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La simbologia del Santuario della Madonna delle Grondici

 Il Santuario della Madonna delle Grondici, edificio di stile moderno circondato da olivi e cipressi, è collocato in una posizione panoramica molto suggestiva nei pressi della frazione di Tavernelle, nel Comune di Panicale. La sua fondazione, risalente alla fine del Trecento, è legata ad un evento miracoloso: la resurrezione di un bambino per intervento di una “Madonna” dipinta su un’edicola.

Suggestiva è l’origine della parola “grondici”, derivante dal termine suggrunda che identifica la parte del tetto che sporge dal muro esterno di un edificio, appunto la gronda. La teologia medioevale riteneva che i bambini morti senza aver ricevuto il battesimo fossero destinanti al limbo e, di conseguenza, non ne ammetteva la sepoltura in luogo consacrato. I genitori, perciò, portavano i bimbi moribondi non ancora battezzati al Santuario nella speranza che potessero ancora dare qualche segno di vita e ricevere il sacramento del battesimo ed una giusta sepoltura. Se ciò non accadeva, il bambino veniva sepolto sotto la gronda (sub grunda) della casa natale; da qui si è sviluppato nel tempo l’appellativo di Madonna delle Grondici.

Per la sua valenza simbolica, il santuario è ancora oggi meta di pellegrinaggio, soprattutto da parte di madri che pregano per la fecondità e la protezione dei figli.

Dal punto di vista artistico, il santuario custodisce una grande tela dipinta dal pittore tedesco Gregorio Gregori, detto il Teutonico, raffigurante la Madonna in trono fra i Santi Sebastiano e Rocco (1495).

Il gonfalone racchiude due livelli di rappresentazione: il primo raffigura la Vergine con Bambino su trono marmoreo con il Bambino Gesù nudo in braccio, benedicente in posizione eretta. Al suo fianco, angeli in posizione di preghiera ed i Santi Sebastiano e Rocco, noti terapeuti contro la peste. Nella parte bassa è, invece, rappresentato un altare con al centro un bambino nudo con gli occhi aperti. Ai lati i genitori pregano insieme all’eremita Fra Matteo, custode del santuario e committente dell’opera, per ottenere la grazia della resurrezione temporanea del bambino.

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LA PASTORELLA ANDREANA: IL MIRACOLO DEL SANTUARIO DI MONGIOVINO

Nelle immediate vicinanze della frazione di Tavernelle, nel comune di Panicale, spicca il Santuario della Madonna di Mongiovino, che la tradizione narra luogo privilegiato di numerosi eventi miracolosi.
La chiesa, costruita a partire dalla prima metà del ‘500 su modelli bramanteschi costituisce, probabilmente, il maggiore esempio di decorazione ad affresco della seconda parte del Cinquecento in Umbria, arricchita dalle ricche decorazioni degli stipiti degli archi dei portali.
In una delle quattro cappelle laterali è conservata la venerata immagine della Madonna col Bambino in trono, di scuola umbra del XIV sec., originariamente parte di un’edicola di campagna.
Al dipinto sono stati attribuiti molti miracoli e, in particolare, quelli che coinvolsero la pastorella Andreana, alla quale la Vergine apparve chiedendo maggior venerazione per l’edicola. Non creduta, Andreana fu invitata dalla Vergine a recarsi dagli abitanti del castello di Mongiovino portando in testa una brocca piena d’acqua con l’apertura rivolta verso il basso da cui non fuoriusciva acqua, miracolo seguito da numerosi altri.
Nel 1513, l’apparizione venne ufficialmente riconosciuta con una bolla papale di Leone X e nel 1524, prese il via la costruzione dell’attuale santuario. La devozione verso l’immagine è testimoniata dai numerosi “ex voto” in argento, ceri e dipinti che i fedeli donavano alla Vergine.
Di notevole interesse sono il campanile che affianca il tempio (XVIII sec.), la piccola cappella di San Martino e le Pie case.
Il complesso architettonico divenne, modello per altre chiese, come quella di Santa Maria Nuova, a Cortona, realizzata su progetto del Vasari.

 

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TORTA DI PASQUA

Si può dire che ogni famiglia è depositaria di una propria versione di questa prelibatezza tipica delle tavole umbre del periodo pasquale. Questa è una di quelle: ottima da sola, sublime se accompagnata da capocollo o salame e uovo sodo benedetto, come vuole la tradizione locale per la colazione della mattina di Pasqua.

Ingredienti per una torta di circa 1 kg:

500 g. farina tipo 0
75 g. strutto
75 g. olio extra vergine d’oliva umbro
50 g. lievito di birra

50 ml acqua tiepida
1/2 bicchiere di carta di latte
100 g. pecorino romano grattugiato
100 g. parmigiano reggiano grattugiato
75 g. groviera a dadini
5 uova
un pizzico di pepe per ogni uovo
15 g. sale

Impastare 50 gr di farina e 10 g. di lievito di birra sciolti in 50 ml di acqua tiepida. Lasciare riposare “il lievitino” così formato per qualche ora, ideale una notte, coprendo la ciotola con un panno.

Successivamente sciogliere nel latte tiepido lo strutto ed il restante lievito di birra.
Sbattere le uova con un pizzico di sale, aggiungervi i formaggi sempre continuando a mescolare, lasciando insaporire bene il tutto.

Riprendere il lievitino. A questo aggiungere la farina rimasta, il latte con il lievito di birra e lo strutto, le uova miscelate con i formaggi, il sale, il pepe e l’olio.
Impastare con vigore per 30 minuti.

Procurarsi uno stampo (in alluminio o coccio, unto e infarinato, o di carta) e versarvi l’impasto, che deve arrivare a metà contenitore. Per ottenere la classica forma di cupoletta una volta cotta, si consiglia di dare all’impasto la forma di una palla prima di versarlo nello stampo.
Far lievitare in forno caldo: per facilitare il processo di lievitazione e mantenere l’impasto umido, si può lasciare una pentolino di acqua bollente sul fondo del forno con la luce interna accesa.
Quando l’impasto raggiunge il bordo del contenitore, all’incirca dopo 3 ore, la torta è pronta per la cottura in forno caldo: a 160° per 20 minuti e poi a 135° per 25 minuti. In ogni caso i tempi dipendono dal proprio forno, ma è obbligatoria la “prova stecchino”!

 

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TRIANGOLI DI PANDORATO AL TARTUFO

Dosi per 6 persone

Ingredienti:
pane in cassetta
100 g di tartufo
1 acciuga sottosale
Aglio q.b.
Prezzemolo q.b.
120 g di burro
Olio extravergine di oliva umbro

Fate un pesto con l’acciuga diliscata e ben lavata, l’aglio ed il prezzemolo. Lavate con attenzione i tartufi. In una padella, scaldate 30 g di burro e olio q.b., unite i tartufi a fettine sottili e fate cuocere a fuoco moderato per circa 10 minuti. Dalle fette di pane, ricavate dei triangoli, friggeteli nel burro e cospargeteli con la salsa di tartufo. Ponete i triangoli conditi in un cartoccio di alluminio e ripassateli in forno a 160° serviteli in tavola ben caldi.

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GRAN RISOTTO BIANCO

Dosi per 4 persone:

2 tartufi bianchi
300 riso carnaroli
50 g di parmigiano
40 g di burro
1 lt circa di brodo di carne
Sale q.b.

Fate spumeggiare 30 g di burro in un tegame, aggiungete il riso e fatelo tostare, poi versate il brodo caldo un mestolo per volta, fino ad assorbimento, aggiungete il sale. Fate poi mantecare il riso, dalla consistenza cremosa ma al dente, con il burro restante ed il parmigiano. Al momento di servirlo in tavola, ancora caldo, aggiungete i tartufi bianchi a fettine sottilissime.