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ANNIBALE E LA BATTAGLIA DEL CACIO

“Una leggenda piemontese, che come tutte le leggende ha un fondo di verità, tramanda che Annibale, nel 218 a.C. (II Guerra Punica), scendendo dalle Alpi alla conquista di Roma, si trattenne a lungo in Taurinia, nei pressi dell’attuale Torino per merito delle “tome”. Chissà se l’anno successivo, dopo la battaglia del Trasimeno, quando accampò i suoi soldati nei pressi dell’attuale Montecastrilli, si rifocillò con il famoso pecorino prodotto dagli Umbri che tanto piaceva ai legionari romani”.

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi

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IL MISTERO DELLA CARBONARA

“È un classico della cucina italiana, ormai esportato  in tutti i ristoranti del mondo. Ma chi ha inventato la pasta alla carbonara? Sembra che sia nata, per caso, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli Americani arrivarono nella Capitale con tanto bacon e uova in polvere che i cuochi romani trasformarono poi nella magica ricetta. ma c’è un’altra ipotesi: la carbonara fu creata dai carbonari e dai boscaioli che portavano la legna dalle campagne umbre a Roma. E i primi ambasciatori del celebre piatto furono i pastori del “cuore verde”, che durante le transumanze nelle campagne romane viaggiavano sempre con la preziosa scorta di guanciale, pepe, olio, uova e pecorino”.

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi

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LA CACIARA

 

 

La parola dialettale indica confusione, trambusto, gazzarra. Secondo l’Enciclopedia Treccani l’etimologia della parola arriva direttamente da “luogo dove si fabbrica il cacio”: un riparo dei pastori, ricco di utensili, tenuti in modo disordinato la caciara è anche il nome di un ricovero in pietra utilizzato dai pastori sulle montagne dell’Appennino: un luogo di lavoro, dove stoccare i formaggi ma anche utile riparo per proteggersi dalle intemperie e riposare durante le lunghe transumanze.

 

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi

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IL CACIOCAVALLO DEL CIECO DI ORVIETO

 

“Sono oscure le origini del caciocavallo, tra l’Oriente e il Regno delle Due Sicilie. Questo tipo di formaggio crudo a pasta filata, prodotto quasi sempre con latte di vacca intero con acidità di fermentazione, viene citato per la prima volta nel 1350 da Franco Sacchetti che nella sua centoventottesima novella racconta le peripezie di un cieco di orvieto, ghiotto di formaggio, che fu derubato dei cento fiorini che voleva investire nell’acquisto  di una grande partita di caciocavallo”.

Tratta dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi

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MEGLIO SCAVARE UNA FOSSA…..

 

“Il meraviglioso  formaggio di fossa nacque per caso. era la primavera del 1486 quando Alfonso d’Aragona, figlio del re di Napoli, sconfitto dai Francesi, ottenne ospitalità da Girolamo Riario, signore di Forlì. Ma il cibo scarseggiava e i soldati Aragonesi iniziarono a depredare i contadini delle campagne circostanti che,, per difendersi dalle razzie, nascosero le provviste nelle fosse di arenaria. A novembre i soldati se ne andarono e i contadini dissotterrarono i loro approvvigionamenti. E così scoprirono che non solo i formaggi non erano ammuffiti ma avevano un sapore speciale. Da allora, ogni anno, continuarono a scavare la fossa al cacio”.

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi

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PECORINO NELL’ACETO

“Come veniva conservato il pecorino umbro? Non ci sono testimonianze scritte ma solo racconti e tecniche di lavorazione trasmesse dai pastori nei secoli, di padre in figlio. Secondo fonti orali degli inizi del Novecento le forme venivano bagnate con olio e aceto e poi avvolte in un telo inzuppato di aceto. oppure venivano unite con una morchia d’olio mescolata con la cenere o la farina di castagne. Quasi sempre, fino al momento del consumo, il pecorino veniva immerso in un recipiente colmo d’olio d’oliva.”

Tratto dalla pubblicazione della Camera di Commercio di Perugia “L’Umbria dei Formaggi