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SEMIFREDDO DI MELONE AL SAGRANTINO

 2 meloni di media grandezza

50 g di zucchero

100 g di panna montata

un bicchiere di Sagrantino

un limone

Svuotate i meloni facendo attenzione a non rovinare la buccia e passate la polpa nel passatutto.

Amalgamatevi bene il succo di limone con lo zucchero, unite la panna montata e lasciate raffreddare il composto in frigorifero per circa 2 ore.

Riprendete il composto, maneggiatelo ancora e ponetelo nel congelatore per circa un’ora. Trascorso il tempo, riempite il melone svuotato o singoli bicchieri con la crema gelata e, se volete, guarnite con panna prima di servire.

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Mousse all’Orvieto Classico

 4 tuorli d’uovo

200 g di zucchero

¼ di litro di vino bianco Orvieto Classico

scorza grattugiata di un limone

succo di un limone e succo di un’arancia

8 fogli di gelatina

¼ di litro di panna

8 chicchi d’uva

 

Amalgamate i tuorli d’uovo con lo zucchero, la scorza di limone ed i succhi dell’arancia e del limone. Scaldate a bagnomaria, sempre mescolando con un frullatore. Togliete dall’acqua il recipiente e, mescolando, incorporate la gelatina, sciolta in poca acqua fredda.

Lasciate raffreddare la crema.

Montate la panna ed incorporatela alla crema non appena inizia a rapprendersi.

Preparate le coppette, sciacquandone l’interno con acqua fredda e spolverandole di zucchero. Versate la crema nelle coppette, mettetele in frigorifero e lasciate raffreddare. Decorate ogni coppetta con chicchi d’uva ed un ciuffo di panna montata.

 

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Budino di riso al Rosso di Montefalco

 

250 g di riso

1 litro di Vino Rosso di Montefalco

180 g di zucchero

40 g di burro

buccia grattugiata di un limone

2 chiodi di garofano

un pizzico di cannella in polvere

½ tazza di panna da montare

un pizzico di sale e pepe

Cuocete il riso a calore moderato nel vino condito con sale, pepe, scorza di limone, chiodi di garofano e cannella. A cottura ultimata, aggiungete 150 g di zucchero, mescolare bene e scolare il riso, pressandolo poi con cura in una forma bagnata prima con acqua fredda.  Mettere in luogo fresco; quando il budino si sarà completamente raffreddato, sformare su un piatto da portata. Montare la panna con il resto dello zucchero e guarniteci il budino.

 

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SCHIACCIATA CON CIPOLLA DI CANNARA

250 g di farina

15 g di lievito di birra

½ bicchiere di olio extra vergine di oliva

1 cucchiaio di strutto

acqua

1 pizzico di sale

2 cipolle di Cannara

qualche foglia di salvia

pepe

Impastate la farina con il lievito sciolto in poca acqua tiepida. Lasciate lievitare in luogo tiepido per circa 2 ore. Lavorarlo con le mani, amalgamandovi l’olio, lo strutto ed il sale.

Stendete la pasta dello spessore di circa un dito e sistematela sulla placca da forno unta con un poco d’olio.

Affettate le cipolle, sbollentitele in acqua per qualche minuto, scolatele e ricoprite la teglia. Aggiungete qualche foglia di salvia, salate e pepate e cospargete con un filo d’olio extravergine d’oliva.

Cuocete in forno caldo a 180-200° per 15-20 minuti circa.

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TORTA SALATA ALLE FAVE

Dosi per 4 persone

Per il guscio:

150 g di farina di segale

60 g di burro a temperatura ambiente

1 bustina di lievito in polvere per torte salate

1 pizzico di sale

latte o acqua se serve

Per il ripieno:

250 g di fave secche

250 g di castagne secche

150 g di riso

2 uova

sale

Tenete a bagno le castagne per 24 ore, scolatele e cuocetele in acqua bollente per un’ora e mezzo, poi scolatele e passatele. Dopo averle tenute in ammollo, lessate le fave, scolatele e passatele. Nel frattempo cuocete il riso in acqua bollente.

Unite i due passati al riso cotto e scolato, aggiungete il sale e lasciate freddare. Aggiungete le uova.

Su una spianatoia, versare la farina a fontana con al centro il lievito, il sale, il burro a pezzetti. Lavorate bene, unendo eventualmente un po’ di latte o acqua per ammorbidire.

Ungete una tortiera con olio e stendetevi sopra l’impasto, lasciando un poco di pasta per il bordo. Disponete il ripieno richiudendo il bordo verso l’interno.

Cuocete in forno a 180° per 40 minuti circa e servite calda.

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TORTA SALATA AL FARRO

Dosi per 4 persone

Per il guscio:

300 g di farina

2 uova

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

1 bustina di lievito in polvere per torte salate

1 pizzico di sale

acqua

Per il ripieno:

300 g di farro

300 g di ricotta

3 uova

80 g di pecorino grattugiato

1 ciuffo di prezzemolo

1 spicchio di aglio

Dopo averlo ammollato, lessate il farro, scolatelo bene, lavorate la ricotta con una forchetta, unirvi il prezzemolo tritato con l’aglio e d il pecorino, il farro e le uova leggermente sbattute.

Su una spianatoia, versate la farina a fontana con al centro le uova, il sale, il lievito, l’olio e un po’ d’acqua a temperatura ambiente. Lavorate l’impasto aggiungendo tanta acqua quanto necessita per ottenere un composto elastico, ma consistente.

Ungete una tortiera con un po’ d’olio, o rivestirla con carta forno, disponetevi sopra la pasta allargandola con le mani in modo da coprirne il fondo ed i bordi.

Versate all’interno il ripieno, richiudendovi leggermente sopra la pasta dei bordi.

Cuocere a 180° per 40 minuti circa.

La torta può essere gustata sia calda che fredda.

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TIRAMISU’ ALLO ZAFFERANO

Dosi per 8 persone:

500 g di mascarpone
4 uova
8 cucchiai di zucchero
2 caffettiere di caffè per 4 persone ciascuna
savoiardi
cacao amaro in polvere
2 cucchiai di latte
2 bustine di zafferano

Separare i tuorli dagli albumi e metterli in due diverse ciotole.
Montare i tuorli con lo zucchero. Sciogliere nel latte caldo lo zafferano e aggiungerlo alla crema.
Montare a neve gli albumi.
Incorporare alla crema il mascarpone, aggiungendo, con movimenti dal basso verso l’alto,  gli albumi a neve.
Zuccherare il caffè freddo ed inzupparvi i biscotti, disponendoli a strati su una pirofila.
Ricoprire ogni strato di biscotti con la crema fino a completamento degli ingredienti.
Spolverizzare l’ultimo strato con il cacao in polvere e trasferire in frigorifero per almeno 3 ore.

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PROVERBI….ALL’OLIO D’OLIVA

 

Una pianta e un frutto che per il ruolo prezioso che da sempre hanno rivestito nella vita dell’uomo e nella tradizione economica, specie locale, hanno ispirato locuzioni e modi di dire, vero e proprio patrimonio espressivo e lessicale della nostra terra.
Eccone un assaggio tra detti popolari, doti taumaturgiche quasi al confine con il magico, precetti quasi imperativi dell’attività di olivicoltura che diventano metafora di vita, a testimonianza di come l’olivo ed il suo pregiato prodotto costituiscano un bene di grande valore.

L’olio e la verità tornano a galla.
(La verità emerge sempre, come la caratteristica dell’olio di non mischiarsi con l’acqua quando viene aggiunta).

Dolori, olio dentro e olio fuori.
(In caso di affezioni interne e esterne l’olio ha proprietà salutari).

Ungi e frega, ogni male si dilegua.
(Antico proverbio umbro: ungi il corpo e massaggia e ogni dolore svanisce).

Mercante di vino, mercante poverino; mercante d’olio, mercante d’oro.
(L’olio, da sempre bene “prezioso”, anticamente rendeva più del vino).

Olio, ferro e sale mercanzia reale.
(L’olio come merce preziosa sin da epoche lontane).

Chi vuol tutte l’ulive non ha tutto l’olio.
(La pratica di lasciare a lungo le olive sulla pianta fino a che maturino tutte, comporta che se ne perda una quantità).

Olio di lucerna ogni mal governa.
(L’olio che nella lampada si trasforma in luce, sostanza immateriale, deve necessariamente possedere qualità prodigiose, ben superiori alle nostre percezioni umane” – Cesare Marchi “ Quando eravamo brava gente”).

Olio, aceto pepe e sale, sarebbe buono uno stivale.
(Persino cose non commestibili potrebbero diventare gustose al palato se condite con ingredienti come l’olio).

Chi vuol fare invidia al suo vicino pianti l’olivo grosso e il fico piccolino.

L’olivo quanto più ciondola, più unge. (la pianta tanto carica da avere rami penduli rende, in olio, più delle altre).

L’ulivo benedetto vuol trovar pulito e netto (la tradizione, oggi poco seguita, voleva che in occasione della domenica delle palme, quando si benedivano le case, queste dovevano essere ben pulite).

La prima oliva è oro, la seconda argento, la terza non val niente.

Agli ulivi, un pazzo sopra e un savio sotto.
(Nella raccolta delle olive occorre una persona vigorosa che squota i rami perché le olive cadano e una persona prudente che ai piedi dell’albero le cerchi e le raccolga. O ancora in cima chi poti senza riguardi, in basso chi concimi con misura).

Vigna piantata da me, gelso da mio padre, olivo da mio nonno.
(Riconosce la longevità dell’olivo rispetto alle altre piante comunemente coltivate dai contadini, tale da accompagnare l’avvicendarsi delle generazioni).

Gioventù in olio, vecchiezza in duolo.

L’ulivu benedetto arde verde e arde seccu.
(Antico proverbio umbro: l’olivo arde nel focolare sia che sia verde, sia che sia secco).

Se di febbraio corrono i viottoli, empi di vino e olio tutti i ciottoli.
(Se febbraio è piovoso, ci saranno grandi raccolti di vino e olio, tanto da richiedere che si riempiano anche i più piccoli contenitori).

Per l’assunta l’oliva è unta.
(Per il quindici di agosto l’oliva ha già preso corpo e comincia a formare al suo interno l’olio).

Le olive cominciano a fare olio quando hanno avuto la novena di Natale.
(Le olive sono al punto giusto di raccolta quando si celebra la funzione della Novena di Natale, ovvero i nove giorni che precedono il natale dal 15 al 23 dicembre).

Fammi povero di legno che ti farò ricco d’olio.
(è la stessa pianta d’ulivo a ricordare che una potatura decisa assicura un generoso raccolto).

Trama d’aprile, riempi il barile; trama di maggio, giusto un assaggio; trama di giugno, ungi solo il grugno.
(Il momento di fioritura è indice del presumibile quantitativo della futura raccolta).

Se piove d’agosto, piove olio, miele e mosto.
(abbondanti piogge in agosto, assicurano, tra l’altro, copiosi raccolti di olive)

Per San Silvestro ogni oliva nel canestro.
(Tradizionalmente e convenzionalmente il 31 dicembre sancisce la chiusura del periodo di raccolta delle olive)

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LA BATTAGLIA DEL TRASIMENO

Era il 24 giugno del 217 a.C. quando l’esercito romano del console Caio Flaminio Nepote rimase intrappolato in una pianura tra il lago e le colline, circondato dall’esercito del generale cartaginese Annibale. La battaglia è uno dei più importanti e drammatici scontri che si svolsero durante la Seconda Guerra Punica, combattuta tra Roma e Cartagine nel III sec. a.C. per il dominio sul Mar Mediterraneo. Si narra che vi morirono più di 15 mila soldati romani, i cui i corpi vennero bruciati in fosse denominate ustrina.
A testimoniare l’evento sono i numerosi reperti trovati: monete, armi, oltre a tracce degli stessi ustrina.

Nel 1996, il Comune ha creato il “Centro di documentazione permanente sulla Battaglia del Trasimeno” nelle immediate vicinanze del centro storico.
Una serie di pannelli presentano l’intera Seconda Guerra Punica e la battaglia, seguendo le descrizioni di Polibio e Tito Livio.
Plastici illustrano le fasi dello scontro seguendo due diverse ricostruzioni. La principale differenza riguarda i presupposti storico-geografi ci, legati all’estensione del Lago Trasimeno di allora e secondo cui si ipotizzano due scenari rilevantemente
differenti.
Potrai proseguire nella scoperta della battaglia seguendo il “Percorso annibalico”, itinerario storico-archeologico per la campagna di Tuoro, che ripercorre le tappe ed i momenti più salienti dell’evento.
Il percorso è diviso in nove punti di sosta, dove sono stati allestiti pannelli informativi.

Nel mese di agosto potrai assistere a rappresentazioni teatrali dell’evento e dei suoi protagonisti, insieme a cortei storici, corse delle bighe e cene storiche incentrate sulla rievocazione della battaglia.

Per informazioni visita il sito dell’Associazione Pro-Loco di Tuoro (www.prolocotuorosultrasimeno.it) o telefona al numero 075825220.