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Il Museo più dolce…..

Nell’immediata periferia della città di Perugia (in località San Sisto) presso lo stabilimento della Perugina, dove si produce lo storico “Bacio”, marchio conosciuto a livello nazionale e internazionale,trovi il Museo Storico della Perugina realizzato nel 1997 ed oggi tra i musei d’impresa più visitati d’Italia, secondo solo a quello della Ferrari.

Il museo narra non solo una storia imprenditoriale, ma anche una storia familiare e una cittadina, essendo la Perugina fortemente radicata e integrata nel territorio locale. Il Museo è strutturato per aree tematiche. La prima, “Dal cacao al cioccolato”, è dedicata alla storia, leggenda, coltivazione e produzione del cioccolato nel mondo. La seconda, “Una storia aziendale”, ripercorre l’evoluzione della Perugina, dal laboratorio artigianale del 1907 alla moderna multinazionale. Nella sezione “Prodotti e reti vendita”, viene ricostruita l’evoluzione commerciale ed il mutamento del “concetto” di cioccolato negli italiani, da oggetto di regalo ad alimento. L’ultima area, “La comunicazione”, illustra la storia della reclame, dei cambiamenti del linguaggio e delle tecniche di comunicazione.

Accanto al Museo opera la Scuola del Cioccolato, la prima in Italia interamente dedicata al mondo del cioccolato. Qui potrai immergerti in un percorso polisensoriale di degustazione e creare con le tue mani opere d’arte di cioccolato, assistito da esperti cioccolatieri.

Potrai anche partecipare ai diversi corsi periodicamente proposti.

Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì 9,00-13,00; 14,00 -17,30.

Per il sabato mattina si consiglia di telefonare.

La visita, anche in inglese, è gratuita, ma per i gruppi è necessario prenotare al numero 0755276796.

Per informazioni: www.perugina.it

(tratto da “Abitare il territorio”)

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Il Santo Anello

Nella Cattedrale di San Lorenzo, nel centro storico di Perugia, la cappella del Santo Anello conserva quella che la tradizione indica come la fede nuziale della Madonna, venerata reliquia affidata alla custodia dei Canonici della Compagnia di San Giuseppe. La reliquia è custodita in una cassaforte posta ad otto metri d’altezza sopra l’altare e ben protetta da una serie di grate e sportelli in metallo.

Per aprirla occorrono ben 14 chiavi tenute dall’Arcivescovo, dai Canonici della cattedrale e da altre autorità civiche. Il “Santo Anello”, al di là della devozione popolare, rappresenta un simbolo della santità, stabilità, fecondità del matrimonio cristiano, messo sotto la protezione della Sacra Famiglia. Il forte legame di Perugia alla reliquia si rinnova in occasione della secolare Festa del Santo Anello (29 luglio) con l’ostensione della reliquia.

(testo tratto da “Abitare il territorio”)

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AGRODOLCE DI VERDURE

Ingredienti: 200 gr. di cipolline, 200 gr. di carote, 300 gr. di sedano, 500 gr. di peperoni, mezzo litro di aceto di vino, mezzo bicchiere di olio di oliva, mezzo bicchiere di miele, 1 cucchiaio di sale grosso, 45 chiodi di garofano, mezza noce moscata grattugiata e alcune foglie di alloro.

Le verdure, mondate e ben lavate, vanno tagliate a pezzi, ad eccezione delle cipolline che devono restare intere. In una pentola capace si pongono l’aceto, il miele, l’olio, il sale e le spezie.

Quando il liquido bolle si aggiungono le verdure cominciando con le cipolline e le carote. Si lasciano cuocere 2 minuti, si aggiunge il sedano e dopo 2 altri minuti il cavolfiore suddiviso a cimette ed infine i peperoni che devono cuocere per tre minuti soltanto. Tutte le verdure devono restare leggermente al dente.

Si ripongono in vasi di vetro, si ricoprono con il liquido di cottura, aggiungendo eventualmente un goccio di olio, si chiudono con i tappi a vite e si lasciano riposare per almeno 2 settimane prima di consumarle. Sono un fresco antipasto estivo ed un ottimo contorno per bolliti misti o per arrosti freddi. Le verdure si conservano per molti mesi, se tenute in luogo fresco e asciutto.

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Dolce come…il miele

 

In una terra verde e suggestiva come l’Umbria, l’apicoltura è una tradizione antica come i suoi monasteri e le sue torri.

Basta osservare con calma e il nostro sguardo coglierà, a ridosso di un vecchio casolare o nell’ondeggiar e primaverile dei prati freschi di pioggia, le arnie di qualche apicoltore che, con cura e sapienza, alleva le sue api in attesa del dolce raccolto. Si potranno trovare anche strutture moderne in grado di analizzare, vagliare, selezionare e conservare in eleganti confezioni il prezioso frutto del lavoro dell’ape e dell’apicoltore.

Mieli liquidi e mieli cristallizzati. La maggior parte del miele tende a cristallizzare per fenomeni spontanei e del tutto naturali. Cosicché mieli come quelli di Millefiori, Trifoglio, Sulla, Girasole, dopo qualche settimana dalla loro estrazione dai favi cominciano a formare una pasta via via più compatta e densa. Altri come il miele di Castagno e di Acacia, possono restare liquidi per molti mesi senza cambiare il loro aspetto.

Per riportare il miele cristallizzato allo stato liquido, è sufficiente scaldare il vaso a bagno maria senza superare i 40° centigradi. Ma attenzione… il calore, soprattutto se mal controllato può distruggere le preziose qualità biologiche degli enzimi, delle vitamine e dei fattori antibiotici contenuti nel nostro miele. Questo naturalmente vale per godere appieno delle sue benefiche proprietà. Se poi volessimo usarlo in cucina potremmo anche sacrificare questo aspetto per gustarne altri.

(tratto da “SAPORI DI UNA TERRA – Prodotti tipici della Provincia di Perugia” a cura dell’Assessorato allo Sviluppo Economico della Provincia di Perugia e della Camera di Commercio di Perugia)

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Il museo del tartufo a Scheggino

Lo strumento per eccellenza del cavatore è il vanghetto, ne esistono di antiche e di varie fogge, che pur rispettando la forma, che permette appunto di scavare senza rovinare i pregiati tuberi e il loro habitat, cambiano a seconda dell’epoca, denunciando l’antichità del mestiere.

Ma tra i reperti d’antan più interessanti esposti al Museo del Tartufo di Scheggino ci sono quelli legati agli esordi dell’industria conserviera legata al tartufo. Strumentazioni e macchinari che in alcuni casi risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, agli anni dell’esordio anche in Umbria di pratiche in uso in Europa già agli inizi del diciannovesimo secolo. Un martelletto che, arroventato, è capace di sigillare ermeticamente le scatolette di tartufo conservato, oggi ci fa sorridere con nostalgia, oltre cento anni fa era guardato con aspettativa e meraviglia. E ancora catini per la raccolta e il lavaggio, contenitori per la bollitura dei tartufi e la loro sterilizzazione, le prime confezioni che hanno accompagnato, custodendone l’integrità all’interno e promuovendone il messaggio all’esterno, le prime confezioni di tartufo conservato che hanno viaggiato per il mondo.

Oggetti preziosi dal punto di vista della cultura materiale che hanno una storia anche in provincia di Perugia. Il museo del tartufo, ancora in fase di allestimento, ospita la storia della tartuficoltura locale e della conservazione dei tuberi, avviata proprio a Scheggino dalla famiglia Urbani. Un’altra storia di pionierismo industriale umbro.

Documenti, poesie, libri, ricette, fotografie, attrezzature storiche lunghe un secolo: questo e molto altro si può trovare all’interno del museo. Negli spazi del museo ci sono anche le prime macchine da scrivere utilizzate, le fatture scritte a mano, le pagine di giornali internazionali che raccontano del tartufo e di Scheggino. Il tutto accompagnato dalle sagome di chi quella storia, che ha condizionato la vita di interi paesi della Valnerina, l’ha vissuta da protagonista, ma anche da strumenti audiovisivi che ci riportano nel mondo di oggi, all’evoluzione della tartuficoltura e delle tecniche di conservazione.

Piazza Carlo Urbani

06040 Scheggino (PG)

Orario apertura: sabato e domenica 10:00 – 19:00 (per tutti gli altri giorni si prega di contattare i recapiti

Tel. 0743 816109 – 0743 613171 museodeltartufo@urbanitartufi.it