famiglia, costruito tra il 1480 ed il 1492 come fortezza militare, diventa una residenza signorile in grado di accogliere le opere di pregevoli artisti come Cristoforo Gherardi – detto il Doceno, principale allievo del Vasari – che nel Cinquecento ci ha lasciato un ciclo pittorico con miti, grottesche e fatti dei Romani.
Bellissimo il loggiato rinascimentale che collega le torri. Tra la cinta muraria ed il fossato del castello si estende uno splendido giardino all’italiana, un labirinto, le limonaie, giochi di fontane e siepi di bosso.

Nella piazza del Municipio si trova la chiesa del SS. Crocifisso, del XVII secolo, ricca di affreschi e stucchi dei fratelli Della Robbia. Nell’altare maggiore spicca il Crocifisso ligneo cinquecentesco.

Unico nel suo genere il Museo del tabacco, importante occasione per conoscere la storia di questo prodotto, simbolo per tutta la valle di un’identità collettiva che risale al Cinquecento ed ha origine da un luogo speciale perché unico: Cospaia, la Repubblica più piccola del mondo, che per circa 400 anni è stata territorio franco a causa di un errore nel tracciare i confini del territorio della Chiesa. Se ne sono giovati gli abitanti per sviluppare, primi in Italia, la coltivazione del tabacco; per questo, tuttora, alcune varietà prendono il nome di COSPAIA.

Per chi ama l’archeologia è possibile visitare il complesso di Colle Plinio, di notevole estensione e interesse perché qui viene situata la Villa in Tuscis di Plinio il Giovane, spesso menzionata nelle lettere che lo stesso inviava allo zio Plinio il Vecchio (I sec.d.C.).

Nella Villa Graziani di Celalba (XVII sec.) – voluta dal nobile Carlo Graziani di Città di Castello e progettata dall’architetto Antonio Cantagallina di San Sepolcro – sono oggi custoditi gli scavi archeologici della vicina Colle Plinio. Nel parco c’è una minuscola e rustica cappella; la devozione locale ne ha fatto luogo di riposo di San Francesco nel cammino verso il vicinissimo Eremo di Montecasale.

Sempre nel piccolo agglomerato di Celalba, rimane traccia della presenza longobarda nel pregevole portale gotico a sesto acuto. Nascosta alla vista dal bosco circostante, in località Oselle, sorge l’antica Abbadia di Uselle, di aspetto romanico. Nel XII sec. ospitò un monastero benedettino, punto di incrocio e sosta per i pellegrini che dall’Adriatico raggiungevano Roma.

Da Ritratti di Storia – VIAGGIO NEI CENTRI STORICI DEL COMPRENSORIO ALTA VALLE DEL TEVERE della Camera di Commercio di Perugia

pietralunga

Spunti dai borghi dell’Umbria: Pietralunga

Antica fondazione del popolo umbro, si fa chiamare Tufi e attraverso i secoli conosce sviluppo e floridezza con i Romani e poi con i
Longobardi per divenire, nel primo Medioevo, libero Comune con il nome di Pratalonga, dai fertili ed estesi pascoli che la circondano.
Quando vi si arriva per la prima volta, si ha la sensazione di entrare in una grande e ben difesa curtis medievale.

L’ingresso parte dall’Antico Castello, fortezza militare in cui è ben visibile la porta di accesso al possente maniero di epoca longobarda e su cui spicca il poderoso torrione pentagonale d’avvistamento e difesa, comunemente chiamato Rocca.
Dopo questo primo impatto, la vista si rasserena ammirando l’elegante sfilata dei palazzi nobiliari: dal Palazzo Fiorucci (1612) con al suo interno uno splendido camino su cui troneggia lo stemma della casata (tre fiori sorretti da una mano), al Palazzo Comunale di epoca rinascimentale che nel Seicento divenne sede del Sacro Ordine dei Cavalieri di Malta, fino ad arrivare al quattrocentesco Palazzo del Capitano del Popolo, sede del governo e del tribunale, nei cui fondi erano le prigioni. Il recente restauro della parte posteriore ha riportato allo splendore le antiche mura castellane che cingevano tutto intorno la città.

Il centro storico è dominato dai Palazzi Signorili, residenze delle famiglie più facoltose e nobili, che hanno rappresentato una parte importante nella storia di Pietralunga. C’è il Palazzo dei Felicchi e dei Bonori con i suoi stemmi; la casa degli Urbani, con la relativa scritta sul portale; la complessa ed elegante costruzione dei Martinelli.

Maestosa ed intatta è la Pieve di Santa Maria, la cui fondazione risale ai sec. VII-VIII e al cui interno vale la pena di ammirare un affresco raffigurante il martirio di San Sebastiano, attribuito a Raffaellino del Colle. Di grande rilievo artistico è il rosone superiore ed il bel portale romanico che fino alla fine dell’Ottocento costituiva l’ingresso principale della Pieve.

Anche Pietralunga ha la sua rievocazione storica.
Si tratta del Palio della Mannaja, una festa che coinvolge tutta la popolazione la quale, in abiti medievali, rievoca il miracolo trecentesco della Mannaja che ben tre volte si spezzò per non offendere il collo di un innocente accusato ingiustamente di omicidio, sfidandosi nella corsa del biroccio, antico mezzo di trasporto dei condannati a morte. L’investitura dei capitani dei borghi e dei quartieri, la cena del palio, i concerti, le taverne e le osterie aperte per tutto il centro storico diventano per l’occasione uno
spettacolo nello spettacolo.
Appena fuori dall’abitato è presente il Santuario della Madonna dei Rimedi. La tradizione sacra vuole che vi abbia pernottato San Francesco durante i suoi pellegrinaggi da Assisi, a Gubbio, alla Verna. La cittadina è parte integrante di una vasta e pregiata foresta estesa fino a Bocca Serriola. Tutta la zona circostante è ricca di oasi protette (Fauna di Varrea e Fauna di Candeleto), di foreste e boschi con sentieri naturalistici e passeggiate, di varia lunghezza e difficoltà, che fanno di questo luogo uno dei più belli dell’Appennino umbro. È inoltre possibile rilassarsi nella piacevole Pineta di Candeleto, area attrezzata con strutture sportive, ricreative e con piscine immerse nel verde delle colline.

Da Ritratti di Storia – VIAGGIO NEI CENTRI STORICI DEL COMPRENSORIO ALTA VALLE DEL TEVERE della Camera di Commercio di Perugia

montone

Spunti dai borghi dell’Umbria: Montone

Montone resta indimenticabile per chi la visita. Rimane impresso nel cuore questo piccolo borgo medievale, di forma ellissoidale,
immerso nel verde dell’Alta Valle del Tevere, la cui organizzazione spaziale è impostata sulle emergenze di due colli segnati dall’opera
dell’uomo: a nord dal Convento francescano e a sud dalla magnifica Rocca di Braccio. Di essa si conserva l’immagine del Gonfalone, oggi visibile nella Pinacoteca attigua alla Chiesa di San Francesco.

Una Rocca ed un condottiero: Braccio Fortebracci, non solo capitano di ventura, ma grande stratega politico in un’epoca in cui la spregiudicatezza e l’audacia erano doti che Machiavelli giudicava indispensabili alla conservazione di uno Stato. La sua Montone,
ancora integra e protetta entro la possente cinta muraria, aperta solo dalle tre porte – del Verziere, di Borgo Vecchio e del Monte – corrispondenti ai rioni nei quali erano articolati il governo del castello e la vita sociale dei suoi abitanti. Tra vie strette e tortuose, si aprono congiunzioni impreviste, date dalle ampie scalinate che percorrono il centro invitando alla sfida della verticalità, espressa dalle torri campanarie che svettano sull’azzurro. Tanti gli ingredienti, in grado di dare a questo luogo un’aura di lontananza
esclusiva che ne aumenta la capacità attrattiva.
Come se avessimo a che fare con miti e leggende che ancora parlano una lingua affascinante.
Non a caso Montone fa parte dell’esclusivo club dei 100 Borghi più belli d’Italia; non a caso è un polo di attrazione per una comunità particolare, di respiro europeo, colta ed edonista che ha scelto di vivere qui dando anche un proprio contributo artistico e che ogni estate accende nel borgo la magica luce della proiezione filmica.

E il bello è che questo cosmopolitismo convive perfettamente con le antiche tradizioni: nella Donazione nella Santa Spina rivive il legame tra la nobile famiglia dei Fortebracci ed il loro feudo.
Siamo alla fine del Quattrocento quando Carlo, figlio di Braccio, dona la Spina della corona di Gesù ai montonesi, dopo averla ricevuta in premio dalla Serenissima Repubblica di Venezia per aver valorosamente cacciato i Turchi in mare. Il Reliquiario della Santa Spina, in argento sbalzato e cesellato nel quale è riposta la spina della corona del capo di Cristo, si trova presso il Monastero di Sant’Agnese ed ogni anno questo simbolo, in occasione della rievocazione religiosa e storica, attira un gran numero di persone che decidono di
immergersi in un’atmosfera che ha dell’irreale.
La cerimonia si svolge in due momenti: il primo è nel lunedì di Pasqua ed è la celebrazione religiosa. Il secondo, storico, si svolge durante la settimana in cui cade la giornata di ferragosto.
In quest’ultima, i Rioni gareggiano con bandi di sfida, rappresentazioni medioevali e si cimentano nel tiro con l’arco, per aggiudicarsi il Palio ed eleggere la propria Castellana.
Montone è anche luogo di importanti chiese, tra cui quella della Collegiata, risalente al sec. XIV, il cui aspetto attuale è dovuto al restauro effettuato nel XVII sec., e di un particolare Museo etnografico “Tamburo Parlante” dedicato alla cultura africana.
Bellissimo il chiostro del Complesso Museale di San Francesco composto dalla Pinacoteca e dalla trecentesca Chiesa di San Francesco.
Uscendo dalla cittadina da una delle porte, si può intraprendere il cammino del silenzio e della spiritualità giungendo alla Pieve di San Gregorio (XI sec.).

Da Ritratti di Storia – VIAGGIO NEI CENTRI STORICI DEL COMPRENSORIO ALTA VALLE DEL TEVERE della Camera di Commercio di Perugia

passignano

Spunti dai borghi dell’Umbria: Passignano sul Trasimeno

La posizione strategica di Passignano, sorta in epoca etrusca sul promontorio roccioso nelle sponde del lago, ha inevitabilmente
segnato la storia del borgo. Annibale, dopo la battaglia del Trasimeno, qui bloccò la ritirata dei soldati romani superstiti.

Dopo la Pax Romana, il borgo fu teatro delle guerre tra Arezzo, Firenze e Perugia e delle lotte interne tra le famiglie dei Della Corgna e degli Oddi.

Di questo passato di guerre e distruzioni rimane indubbia testimonianza nel castello e nelle torri del perimetro difensivo, alcune delle
quali inglobate nell’abitato.
All’XI secolo risale la Pieve di S. Cristoforo, mentre al ‘500 risale la chiesa della Madonna dell’Uliveto.

L’economia locale è stata sempre legata al lago.

Passignano è rimasto fino al ‘900 un borgo di pescatori, ma nel 1904 nasce qui la prima società di trasporti sul Trasimeno e poi la scuola per piloti di idrovolanti.

Tra gli eventi tradizionali che da anni animano le estati di Passignano il Palio delle Barche, nell’ultima settimana di Luglio.

 

Da Ritratti di Storia – Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia

san giovanni pian del carpine

DA MAGIONE ALLA TERRA DEI TARTARI: I 10.000 CHILOMETRI DI FRA GIOVANNI  DA PIAN DI CARPINE

La terra Umbra ha dato i natali a colui che, primo europeo, percorse oltre 10.000 chilometri per giungere nel lontano Oriente,  raccontandone con dettagliate relazioni le terre e i popoli. Tutto anni prima di quanto poi farà il più conosciuto e celebrato  Marco Polo con il suo “Il Milione”.

Parliamo di Giovanni da Pian del Carpine, frate dell’Ordine dei Minori conventuali e discepolo di San Francesco di Assisi, che proprio nel contado del Lago Trasimeno nacque intorno al 1189.

I carpini caratterizzavano paesaggisticamente la vallata dell’attuale Magione, luogo natio di Giovanni,  a tal punto da identificarne il toponimo che prendeva il nome di Pian di Carpine: e Giovanni, in un’epoca in cui il cognome si legava soprattutto a caratteristiche della famiglia o al luogo di origine, divenne  in latino Iohannes  de Plano Carpini.

Dai carpini del Trasimeno Giovanni, che nel frattempo aveva portato a termine numerose missioni al servizio della Chiesa, ricoprendo anche la carica di Provinciale in Germania e in Spagna, fu inviato nel 1245 da Papa Innocenzo IV come legato pontificio alla corte del Gran Khan per sostenere la conversione dei Tartari e la rinuncia alla minacciata  conquista dell’Europa.

Attraversò Germania e Polonia, giunse a Kiev dove comprò per sé e per Frate Benedetto di Polonia, che da Cracovia lo accompagnava con il ruolo di interprete,  cavalli tartari capaci di cercare il loro cibo sotto la neve.  Dopo un lungo viaggio nella pianura coperta di neve, il 4 aprile 1246 giunse poco a monte della moderna città di Astrakan alla presenza del Khan Batu, il Principe più importante dopo il Gran Khan che si dimostrò benevolo nei confronti dei due religiosi. Ripresero il cammino verso est, scortati da un piccolo gruppo di soldati Tartari.

Dopo quasi quattro mesi di duro viaggio giunsero nell’agosto 1246 all’accampamento imperiale di Sira Ordu a Karakorum, assistendo alla  assemblea che elesse il Gran Khan Guyuk: qui i  frati furono ammessi alla presenza del Gran Khan consegnando la missiva del Papa.

La risposta del Gran Khan non fu quella che il Papa si aspettava, considerato che dichiarava fermamente di non voler modificare i propri progetti.

Tuttavia il viaggio di Giovanni non fu vano ma rappresentò l’apripista per altre missioni apostoliche: l’impresa di Marco Polo non sarebbe poi stata fattibile senza il contributo di questo frate pronto ad affrontare disagi e difficoltà di ogni specie, dimostrando una grande forza d’animo sostenuta da una fede granitica.

Del suo lungo viaggio senza precedenti Fra Giovanni da Pian di Carpine lasciò un particolareggiato resoconto nella  “Historia Mongolorum” (La Storia dei Mongoli ) che può essere definito il più antico dei documenti storico-geografici provenienti da un europeo dedicati all’Asia centrale: racconta in modo dettagliato riti e costumi, il clima, l’abbigliamento, le armi e le tecniche di battaglia, la religione, estendendo le informazioni anche ad altre genti come Russi, Cinesi, Bulgari, Samoiedi e Baschiri.

Nella sua Magione la Sala del Consiglio del Palazzo Comunale ospita il ciclo di affreschi del pittore futurista Gerardo Dottori dedicati al territorio tra i quali la tavola raffigurante l’incontro tra Giovanni da Pian del Carpine e il Gran Khan dei Mongoli.

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Magione

Sono numerose le testimonianze artistiche che raccontano la storia di Magione, conosciuto in epoca romana con il nome di Pian di Carpine. 

Sin da lontano appare la grande torre quadrangolare, eretta a difesa del borgo tra il XII e il XIII secolo.

Nella piazza principale, recentemente restaurata, sorge il Palazzo Comunale che custodisce gli affreschi del Dottori. Al XII secolo risale, invece, l’Ospedale fortificato di S. Giovanni (oggi detto la Badia), voluto dai Cavalieri Gerosolimitani (Cavalieri di Gerusalemme, oggi Cavalieri di Malta).

Nel museo di S.Feliciano sono conservate le antiche tecniche di pesca, da sempre attività principale per l’economia di questa zona.

 

Proseguendo lungo le rive del lago, si schiudono i tesori degli antichi borghi in cui rimane intatto lo spirito dello spazio medievale, denso, liquido e pervasivo: Monte del Lago, il Castello di Zocco, S. Savino e S. Feliciano da cui ci s’imbarca per l’isola Polvese.

 

Dalla Ritratti di Storia “Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno” – Camera di Commercio di Perugia

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Tuoro sul Trasimeno

Tuoro nasce dalla confluenza degli abitanti di una serie di “castelli” disseminati nel territorio circostante.

Le due isole, Maggiore e Minore, grande ricchezza di questo borgo, appaiono immediatamente dal belvedere. A Punta Navaccia sul lido di Tuoro, emerge un’opera dal fascino ancestrale, Campo del Sole.

L’opera pensata da Pietro Cascella, ha visto l’intervento di numerosi scultori che hanno lavorato la pietra serena.

Luogo della battaglia del Trasimeno, il sito storico-archeologico è d’importanza internazionale:
promuove Tuoro all’interno della “Rotta dei Fenici”, uno degli itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa che passa per 18
paesi del Mediterraneo e 80 città.

 

L’ISOLA MAGGIORE
L’Isola Maggiore è un museo a cielo aperto caratterizzata dall’affascinante villaggio di pescatori. Qui si è conservata l’arte del “Pizzod’Irlanda”. Nella sommità dell’isola sorge La Pieve di S. Michele Arcangelo.

 

 

Da RITRATTI DI STORIA Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Castiglione del Lago

Dall’alto si può interamente apprezzare la posizione che ha generato la grande fortuna di Castiglione del Lago, posto ad abbracciare
la vista di tutto il territorio circostante.

Tre sono le opere architettoniche più imponenti: la chiesa di Santa Maria Maddalena, il Castello e il Palazzo dei Della Corgna, attualmente sede del Municipio.

Da quest’ultimo ha inizio il percorso monumentale che arriva al Castello.

Partendo dalle sale meravigliosamente affrescate dal Pomarancio il Vecchio si arriva alla terrazza da cui si accede a un lungo camminamento coperto. Un passaggio suggestivo che conduce all’interno del Castello sino alla grande piazza d’armi.

Sovrasta il Castello l’elegante torre triangolare, che domina il lago. Inoltre, da segnalare, il suggestivo giro del Poggio, il percorso esterno alle mura che si sviluppa sinuoso tra gli ulivi.

Da qui si scorge anche un tratto della pista ciclabile che circonda tutto il lago.

Da RITRATTI DI STORIA Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia

 

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Paciano

Nella strada del Ceraseto, che da Panicale porta al borgo di Paciano, sorge il Santuario della Madonna della Stella, datato al 1561 e che ancora oggi conserva nell’altare l’abside originaria. La particolarità del borgo di Paciano (risalente alla prima metà del XIII secolo) è la sua costruzione geometrica, probabilmente riconducibile all’intervento di frate Elia, progettista e consigliere di Federico II.

Il numero 3 pervade tutto il piccolissimo borgo: 3 sono le porte, 3 le strade principali, 9 le secondarie che si incrociano con le principali formando angoli precisi e ripetuti, 9 le torri che coronano le mura.

La sensazione di serenità che si vive passeggiando tra le strade del borgo, rende comprensibile perché Paciano fosse scelto, un tempo, come sosta preferita dai pellegrini diretti a Roma e oggi come residenza per ex turisti che qui si sono fermati affascinati dall’amenità del luogo.

Da RITRATTI DI STORIA Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia

 

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Spunti dai borghi dell’Umbria: Piegaro

Fondato dai Romani nel 290 a.C. come avamposto nelle storiche guerre contro Chiusi e gli Etruschi, il borgo di Piegaro è immerso in boschi di cerri e roverelle.

Qui, attorno al 1292, si fermarono alcuni dei maestri dell’arte del vetro provenienti da Venezia. L’attività importata da questi ultimi fiorì così rapidamente che già nel 1321 vennero commissionate agli artigiani piegaresi, dalla fabbrica del Duomo di Orvieto, sia le tessere pregiate per i mosaici che le vetrate dell’abside e del transetto. Da allora la produzione, così come testimoniano il museo del vetro e le numerose fornaci, non si è mai interrotta.

Piegaro è circondata da numerosi borghi fortificati e residenze storiche: Cibottola, Castiglion Fosco, le residenze dei marchesi Pallavicini in centro e la splendida dimora dei Della Corgna, poco fuori le mura.

 

Da RITRATTI DI STORIA Viaggio nei Centri Storici del Lago Trasimeno della Camera di Commercio di Perugia