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MUSEO DELLA PESCA A SAN FELICIANO

“ll Museo nasce per valorizzare la “cultura dell’acqua”, formatasi per la presenza del Lago e per l’importanza economica e sociale della pesca, nella sua infl uenza su lingua, storia e vita delle comunità insediate lungo le sue rive. Il Museo è suddiviso in quattro sale che ti consentiranno di scoprire l’evoluzione delle tecniche della pesca dalla preistoria ad oggi. Le sale sono denominate ciascuna con una fase della giornata che scandisce il lavoro del pescatore: alba, mezzogiorno, pomeriggio e sera. L’allestimento si caratterizza per l’uso multidisciplinare di metodi e contenuti per leggere la realtà della pesca nel Lago Trasimeno, avvalendosi di svarianti criteri di osservazione: geologico, archeologico, storico, geografico, antropologico, linguistico e ambientale. Lungo il percorso espositivo trovi cinque acquari che ospitano alcune specie di pesci presenti nel lago: alborella e scardola; tinca; persico sole; persico reale e persico trota; carpa regina.

Per informazioni contatta il numero 0758479261 o il sito www.magionemusei.it. “

 

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RITRATTI DI STORIA: VIAGGIO INTORNO AL TRASIMENO

Il Perugino, il divin pittore Pietro Vannucci, è l’ambasciatore di un viaggio tra i luoghi del Trasimeno che ispirarono le sue opere “dall’aria angelica et molto dolce”.

Lasciati guidare attraverso le immagini che come tratti di pennello dipingono colline, pianure, alberi, ruscelli, dei borghi di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro e Tuoro sul Trasimeno.

Percepirai il continuo dialogo tra l’arte e il paesaggio, coglierai i tratti di storia passata che continua a vivere nel presente, nelle architetture, nelle torri, nei palazzi signorili, nelle abbazie: testimoni silenziosi della fervente attività culturale che ha interessato queste terre.

https://www.youtube.com/watch?v=C1mnegk_VtI

E la collana Ritratti di Storia continua con i percorsi dedicati all’area Eugubino Gualdese e dell’Alta Valle del Tevere.

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LA FIORITURA DI CASTELLUCCIO DI NORCIA

 

Uno spettacolo naturale, per gli occhi e per l’anima, che sorprende sempre, per la magnificenza della sua espressione e per il fatto che non esiste un giorno preciso in cui  effettivamente ammalierà lo sguardo affascinato dell’osservatore: sta di fatto che tra maggio e i primi giorni di luglio l’altopiano di Castelluccio di Norcia incanta per la ricchezza e varietà di specie floreali che ne dipingono, come una tela, i pascoli erbosi.
Papaveri, genzianelle, ranuncoli, violette, trifogli, narcisi…sono solo alcuni dei protagonisti della “Fioritura”: variazioni cromatiche, con toni che vanno dal calore del rosso e del giallo, passando per l’intensità dell’azzurro e del viola tingono il Pian Grande e il Pian Perduto, ed accompagnano, per i sentieri, le passeggiate dei tanti escursionisti che ogni anno si danno appuntamento in questi luoghi dal fascino unico, dove ancora è unicamente la natura ha dettare i ritmi della vita.

 

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LA BATTAGLIA DEL TRASIMENO

Era il 24 giugno del 217 a.C. quando l’esercito romano del console Caio Flaminio Nepote rimase intrappolato in una pianura tra il lago e le colline, circondato dall’esercito del generale cartaginese Annibale. La battaglia è uno dei più importanti e drammatici scontri che si svolsero durante la Seconda Guerra Punica, combattuta tra Roma e Cartagine nel III sec. a.C. per il dominio sul Mar Mediterraneo. Si narra che vi morirono più di 15 mila soldati romani, i cui i corpi vennero bruciati in fosse denominate ustrina.
A testimoniare l’evento sono i numerosi reperti trovati: monete, armi, oltre a tracce degli stessi ustrina.

Nel 1996, il Comune ha creato il “Centro di documentazione permanente sulla Battaglia del Trasimeno” nelle immediate vicinanze del centro storico.
Una serie di pannelli presentano l’intera Seconda Guerra Punica e la battaglia, seguendo le descrizioni di Polibio e Tito Livio.
Plastici illustrano le fasi dello scontro seguendo due diverse ricostruzioni. La principale differenza riguarda i presupposti storico-geografi ci, legati all’estensione del Lago Trasimeno di allora e secondo cui si ipotizzano due scenari rilevantemente
differenti.
Potrai proseguire nella scoperta della battaglia seguendo il “Percorso annibalico”, itinerario storico-archeologico per la campagna di Tuoro, che ripercorre le tappe ed i momenti più salienti dell’evento.
Il percorso è diviso in nove punti di sosta, dove sono stati allestiti pannelli informativi.

Nel mese di agosto potrai assistere a rappresentazioni teatrali dell’evento e dei suoi protagonisti, insieme a cortei storici, corse delle bighe e cene storiche incentrate sulla rievocazione della battaglia.

Per informazioni visita il sito dell’Associazione Pro-Loco di Tuoro (www.prolocotuorosultrasimeno.it) o telefona al numero 075825220.

 

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La simbologia del Santuario della Madonna delle Grondici

 Il Santuario della Madonna delle Grondici, edificio di stile moderno circondato da olivi e cipressi, è collocato in una posizione panoramica molto suggestiva nei pressi della frazione di Tavernelle, nel Comune di Panicale. La sua fondazione, risalente alla fine del Trecento, è legata ad un evento miracoloso: la resurrezione di un bambino per intervento di una “Madonna” dipinta su un’edicola.

Suggestiva è l’origine della parola “grondici”, derivante dal termine suggrunda che identifica la parte del tetto che sporge dal muro esterno di un edificio, appunto la gronda. La teologia medioevale riteneva che i bambini morti senza aver ricevuto il battesimo fossero destinanti al limbo e, di conseguenza, non ne ammetteva la sepoltura in luogo consacrato. I genitori, perciò, portavano i bimbi moribondi non ancora battezzati al Santuario nella speranza che potessero ancora dare qualche segno di vita e ricevere il sacramento del battesimo ed una giusta sepoltura. Se ciò non accadeva, il bambino veniva sepolto sotto la gronda (sub grunda) della casa natale; da qui si è sviluppato nel tempo l’appellativo di Madonna delle Grondici.

Per la sua valenza simbolica, il santuario è ancora oggi meta di pellegrinaggio, soprattutto da parte di madri che pregano per la fecondità e la protezione dei figli.

Dal punto di vista artistico, il santuario custodisce una grande tela dipinta dal pittore tedesco Gregorio Gregori, detto il Teutonico, raffigurante la Madonna in trono fra i Santi Sebastiano e Rocco (1495).

Il gonfalone racchiude due livelli di rappresentazione: il primo raffigura la Vergine con Bambino su trono marmoreo con il Bambino Gesù nudo in braccio, benedicente in posizione eretta. Al suo fianco, angeli in posizione di preghiera ed i Santi Sebastiano e Rocco, noti terapeuti contro la peste. Nella parte bassa è, invece, rappresentato un altare con al centro un bambino nudo con gli occhi aperti. Ai lati i genitori pregano insieme all’eremita Fra Matteo, custode del santuario e committente dell’opera, per ottenere la grazia della resurrezione temporanea del bambino.

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LA PASTORELLA ANDREANA: IL MIRACOLO DEL SANTUARIO DI MONGIOVINO

Nelle immediate vicinanze della frazione di Tavernelle, nel comune di Panicale, spicca il Santuario della Madonna di Mongiovino, che la tradizione narra luogo privilegiato di numerosi eventi miracolosi.
La chiesa, costruita a partire dalla prima metà del ‘500 su modelli bramanteschi costituisce, probabilmente, il maggiore esempio di decorazione ad affresco della seconda parte del Cinquecento in Umbria, arricchita dalle ricche decorazioni degli stipiti degli archi dei portali.
In una delle quattro cappelle laterali è conservata la venerata immagine della Madonna col Bambino in trono, di scuola umbra del XIV sec., originariamente parte di un’edicola di campagna.
Al dipinto sono stati attribuiti molti miracoli e, in particolare, quelli che coinvolsero la pastorella Andreana, alla quale la Vergine apparve chiedendo maggior venerazione per l’edicola. Non creduta, Andreana fu invitata dalla Vergine a recarsi dagli abitanti del castello di Mongiovino portando in testa una brocca piena d’acqua con l’apertura rivolta verso il basso da cui non fuoriusciva acqua, miracolo seguito da numerosi altri.
Nel 1513, l’apparizione venne ufficialmente riconosciuta con una bolla papale di Leone X e nel 1524, prese il via la costruzione dell’attuale santuario. La devozione verso l’immagine è testimoniata dai numerosi “ex voto” in argento, ceri e dipinti che i fedeli donavano alla Vergine.
Di notevole interesse sono il campanile che affianca il tempio (XVIII sec.), la piccola cappella di San Martino e le Pie case.
Il complesso architettonico divenne, modello per altre chiese, come quella di Santa Maria Nuova, a Cortona, realizzata su progetto del Vasari.

 

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IL TEATRO PIU’ PICCOLO DEL MONDO A MONTE CASTELLO DI VIBIO (Pg)

Tra “I Borghi più Belli d’Italia”, Monte Castello di Vibio, cittadina medioevale a poca distanza da Todi, in provincia di Perugia, custodisce all’interno delle sue mura numerosi tesori, tra cui il prezioso gioiello del “Teatro della Concordia”, il teatro più piccolo del mondo, con i suoi 99 posti.

Costruito nei  primi dell’Ottocento, per impulso di nove famiglie di rilievo del luogo, benché esistano altri teatri con posti inferiori a 100, il Teatro della Concordia è l’unico a riprodurre in fedele miniatura i tipici teatri italiani ed europei, come emerge dalla cura dei particolari che lo contraddistingono, impreziositi dai materiali utilizzati e dagli affreschi che ne adornano i palchetti ed il soffitto a volte, ad opera di Cesare Agretti e del giovane figlio.

Interamente in legno ed in puro stile goldoniano, è ispirato nel nome al clima di “concordia tra i popoli” che in quel periodo storico si stava respirando in Europa dopo la rivoluzione francese.
E’ sede di numerosi eventi, ed è anche luogo per celebrare matrimoni con rito civile e per ospitare meeting.

Per informazioni sul Teatro della Concordia: tel. 075.8780737;
http://www.teatropiccolo.it/

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Da Valfabbrica a Poggio San Dionisio: sui passi di San Francesco

 

Una serie di itinerari ispirati al percorso intrapreso da San Francesco quando, nel 1207 subito dopo la sua spoliazione pubblica sulla Piazza di Assisi, partì dalla sua casa per giungere a Gubbio.
L’occasione per incamminarsi lungo un sentiero ancora selvaggio, immerso tra i boschi tipici dell’Umbria: oltre 40 chilometri suddivisi su diversi percorsi da godersi a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Il tutto completato da un panorama appagante, che fu dello stesso Francesco, estimatore attento e profondo della natura, riflesso del volto di Dio.

Due importanti centri storici immersi nel cuore della verde Umbria entrambi caratterizzati da strutture Medievali in ottimo stato di manutenzione. Non meno suggestivo appare il paesaggio caratterizzato da vallate attraversate da numerosi torrenti. La morfologia del territorio ha fatto si che questa zona conservasse pressoché inalterata l’antica civiltà contadina umbra. I numerosi boschi, costituiti prevalentemente da specie arboree tipiche dell’ambiente collinare preappenninico, insieme pile numerose specie di animali in essi presenti rendono questa breve escursione alquanto suggestiva e ricca di emozione.

Arrivati a Valfabbrica parcheggiare l’auto e proseguire a piedi, prendere la via in prossimità di un ristorante e percorrerla tutta.
Arrivati in cima alla salita troviamo 3 strade, ignorare sia quella di destra che di sinistra e proseguire diritti per la strada bianca. Dopo circa 200 mt. in leggera discesa ci troviamo in prossimità di un maneggio, proseguire per la strada bianca costeggiando la recinzione a sinistra, mentre alla nostra destra abbiamo il torrente “Rio della Bionda”. La vallata che percorriamo ci appare subito nella sua bellezza, infatti i numerosi boschi (Ornostrieti) ben governati e preservati da tagli selvaggi, offrono al visitatore uno scenario alquanto suggestivo.
A circa 100 metri dalla recinzione del maneggio troviamo un ponticello che attraversa il torrente, ignorando il primo sentiero a destra e proseguendo per altri 150 mt. circa, troviamo sulla sinistra due sentieri distaccati fra loro circa 20 mt., ignorando il primo, si prende il secondo dopo aver guadato il torrente. Da qui non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalla ripida, ma breve salita che ci porterà dopo circa 200 mt. fino alla località di Poggio S. Dionisio. Inizialmente, dopo il guado il sentiero costeggia sulla destra un piccolo appezzamento di terreno coltivato per poi immetterci in mezzo alla fitta, ma suggestiva vegetazione che protegge il sentiero fino ad una casa colonica (Voc. Cannarecole).
Da qui il sentiero da mulattiera si trasforma in strada bianca che, dopo un breve tratto, ci porta a ridosso del centro abitato. Una volta in cima al sentiero troviamo alla nostra sinistra un piccolo cimitero, prendendo a destra e facendo circa 100 metri di strada pianeggiante ci troviamo a Poggio S. Dionisio.
Il panorama che si può gustare da questo posto è notevole; a sud-ovest si riesce a scoprire Perugia, a est sud-est ci appare imponente ed estremamente vicino il Monte Subasio, a nord-ovest due castelli, il più vicino “Giomici” caratterizzato da due torri, mentre quello più lontano il castello della “Biscina”. Una visita al grazioso centro di Poggio S. Dionisio è consigliata.
A questo punto si riprende in discesa per la strada asfaltata che dopo circa 1,5 Km ci riporta al centro di Valfabbrica. Anche qui si consiglia la visita al suggestivo centro storico il “Pedicino” caratterizzato da torri medioevali e da graziose vie risalenti al 1100.

TEMPI: circa 3 ore comprese le soste

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Forre del Rio Grande: sui passi di San Francesco a Valfabbrica

Una serie di itinerari ispirati al percorso intrapreso da San Francesco quando, nel 1207 subito dopo la sua spoliazione pubblica sulla Piazza di Assisi, partì dalla sua casa per giungere a Gubbio.
L’occasione per incamminarsi lungo un sentiero ancora selvaggio, immerso tra i boschi tipici dell’Umbria: oltre 40 chilometri suddivisi su diversi percorsi da godersi a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Il tutto completato da un panorama appagante, che fu dello stesso Francesco, estimatore attento e profondo della natura, riflesso del volto di Dio.

Ecco uno degli itinerari più suggestivi e più interessanti sia a livello paesaggistico che vegetativo.
A confine fra il comune di Valfabbrica e di Assisi il torrente “Rio Grande” ci offre un paesaggio ancora incontaminato dalla presenza umana, caratterizzato da una formazione vegetativa costituita prevalentemente da specie arboree ed arbustive tipiche della macchia mediterranea. Le numerose specie termofile qui presenti ci fanno capire che sia a livello geologico che a livello climatico ci troviamo in una sacca atipica della zona preappenninica dove è presente un microclima anomalo, ma grazie a questo ed alla morfologia accidentata dal terreno, le forre del Rio Grande offrono all’attento e rispettoso visitatore uno scenario unico per la sua bellezza.

Arrivati a Valfabbrica (SS. 318) per chi viene da Perugia in prossimità dell’inizio del paese, lasciare la statale e girare a destra e seguire l’indicazione Strada Francescana-“Pieve S. Nicolò.

Dopo 150 mt. circa e dopo aver attraversato un ponticello, percorrere altri 40 mt. e girare a destra ignorando la strada in salita che lasciamo alla nostra sinistra. Da qui percorrere circa 600 mt. fino ad arrivare alla località il Pioppo. Qui la strada si biforca aggirando un bellissimo casale ristrutturato. Prendere a sinistra per la strada bianca, costeggiando il torrente Rio Grande. Dopo circa 1 Km troviamo sulla nostra destra una stradina bianca che attraversando il torrente tramite un ponticello si immette in un fitto sottobosco. Ignorando questa, a circa 10 mt. da questo incrocio possiamo vedere che la strada gira bruscamente a sinistra iniziando a salire. In prossimità di questa curva lasciare la macchina e proseguire a piedi.

Seguendo il sentiero che costeggia il torrente Rio Grande prendere sempre verso sinistra per circa 300 mt. dopo aver attraversato una radura incolta e pianeggiante. A questo punto sembra che il sentiero finisca, ma così non è, superando una piccola scarpata alla nostra destra ci troveremo di fronte ad un agevole guado, attraversato questo seguire sempre il sentiero che costeggia il torrente. Attraversando una seconda radura il paesaggio già da questo punto del sentiero ci appare in tutta la sua bellezza. Circondati da lecci (Quercus ilex) piante arboree sempre verdi tipiche della macchia mediterranea: Spartium iunceum (ginestra), Citisus scoparius Junipertib oxicedrus (ginepro rosso), Smilax aspera (straccia brache). Ci rendiamo conto che in pochi metri percorsi siamo passati da un ambiente vegetativo caratterizzato dal Lauretum freddo ad un ambiente del Lauretum caldo, tipico delle coste tirreniche. Quello che la natura ha fatto in questa zona è veramente unico ed irripetibile.

Seguendo il sentiero lungo il torrente, dopo circa 10 minuti di cammino ci troviamo di fronte ad una mulattiera scavata sulla roccia alla nostra sinistra. mentre alla nostra destra il sentiero diventa sempre più sfatto e ci costringerà ad effettuare un altro facilissimo guado. Ignorando la mulattiera di sinistra (si fa notare che la strada termina dopo appena 20 mt.) si prende il sentiero di destra e da questo punto in avanti seguendo il sentiero principale e seguendo il torrente ci troviamo nelle forre del torrente Rio Grande.
Descrivere il sentiero qui non è facile anche perché la morfologia impervia della zona impedisce dì chiudere il percorso ad anello; quindi usando la massima cautela, risalendo il torrente, ci troveremo di fronte a delle gole che rendono alquanto difficile il proseguo del cammino, quindi a questo punto si consiglia di ritornare indietro percorrendo il sentiero in senso inverso.

TEMPI
Due ore circa

 

 

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Dal Castello di Coccorano a Sambuco: sui passi di San Francesco a Valfabbrica

Una serie di itinerari ispirati al percorso intrapreso da San Francesco quando, nel 1207 subito dopo la sua spoliazione pubblica sulla Piazza di Assisi, partì dalla sua casa per giungere a Gubbio.
L’occasione per incamminarsi lungo un sentiero ancora selvaggio, immerso tra i boschi tipici dell’Umbria: oltre 40 chilometri suddivisi su diversi percorsi da godersi a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Il tutto completato da un panorama appagante, che fu dello stesso Francesco, estimatore attento e profondo della natura, riflesso del volto di Dio.

Percorrendo le colline che circondano il Lago di Valfabbrica, con questo sentiero si possono vedere 3 centri storici risalenti al 1200 (Castello di Coccoranaccio, Castello di Coccorano, Sambuco). Attraversando i boschi che caratterizzano la zona preappenninica dell’Umbria è possibile avvistare anche numerosi rapaci (poiane, gheppi, nibbi comuni e reali).
Da Perugia si raggiunge Valfabbrica (SS. 318), dopo circa 2 Km oltrepassato Valfabbrica in direzione Gualdo Tadino si svolta a sinistra seguendo le indicazioni Lago di Valfabbrica-Strada Francescana. Arrivati sul lato sinistro del muraglione della diga sul fiume Chiascio, ci troveremo di fronte dopo circa 200 metri i ruderi del Castello di Coccoranaccio, si parcheggia la macchina e si prosegue a piedi.

TEMPI Circa 3 ore e mezzo escluse le soste